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Tumori neuroectodermici primitivi periferici (pPNET)

Tumori rari che necessitano di procedure di diagnosi e terapia altamente qualificate. Le prospettive di guarigione sono oggi soddisfacenti eccetto nei casi che si presentano con metastasi 

I tumori neuroectodermici primitivi periferici, acronimo inglese pPNET (peripheral Primitive NeuroEctodermal Tumor), possono localizzarsi in aree diverse del corpo e che, pur manifestandosi a qualsiasi età, sono più frequenti negli adolescenti.

Fa parte della famiglia dei sarcomi di Ewing, dal quale si differenzia per la comparsa nei tessuti molli e non nelle ossa come il sarcoma di Ewing tipico. Entrambi sono caratterizzati da una traslocazione tra due cromosomi, spesso l'11 ed il 22 t(11;22) che danno origine al gene di fusione EWS/FLI1.

Il tumore neuroectodermico primitivo periferico viene detto localizzato se coinvolge soltanto il tessuto o organo di origine, o metastatico qualora si sia diffuso ad altri tessuti o organi oltre a quello di origine.
Tale distinzione è estremamente importante in quanto le possibilità di guarigione si riducono considerevolmente quando sono presenti metastasi a distanza al momento della diagnosi.

Il tumore tende a metastatizzare al polmone, al midollo osseo e alle ossa: quest'ultima localizzazione, soprattutto se si presenta allo stesso tempo in più ossa (plurifocale), ha la prognosi peggiore.

La maggior parte dei tumori neuroectodermici primitivi periferici compaiono nella regione toracica, nella pelvi, nell'addome e alle estremità. Il sintomo più frequente è rappresentato dalla comparsa di una tumefazione associata o meno a sintomatologia antalgica.

Raramente si accompagna a sintomi di natura infiammatoria, come febbre e malessere generale, oltre a sintomi più gravi come insufficienza renale o disturbi intestinali come la stipsi ostinata.

Questi sintomi di accompagnamento possono talvolta creare difficoltà nella fase diagnostica e far indirizzare il sospetto verso una malattia di natura diversa.

La malattia viene sospettata sulla base di sintomi e indagini radiologiche di primo livello, quale la radiografia del segmento scheletrico interessato. I passi successivi consistono in:

Qualora il sospetto clinico sia confermato, si procede alla stadiazione della malattia, per individuare eventuali metastasi a distanza:

  • Tomografia computerizzata del torace (lesioni polmonari);
  • Scintigrafia ossea;
  • Tomografia a emissione di positroni total body (PET-TC);
  • Biopsia osteomidollare, per evidenziare eventuali localizzazioni osteomidollari a distanza.

È importante che questi esami, inclusa la biopsia della lesione sospetta, così come il percorso di cura successivo, vengano eseguiti in un centro di alta specializzazione in Oncoematologia pediatrica al fine di evitare errori diagnostici che possono compromettere il percorso di cura.

La terapia dei tumori neuroectodermici primitivi periferici prevede l'impiego combinato di:

  • Chemioterapia per ridurre le dimensioni del tumore e limitarne la disseminazione a distanza;
  • Chirurgia per rimuovere il tumore dal sito in cui è originato (sito primitivo). L'intervento chirurgico deve essere eseguito da chirurghi ortopedici specializzati che rispettino i criteri di radicalità oncologica, vale a dire la necessità di asportare tutto il tessuto tumorale e anche tessuto circostante che appare sano, ma che, se esaminato al microscopio, potrebbe contenere cellule tumorali (il cosiddetto margine di sicurezza);
  • Radioterapia (in alcuni casi utilizzata a complemento della chirurgia, o come trattamento locale esclusivo qualora la chirurgia non risulti applicabile).

In caso di resezione non radicale del tumore, oppure in caso di malattia metastatica alla diagnosi, viene utilizzata la chemioterapia ad alte dosi con necessità di trapianto delle cellule staminali ematopoietiche autologhe precedentemente raccolte per via aferetica.
I protocolli di cura utilizzati seguono schemi nazionali e/o internazionali.

Lo schema di trattamento più adeguato dipende strettamente dalle sedi e dalla diffusione della malattia al momento della diagnosi.
Di solito, la fase iniziale di trattamento prevede l'utilizzo di diversi farmaci chemioterapici, somministrati per via endovenosa, che hanno lo scopo di ridurre la massa tumorale e renderla più facilmente aggredibile con la chirurgia.

Il tumore neuroectodermico primitivo periferico risponde bene alla chemioterapia e alla radioterapia. 
Purtroppo, possono verificarsi ricadute locali o a distanza dopo il termine delle terapie, che riducono il tasso di guarigione.

Esistono oggi diverse terapie sperimentali che possono essere utilizzate nei tumori refrattari/recidivanti dopo chemioterapia convenzionale, tra cui nuove molecole che possono funzionare da bersaglio per l'immunoterapia.

La scelta di un'eventuale terapia sperimentale viene di volta in volta discussa caso per caso. Attualmente queste nuove molecole sono in fase di sperimentazione e pertanto vengono somministrate, per la maggior parte dei casi, nell'ambito di trial clinici sperimentali di fase I/II.

 

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  • A cura di: Giuseppe Maria Milano
    Unità Operativa di Oncoematologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 13  Dicembre 2022 


 
 

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