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Allergie, le novità sul fronte della diagnosi e della cura

Intervista al dottor Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

L'Allergia è profondamente legata all'evoluzione della società e i suoi modelli di sviluppo. Considerata una malattia dello stile di vita occidentale, con la globalizzazione la malattia allergica tende a coinvolgere strati sempre più ampi dell'umanità. Secondo gli ultimi dati ci sono 400 milioni di persone nel mondo che soffrono di rinite allergica e 300 milioni di asma. In Europa, inoltre, si stima che tra 11 e 26 milioni di persone soffrano di allergie alimentari, una prevalenza che se proiettata sulla popolazione mondiale sarebbe tradotta in 220 - 520 milioni di persone. Propriolo le allergie alimentari sono una causa di particolare preoccupazione per i bambini piccoli: nel nostro continente, infatti, almeno un bambino su venti ha una o più allergie alimentari.

Di questi temi abbiamo parlato con il dottor Alessandro Fiocchi, primario di Allergologia del Bambino Gesù.

Dottor Fiocchi, quali sono i dati sulle allergie relativi all'Italia per quanto riguarda i bambini?

In Italia, la prevalenza della dermatite atopica, della rinite allergica e dell'asma tra il bambini di 6 – 12 anni sono riportate rispettivamente al 7%, 14,5% e 9%. Ciò significa 490.000 bambini tra 0 e 14 anni con eczema, un milione con rinite e 630.000 con asma.

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Quali sono, sul piano della ricerca, le principali sfide che riguardano le allergie? Quali nuovi orizzonti si stanno aprendo sul piano della diagnosi?

Tra il 2016 ed il 2017 sono stati pubblicati più di 15000 articoli scientifici sulla malattia allergica. Per confronto, nel 2006 - 2007 ne vennero pubblicati circa 12000, e nel 1996 -1997 ne vennero pubblicati 8500. Questa semplice osservazione è sufficiente ad indicare il moltiplicarsi di interessi di ricerca nel campo della malattia allergica.
I clinici stanno lavorando sul piano diagnostico per diversi obiettivi. Il principale è la valutazione dell'utilità della diagnostica molecolare nello stabilire diagnosi, prognosi e scelta del trattamento delle malattie allergiche sia respiratorie che alimentari. Altre ricerche riguardano nuovi test che possano evitare di dover ricorrere sempre all'esposizione all'allergene per esser certi della diagnosi.

E per quanto riguarda la cura invece?

Dal punto di vista terapeutico, questi anni sono stati segnati dalla irruzione dei prodotti di nuove tecnologie, con farmaci estremamente efficaci mirati a particolari aspetti delle malattie allergiche. Da 10 anni è possibile colpire direttamente la immunoglobulina E, la diretta responsabile dell'allergia, con un anticorpo specifico. Negli ultimi cinque anni, anticorpi che colpiscono la cascata degli eventi che porta all'allergia più a monte sono comparsi e sono oggi allo stato di valutazione. Molti di questi sono pronti per entrare in uso: abbiamo prodotti biologici efficaci sulla dermatite atopica, sulle gravi rinite allergiche, sull'orticaria, sull'allergia alimentare e su quella a veleno di insetti. Uno degli obiettivi del Congresso di Roma è quello di stabilire un dialogo tra l'agenzia regolatoria europea (EMA), che sarà presente con parecchi dei suoi esponenti, e la comunità dei clinici allergologi circa la importanza, economicità, e convenienza di questi nuovi trattamenti.

Un'altra linea di ricerca, riguarda le nuove tecnologie in grado di ridurre il ricorso alla immunoterapia orale nelle allergie alimentari. Questa tecnica, sviluppata proprio in Italia ed ora ampiamente approfondita in Europa e negli Stati Uniti, permette di mettere in sicurezza i bambini con gravi allergie alimentari dai rischi conseguenti ad una esposizione inattesa all'alimento. In america, inoltre, sono stati condotti studi sulla efficacia della desensibilizzare per alimenti non attraverso la via orale ma attraverso la via cutanea: forse in un prossimo futuro vaccineremo i nostri bambini allergici con un cerottino sulla pelle. Sempre più avanzate sono poi le immunoterapie specifiche per l'allergia alimentare, che si evolvono ad una integrazione con immunomodulatori naturali quali i probiotici per migliorare la loro efficacia.

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Dal futuro al presente, più o meno prossimo. Quest'anno, aprile è un mese importante per chi si occupa di allergie. Infatti in questi giorni, a Roma si stanno svolgendo due importanti eventi dedicati a questo tema: il Congresso annuale della WAO, l'Organizzazione Mondiale delle Allergie (promosso dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù), e il convegno "Mito e realtà". Quali sono le ricerche o le novità più interessanti o originali che verranno presentate nel corso dei lavori?

Il Congresso si preannuncia ricco di novità, a partire dalla comprensione dei meccanismi che determinano le allergie. Anzitutto, il ruolo sempre crescente del microbioma nella inizializzazione e nel mantenimento della reazione allergica. Poi, nuovi meccanismi immunitari che sono stati scoperti essere alla base del colloquio tra l'organismo e l'ambiente esterno. Seguirà una serie di altre presentazioni sulle nuove possibilità di prevenzione delle malattie allergiche. Ad esempio, anticipare o ritardare l'introduzione di determinati alimenti sembra possa avere un qualche effetto. L'importanza dei probiotici, già sottolineata da un paio d'anni, diviene sempre più cruciale man mano che si scopre l'importanza del microbioma.

Infine verrà avviata la discussione sulle nuove linee linee-guida globali per la diagnosi e la cura della allergia alle proteine del latte vaccino che verranno promulgate nella primavera del 2018 con l'obiettivo di fare chiarezza in un campo cruciale: l'allergia al latte è la prima a comparire nell'età infantile con una frequenza che varia tra lo 0.7 ed il 2.5%. Questo significa che in Italia tra i 3500 ed i 12500 bambini l'anno sono allergici all'alimento cardine per la loro crescita. Le tappe per gestire l'allergia al latte sono tre: sospettarla, diagnosticarla, stabilire una dieta appropriata. Non dovunque, nel mondo, questo avviene nello stesso modo. Per questo motivo la WAO provvederà ad aggiornare un documento che nella sua prima versione, quella del 2010, fu uno dei più influenti nel campo della Pediatria.




 
 

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