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Linfadenite

Aumento di volume dei linfonodi causato, nella maggior parte dei casi, da infezioni batteriche o virali. Patologia frequente in età pediatrica che può risolversi spontaneamente o con cure appropriate 

I linfonodi sono piccole ghiandole  tondeggianti che appartengono al sistema immunitario. Le stazioni linfonodali sono l'insieme di più linfonodi vicini situati lungo i vasi linfatici e che filtrano la linfa.

All'interno dei linfonodi sono presenti numerose cellule del sistema immunitario tra cui i linfociti (i globuli bianchi), fondamentali nella difesa dalle infezioni. I linfonodi sono tanti (circa 600) e distribuiti in tutto il corpo sia in zone più profonde, come quelli addominali, che in zone superficiali, come quelli del collo, che possono essere palpati.

I linfonodi possono infiammarsi e aumentare di volume. I dando luogo a quella che in genere viene definita linfadenite o linfoadenopatia.

Le linfadeniti vengono definite reattive quando sono causate da un'infezione, che può essere dovuta a batteri, virus, protozoi o funghi. In genere, l'infezione di qualunque parte del corpo si propaga ai linfonodi più vicini.

Ad esempio le infezioni dell'orecchio e del naso provocano una linfadenite ai lati del collo (laterocervicale). Altre infezioni possono diffondersi a tutto l'organismo e provocare una linfadenite generalizzata, per esempio in corso di mononucleosi o di infezione da citomegalovirus.

Se non trattata adeguatamente una linfadenite potrebbe evoplvere nella formazione di ascessi, cellulite, fistole o sepsi.

In base alla sede, le linfadeniti si distinguono in:

  • Localizzate (da un solo lato o da entrambi i lati): coinvolgono una singola stazione linfonodale o stazioni vicine (contigue);
  • Generalizzate: coinvolgono due o più stazioni linfonodali non contigue.

In base ai sintomi, le linfoadeniti si distinguono in:

  • Acute: quando sono comparse da meno di 2 settimane;
  • Subacute: quando sono comparse da più di 2 settimane, ma da meno di 6 settimane;
  • Croniche: quando persistono oltre le 6 settimane.

Sulla base del meccanismo che ha causato la linfadenite, si distinguono in:

  • Linfadeniti reattive quando si tratta di linfonodi che si sono ingrossati per via dell'infiammazione di zone vicine;
  • Linfadeniti di natura da determinare qualora l'ingrossamento di uno o più linfonodi non sia di origine reattiva.

Le linfadeniti nella forma acuta si presentano con una tumefazione nella zona interessata dal processo infiammatorio con i segni dell'infiammazione: arrossamento, calore, tumefazione e dolore (esacerbato dalla palpazione).

In età pediatrica le sedi interessate più frequentemente sono i linfonodi posti ai lati del collo (laterocervicali) e quelli posti sotto l'angolo della mandibola (sottoangolo-mandibolari) coinvolti nei processi infettivi a carico delle alte vie respiratorie.

Seguono il coinvolgimento dei linfonodi del cavo ascellare e dell'inguine, coinvolti dall'infiammazione degli arti superiori e inferiori  causata in genere da un'infezione. Solitamente, trattando la causa dell'infiammazione si risolve anche l'ingrossamento dei linfonodi.

L'assenza dei segni dell'infiammazione (arrossamento, calore, tumefazione e dolore), in presenza di un ingrossamento linfonodale, può essere causata da diversi processi morbosi, anche neoplastici.
Le dimensioni del linfonodo possono aiutare nella scelta degli accertamenti da eseguire:

  • Linfonodi con diametro inferiore a 1 cm solitamente non necessitano di controlli;
  • Linfonodi con diametro compreso tra 1 e 2 cm sono meritevoli di sorveglianza (controlli clinici nel tempo);
  • Linfonodi con diametro maggiore di 3 cm sono sempre da indagare.

Il primo passo per fare la diagnosi è la valutazione medica pediatrica. Il pediatra dovrà raccogliere informazioni sulla storia della linfadenite e visitare accuratamente il bambino. Su questa base potrà decidere se e quali accertamenti sono opportuni.

Gli esami di primo livello sono emocromo, PCR, funzionalità epatica e le indagini sierologiche, cioè la ricerca degli anticorpi specifici contro le infezioni che possono aver causato la linfadenite. In base alle caratteristiche della tumefazione, può venir consigliato il test cutaneo alla tubercolina.

La diagnostica strumentale ecografica è un esame non invasivo di semplice esecuzione, molto utile per darci informazioni sulle caratteristiche del linfonodo (forma, struttura, vascolarizzazione).

Eventuali accertamenti di II livello sono indicati dallo specialista ed è per lo più consigliabile eseguirli in strutture ospedaliere. Possono comprendere una biopsia del linfonodo ingrossato: un campione di tessuto viene asportato dal linfonodo ed esaminato al microscopio.

Il trattamento dipende dalla causa sospetta e/o identificata. Se si sospetta una infezione batterica viene generalmente somministrato un antibiotico per via orale (o endovenosa) in base alla gravità della linfadenite.

Se si sospetta una infezione virale spesso non è necessaria una terapia specifica ma regredisce spontaneamente. Se viene identificato un germe specifico la terapia sarà mirata per quel microorganismo.

A volte sono consigliati impacchi caldi e bagnati che possono alleviare il dolore e facilitare il processo di guarigione. Spesso, una volta trattata l'infezione, i linfonodi diminuiscono lentamente di volume e il dolore si attenua.
Nelle forme che hanno provocato un ascesso potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.

 

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  • A cura di: Annalisa Grandin
    Unità Operativa di Pediatria Generale e Malattie Infettive
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 24  Agosto 2022 


 
 

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