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Fumo e allattamento: rischi per mamma e neonato

Il fumo durante l'allattamento provoca molteplici danni e va senz'altro evitato perché la nicotina passa nel latte materno 

Gli effetti del fumo sulla composizione del latte materno sono molteplici. Nel fumo di tabacco sono contenuti circa 5.300 composti, il più importante dei quali è la nicotina. Ma contiene anche circa 70 sostanze che l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato come carcinogeni di tipo 1, vale a dire cancerogeni per l'uomo.

Nonostante i potenziali, gravi effetti nocivi, molte donne continuano a fumare sia durante la gravidanza, sia durante l'allattamento.
Si stima che, negli Stati Uniti, circa l'11% delle donne fumino durante la gravidanza. In Europa i dati sono simili: fuma una donna su 10.

Questa cattiva abitudine può associarsi a una ridotta crescita del feto nell'utero e a possibili conseguenze sulla funzionalità dell'apparato respiratorio del bambino dopo la nascita. Inoltre, anche se le donne hanno smesso di fumare in gravidanza, il 50-80% riprende tale abitudine nei primi 6 mesi dopo il parto.

Considerato che l'Accademia Americana di Pediatria e l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano fortemente l'allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi e ne consigliano la continuazione per tutto il primo anno e oltre, le donne fumatrici che allattano rappresentano, con i loro figli, una importante popolazione di pazienti a rischio.

Nelle donne che fumano gli effetti del fumo di tabacco possono farsi sentire, oltre che per via inalatoria, anche attraverso le sostanze che, passate nel latte materno, possono essere assorbite dall'intestino del bambino.

La nicotina, in particolare, passa nel latte materno e vi rimane più a lungo di quanto faccia nel sangue. Una volta assorbita viene trasformata nel fegato divenendo "cotinina".
La nicotina e la cotinina rimangono entrambe nel sangue del bambino con effetti sul suo sistema circolatorio ed aumento della frequenza cardiaca.

Nel neonato la nicotina viene eliminata molto più lentamente che nell'adulto: ha un tempo di eliminazione che è 3-4 volte maggiore rispetto a quello dell'adulto. La causa è l'immaturità dei sistemi enzimatici deputati al suo smaltimento.

La presenza di nicotina e cotinina nel sangue del neonato viene utilizzata come marcatore di esposizione al fumo di tabacco e la sua presenza nelle urine risulta elevata nei figli di madri fumatrici che stanno allattando.

Alcuni studi hanno dimostrato che la nicotina nel latte materno può ridurre l'appetito e/o il desiderio di attaccarsi al seno, in quanto il tabacco altera il sapore del latte. Sono state dimostrate anche alterazioni della composizione del latte, con ridotto apporto di acidi grassi polinsaturi a lunga catena (PUFA), soprattutto degli acidi grassi Omega-3 e dell'acido Docosaesaenoico (DHA), importante per lo sviluppo visivo e cerebrale del bambino.

Il latte delle donne fumatrici è anche povero di iodio, indispensabile per la formazione degli ormoni tiroidei del lattante. Infine, il latte delle fumatrici sarebbe più povero di vitamine (soprattutto di vitamina C) e di fattori antiossidanti ed è quindi probabilmente meno protettivo nei confronti degli agenti infettivi.

È importante ricordare che sono stati riportati livelli elevati di nicotina anche nel latte materno di donne che hanno cercato di smettere di fumare facendo ricorso all’uso di cerotti, chewing gum e/o sigarette elettroniche.

Gli effetti del fumo sull'allattamento comprendono anche una riduzione della quantità di latte prodotta e della durata dell'allattamento, in quanto il fumo di tabacco e la nicotina riducono i livelli di prolattina, l'ormone che stimola la produzione del latte, e aumentano quelli di somatostatina, ormone che riduce la produzione lattea.

Gli effetti negativi legati all'assorbimento delle sostanze nocive trasmesse dalla mamma fumatrice (o dalla mamma che vive insieme a un fumatore) attraverso il suo latte si aggiungono a quelli del fumo passivo inalato dal bambino.

Un dato importante è che, se la madre è una fumatrice, il beneficio rappresentato dalla riduzione delle infezioni respiratorie dei bambini allattati al seno può essere perso. Si è osservato infatti che i bambini figli di madri fumatrici sono più soggetti ad ammalarsi di otite e di infezioni del tratto respiratorio.

L'allattamento materno riduce la frequenza di nuovi casi di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) o "morte in culla" e anche tale effetto protettivo viene ridotto dal fumo di sigaretta, che rappresenta proprio uno dei più importanti fattori di rischio per la SIDS.

I bambini esposti al fumo durante l'allattamento sono a rischio anche "a lungo termine", in quanto possono presentare un rischio maggiore di allergia, sindrome metabolica (obesità, intolleranza al glucosio, resistenza all'insulina, malattia coronarica) e, prevalentemente nei maschi di infertilità dovuta a sviluppo alterato dei testicoli e riduzione del numero degli spermatozoi.

Importanti da segnalare sono anche gli effetti negativi sullo sviluppo neurologico e, nello specifico, sulla sfera cognitiva (di apprendimento) e sulla memoria.

Ancora pochi sono gli studi che permettono di trarre delle conclusioni solide sul possibile effetto cancerogeno del tabacco e della nicotina nei bambini figli di fumatrici, ma secondo alcuni potrebbe essere favorito lo sviluppo di leucemie e linfomi.

Tra gli effetti a breve termine è da ricordare una maggiore frequenza di quegli episodi improvvisi di pianto e/o irritabilità definiti come "coliche gassose del lattante".

Molte donne smettono di fumare nel corso della gravidanza, ma molte ricominciano dopo il parto, nonostante le raccomandazioni siano ormai ben consolidate. Alcuni studi hanno sottolineato il ruolo che può avere l'allattamento materno nel far abbandonare l'abitudine di fumare per un periodo lungo di tempo.

Uno studio tedesco ha dimostrato che allattare per più di 6 mesi, soprattutto se anche il partner fa lo stesso, può prolungare il periodo di abbandono del fumo fino a più di 2 anni dopo il parto.

In questo senso, la promozione dell'allattamento al seno potrebbe rappresentare una motivazione preziosa per la madre (e probabilmente anche per il padre) per prolungare l'astinenza dal fumo, sebbene non sia ancora chiaro se possa aiutare ad abbandonare del tutto tale abitudine.

Fumare fa male alla mamma e al bambino e, pur non costituendo una vera controindicazione all'allattamento, dovrebbe essere decisamente sconsigliato sia per gli effetti legati all'assorbimento di sostanze potenzialmente nocive trasmesse attraverso il latte materno, sia per gli effetti altrettanto dannosi legati al fumo passivo inalato dal bambino.

Va sempre ricordato che né la mamma né il papà dovrebbero mai fumare nello stesso ambiente in cui si trova il bambino.


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  • A cura di: Guglielmo Salvatori
    Unità Operativa Semplice di Educazione Nutrizionale Neonatale e Banca del Latte Umano Donato
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 16  Agosto 2022 


 
 

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