La sindrome di Ménière è tipica dell'adulto e molto rara nei bambini. È caratterizzata da ricorrenti episodi di intense vertigini, accompagnati da perdita di udito e acufene, vale a dire la percezione di un suono fantasma.
Le cause della sindrome di Ménière sono sconosciute.
Attualmente le ipotesi sulla sua origine tendono alla cosiddetta teoria dell'idrope endolinfatica, secondo cui questa malattia è determinata da un aumento di pressione dei liquidi contenuti nell'orecchio interno.
Vari fattori (infettivi, autoimmunitari, vascolari) possono scatenare la malattia in pazienti geneticamente predisposti.
La sindrome di Ménière si manifesta tipicamente con attacchi improvvisi di vertigine oggettivo-rotatoria (il paziente dichiara di vedere la stanza girare intorno a sé).
È associata a:
- Perdita di udito, di solito a un solo orecchio. La perdita di udito interessa perlopiù le basse e le medie frequenze;
- Acufene, vale a dire la sensazione di percepire un suono che in realtà non esiste.
Nelle prime fasi della malattia gli attacchi sono limitati nel tempo e si risolvono spontaneamente nell'arco di ore o giorni, con pieno recupero dell'udito. In fase avanzata, cioè dopo anni di ripetuti attacchi, la perdita dell'udito tende ad aggravarsi, diventando persistente e cronica.
La diagnosi è basata sulla visita e sull'osservazione di attacchi vertiginosi della durata di almeno 20 minuti, associati a perdita uditiva neurosensoriale per le frequenze basse e medie a un orecchio, e acufene o sensazione di ovattamento auricolare riferiti dal paziente.
Negli anni sono state proposte diverse cure per la sindrome di Ménière. Le cure sono perlopiù sintomatiche, vale a dire non risolvono la causa della malattia, bensì mirano a ridurre i sintomi a essa associati: esse includono la dieta a basso contenuto di sodio, la somministrazione di diuretici e la terapia con cortisonici.
I casi resistenti a questi farmaci possono essere trattati mediante l'infiltrazione del timpano con Gentamicina, farmaco in grado di impedire la ricaduta degli attacchi di vertigine.
I casi che non rispondono nemmeno alla terapia intratimpanica con la Gentamicina trovano beneficio dagli interventi chirurgici sul nervo vestibolare, responsabile dell'equilibrio e decompressione del sacco endolinfatico dell'orecchio interno.
Non sono note misure preventive per questa malattia.
La prognosi degli attacchi di vertigini è complessivamente buona, dal momento che le cure disponibili, dalle più conservative alla soluzione chirurgica, hanno quasi sempre successo e permettono di evitare le ricadute delle crisi di vertigini.
Al contrario, le possibilità di recuperare l'udito per l'orecchio interessato diminuiscono man mano che la malattia progredisce e le crisi si ripetono nel tempo.
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