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Allattamento e tumore al seno

L'allattamento diminuisce il rischio che la madre abbia un tumore al seno. L'allattamento in corso di diagnosi e cura di un tumore al seno richiede un'attenta valutazione 

L'allattamento al seno è ancora troppo poco praticato nel mondo, nonostante vi sia unanime consenso sulla sua importanza. Tra i benefici dell'allattamento per la mamma vi è anche la riduzione del rischio di andare incontro a un tumore al seno (o carcinoma mammario), il tumore più frequente nel sesso femminile: rappresenta circa un terzo di tutte le neoplasie in età riproduttiva.

Dagli anni '90, nei Paesi occidentali, la mortalità per tumore al seno è costantemente in diminuzione. Tra le donne guarite dal carcinoma mammario, in numero crescente, è diventata sempre più comune l'intenzione di programmare una gravidanza.

Diventa quindi fondamentale informare le donne riguardo alle possibilità che avranno di allattare sia nel caso abbiano già terminato il trattamento del tumore al seno, sia nel caso la diagnosi sia stata fatta durante la gravidanza o durante il periodo dell'allattamento.

La relazione fra allattamento e tumore al seno presenta infatti molte sfaccettature. Da un lato, una lunga durata dell'allattamento riduce il rischio di tumore al seno. Dall'altro lato, sono disponibili pochi dati per guidare le decisioni, soprattutto se la diagnosi viene effettuata durante il periodo della lattazione.

Sì, si può allattare ma, a causa delle conseguenze legate alla precedente terapia medica o chirurgica, possono incontrare delle difficoltà. La chemioterapia può causare cambiamenti nella struttura mammaria che possono influire sulla produzione di latte materno. Le conseguenze della chirurgia sono importanti e lo sono quanto più l'intervento chirurgico ha modificato l'anatomia della mammella.

Se la mammella è stata sottoposta a radioterapia, è comunque in grado di produrre latte, anche se la quantità può essere ridotta. In questi casi potrebbero essere presenti piccole modifiche nella composizione del latte, come un aumento del contenuto di sodio, che potrebbe portare il bambino a preferire il seno non irradiato.

Non esiste comunque alcuna prova che allattare al seno aumenti il rischio di recidiva o di comparsa di un nuovo tumore mammario e i trattamenti oncologici effettuati in precedenza non modificano né la qualità né i benefici dell'allattamento. Particolarmente importante è il ruolo del personale sanitario che può offrire una adeguata consulenza e un aiuto altrettanto competente.

Le donne cui viene diagnosticato un tumore al seno durante l'allattamento dovrebbero ricevere una valutazione multidisciplinare che comprenda anche il parere di un esperto in allattamento.

C'è innanzitutto da sottolineare che non è mai stato descritto un passaggio di cellule tumorali al bambino attraverso il latte materno.
Per quanto riguarda i mezzi diagnostici, la valutazione ecografica e le indagini radiologiche non costituiscono una controindicazione ad allattare.

Anche la mammografia e la risonanza magnetica (RM) sono sicure. Gli studi di medicina nucleare, come la scintigrafia e la tomografia ad emissione di positroni (PET), utilizzano dei radioisotopi che possono passare nel latte materno e richiedono quindi una sospensione dell'allattamento per periodi diversi a seconda del radiofarmaco somministrato alla madre; la radioattività può richiedere una breve separazione tra madre e bambino. Al contrario, la tomografia computerizzata (TC) con mezzo di contrasto iodato è sicura durante l'allattamento.

Allattare al seno è controindicato in corso di chemioterapia. Molti farmaci chemioterapici (specialmente gli agenti alchilanti) passano nel latte materno. Anche numerosi farmaci biologici (Trastuzumab e Pertuzumab), gli analoghi del LHRH (ormone stimolante il rilascio dell'ormone luteinizzante) e gli inibitori dell'aromatasi non sono considerati sicuri durante l'allattamento.

Per alcune donne è possibile comunque allattare negli intervalli fra i cicli di chemioterapia. Il Tamoxifene può ridurre la produzione di latte e non ci sono dati circa il suo passaggio nel latte materno, per cui ne andrebbe evitato l'uso durante l'allattamento.

Non ci sono prove che allattare al seno in questi casi peggiori la prognosi del tumore alla mammella. L'allattamento da una sola mammella – quella sana – può garantire una quantità adeguate di latte al bambino e non interferisce con il trattamento del tumore che ha colpito l'altra mammella.

Per aumentare la produzione di latte, va consigliato alle mamme di aumentare la frequenza dell'allattamento al seno sano.
Secondo alcuni autori è consigliabile interrompere l'allattamento nelle 24 ore successive alla stadiazione dei linfonodi ascellari, una procedura che permette di definire lo stadio di progressione del tumore e che prevede l'utilizzo di coloranti come il blu di metilene somministrato per via endovenosa.

 

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  • A cura di: Maria Cavani, Guglielmo Salvatori
    Unità Operativa Educazione Nutrizionale Neonatale e Banca del Latte Umano Donato
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 12  Maggio 2022 


 
 

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