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Paralisi cerebrale infantile: il piede equino

Deformità del piede che rende difficoltoso il cammino. Va corretta con una riabilitazione precoce oppure, più tardivamente, con interventi chirurgici 

I bambini con paralisi cerebrale infantile possono presentare alterazioni del tono muscolare (spasticità, debolezza), dell'equilibrio e della coordinazione dei movimenti.
Questi disturbi possono portare a deformità ortopediche che in un primo tempo sono correggibili, ma che successivamente diventano fisse.

Le deformità del piede si verificano principalmente a causa della debolezza o della spasticità dei muscoli che agiscono sull'articolazione della caviglia e, in minor misura, dei muscoli del piede (i muscoli che si trovano sul dorso e sulla pianta del piede).
In particolare, il piede equino è caratterizzato dall'appoggio sulla punta del piede (Figura 1).

Paralisi cerebrale infantile: il piede equino

Figura 1 - Piede equino prima dell'intervento chirurgico.

Nei bambini con paralisi cerebrale infantile, il piede equino si verifica perché, a causa di un incremento anomalo del tono muscolare – la spasticità –, i muscoli che consentono di flettere la pianta del piede – muscoli plantifessori – prevalgono sui muscoli che permettono di flettere il dorso del piede – muscoli dorsiflessori – (Figura 2). 

Paralisi cerebrale infantile: il piede equino

Figura 2 - Dorsiflessione-plantiflessione.

Normalmente i muscoli plantiflessori sono sei volte più forti dei muscoli dorsiflessori. Ma nel bambino con paralisi cerebrale i muscoli dorsiflessori sono troppo deboli per contrastare la spasticità dei plantiflessori. Il tendine di Achille inizia così ad accorciarsi e impedisce l'appoggio al suolo della parte di dietro del piede.

Quando il bambino cammina, la deformità del piede equino non consente l'appoggio al suolo del tallone, la parte di dietro del piede. Il bambino si trova quindi a camminare sulle punte dei piedi, riducendo la base di appoggio.
Di conseguenza le ginocchia e le anche si flettono. La perdita del regolare appoggio del peso a terra tramite il piede sovraccarica le articolazioni della gamba e richiede un maggior consumo di energia.
Ecco il motivo per cui il bambino con paralisi cerebrale fa più fatica a camminare.
Con il passare del tempo, l'eccessiva flessione della pianta deforma il piede che diventa anche valgo, vale a dire abnormemente aperto verso l'esterno.

Il trattamento di questi problemi deve essere precoce e deve tenere conto delle deformità già presenti. Durante i primi anni di vita del bambino con paralisi cerebrale, il piede equino può essere corretto senza ricorrere alla chirurgia (trattamento conservativo).
Le opzioni terapeutiche che abbiamo a disposizione sono:

  • Una neuro-riabilitazione precoce e tempestiva;
  • L'impiego di gessi a stivaletto da rinnovare più volte (il cosiddetto serial casting), per correggere e mantenere la giusta posizione del piede rispetto alla gamba anche in presenza di spasticità;
  • L'uso di dispositivi ortopedici (ortesi) in polipropilene (AFO) per la caviglia, che permettono di tenere sotto controllo il piede equino e favoriscono un corretto allineamento delle ossa e delle articolazioni quando il bambino cammina;
  • L'infiltrazione con tossina botulinica per ridurre l'eccessivo tono muscolare (la spasticità) dei muscoli del piede e della gamba (muscoli plantiflessori, muscolo soleo);
  • La chirurgia ortopedica quando la deformità del piede non è più modificabile con la sola riabilitazione. La chirurgia consiste nel ripristinare il corretto allineamento delle ossa della gamba e del piede grazie a opportuni allungamenti dei muscoli e dei tendini (Figura 3).

Paralisi cerebrale infantile: il piede equino

Figura 3 - Piede equino dopo l'intervento chirurgico.


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  • A cura di: Flaminia Frascarelli
    Unità Operativa di Neuroriabilitazione e UDGEE
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 24 aprile 2021


 
 

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