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Elettroforesi sieroproteica

Esame del sangue impiegato quasi costantemente nella diagnosi di numerosissime malattie per l'elevato numero di informazioni preziose che se ne possono ricavare 

L’elettroforesi è una tecnica analitica che sfrutta la diversa velocità di migrazione di particelle o molecole elettricamente cariche, immerse in un fluido e sottoposte a un campo elettrico.

La mobilità delle particelle varia secondo alcuni parametri: la dimensione, la carica, la natura e la concentrazione del mezzo elettroforetico, la conformazione e la tensione applicata.

Quando le proteine del sangue vengono separate mediante elettroforesi, formano un modello caratteristico di "bande di migrazione" di diversa ampiezza e intensità, che rispecchia il tipo e la quantità di proteine presenti.

Tale spettro si evidenzia nel tracciato elettroforetico nel quale è possibile identificare sei frazioni:

  • Albumina;
  • Alfa 1 globuline;
  • Alfa 2 globuline;
  • Beta 1 globuline;
  • Beta 2 globuline;
  • Gamma globuline.

L'elettroforesi proteica viene eseguita su un campione di sangue prelevato a digiuno.

Le malattie e le condizioni che si accompagnano a un'alterata produzione o perdita delle proteine causano variazioni nel tracciato elettroforetico.

Pertanto l'osservazione e lo studio delle variazioni sia quantitative che qualitative delle sei frazioni proteiche può suggerire o rafforzare la diagnosi di numerose malattie:

  • Malattie del fegato;
  • Malattie dei reni;
  • Malattie autoimmuni;
  • Mielomi e componenti monoclonali (presenza di un picco anomalo nella zona gamma);
  • Infiammazioni e infezioni.

È fortemente consigliato un digiuno di almeno 10-12 ore.
Sieri lipemici, ovvero ricchi di grassi tra cui trigliceridi e colesterolo infatti, possono alterare il risultato dell’analisi.

Anche le terapie con steroidi anabolizzanti, androgeni, ormoni della crescita o della fertilità, insulina, antibiotici, possono influenzare il tracciato in maniera più o meno evidente.

Gli intervalli di riferimento (valori normali) vengono stabiliti in base all'età e al sesso.

Quando le proteine vengono separate mediante elettroforesi, formano un modello caratteristico di "bande di migrazione" di diversa ampiezza e intensità, che riflette la tipologia e la quantità di proteine presenti. Questo modello si divide in sei frazioni, chiamate albumina, alfa 1, alfa 2, beta 1, beta 2 e gamma.

Ciascuno di questi gruppi proteici (frazioni elettroforetiche) è distinto e possiede concentrazioni specifiche. L’elettroforesi delle proteine orienta verso la diagnosi di varie patologie, ognuna delle quali associata a un modello di bande caratteristico.

Oltre al dosaggio quantitativo delle 6 frazioni è importante osservare il tracciato per evidenziare eventuali anomalie nella forma delle curve o nella presenza di picchi o asimmetrie: tali anomalie vengono menzionate nel referto.

Profilo normale

Profilo infiammatorio

Ipergammaglobulinemia

Gammopatia monoclonale

È importante comprendere che l’elettroforesi delle proteine orienta il sospetto verso varie patologie, ognuna delle quali associata a un modello di bande caratteristico, ma da solo l’esame non consente la formulazione di una diagnosi certa.

L’indicazione più appropriata all’esecuzione dell’elettroforesi proteica è quella di rilevare ed eventualmente monitorare la presenza di una componente monoclonale, anche se di lieve entità.

La presenza di una componente monoclonale definisce la condizione clinica di gammopatia monoclonale (proliferazione incontrollata di plasmacellule o di un singolo clone di linfociti B che sintetizzano una proteina monoclonale omogenea).

La maggior parte delle componenti monoclonali viene classificata come MGUS, gammopatia monoclonale di incerto significato, che deve essere monitorata, poiché può progredire verso patologie evolutive (Mieloma Multiplo, linfoma, amiloidosi).

Un’altra indicazione all’esecuzione dell’esame è quella di escludere il deficit di a-1-antitripsina, patologia ereditaria in cui la mancanza dell'enzima alfa 1-antitripsina può causare malattia polmonare ed epatica, anche se la sua conferma necessita della misura immunochimica o nefelometrica della proteina.

Per quanto riguarda l’albumina è preferibile effettuarne la misura diretta, poiché nel tracciato elettroforetico essa risente della misura delle proteine totali. Una evidente diminuzione si può avere nelle malattie epatiche (cirrosi, epatiti) e nelle malattie renali (sindrome nefrosica, glomerulonefriti) in cui si osserva anche un aumento della frazione a2.

Inoltre, anche se l’elettroforesi proteica evidenzia alcune proteine di fase acuta, non vi sono indicazioni per l’utilizzo di tale metodica nell’evidenziare/monitorare situazioni flogistiche, essendo una metodica semiquantitativa.

 

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  • A cura di: Michaela Carletti
    Unità Operativa di Laboratorio di Palidoro
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 24  Febbraio 2023 


 
 

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