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Cisti mediana del collo, cisti del dotto tireoglosso

Cisti causata dalla mancata chiusura del dotto tireoglosso da cui, durante la gravidanza, si sviluppa la tiroide. L'asportazione della cisti evita le complicazioni 

La cisti mediana del collo, detta anche cisti del dotto tireoglosso, è una condizione congenita dovuta alla mancata chiusura di un dotto da cui, durante la gravidanza, si sviluppa la ghiandola tiroide.

Quest'ultima infatti nasce da un abbozzo che è presente alla base della lingua (forame cieco) e che si porta in basso fino alla regione del giugulo, alla base del collo.

Al termine di questo processo di migrazione il dotto residuo si dovrebbe chiudere ma nei bambini in cui questo processo non avviene il dotto residuo si sviluppa ulteriormente a creare una cisti situata in genere nella zona di mezzo del collo.

Questa cisti rappresenta circa il 30% delle tumefazioni del collo in cui rientrano anche le cisti branchiali e i linfangiomi.  

La cisti mediana del collo viene diagnosticata tipicamente nei bambini di età inferiore a 5 anni, raramente al di sotto dell'anno di età, e quasi sempre prima dei 20 anni.

Nella maggioranza dei casi, la presenza di una tumefazione è l'unico segno clinico: la sua posizione è al centro del collo ma, per motivi embriologici, può essere disposta in un punto qualunque di una linea immaginaria che dalla base della lingua giunge fino alla regione del giugulo.

In circa i ¾ dei casi la sintomatologia è legata alla presenza di una cisti di dimensioni comprese tra 1 e 2 cm, di consistenza duro-elastica, mobile sui piani superficiali e più fissa sui profondi, che si muove con gli atti della deglutizione.

Nel rimanente ¼, può essere presente una fistola cioè l’apertura della tumefazione verso l'esterno che si è formata a causa di un'infezione della cisti.

In mancanza di fenomeni irritativi o infettivi, la cisti mediana del collo non provoca dolore e non sono presenti tumefazioni dei linfonodi del collo. Al contrario, in caso di infezione la parte si presenta fortemente arrossata, dolente e con linfonodi ingrossati.

Molto raramente, nei pazienti più piccoli e nelle tumefazioni più voluminose, specie se posizionate alla base della lingua, possono essere presenti difficoltà alla deglutizione o alla respirazione.

La diagnosi di cisti mediana del collo è fondamentalmente basata sulla raccolta della storia del paziente e sulla visita coadiuvate da una indagine ecografica.

L'ecografia (necessaria per confermare la natura cistica, anecogena, della lesione) è perentoria non tanto per la descrizione della lesione quanto per avere informazioni sulla presenza e sulla normalità della ghiandola tiroide e per evitare i rari casi di asportazione accidentale della tiroide che può verificarsi quando la ghiandola tiroidea ha una posizione differente da quella usuale (tiroide ectopica).

È un'evenienza che si verifica nell'1-2% dei casi che non sono stati studiati con l’ecografia.

L'intervento chirurgico è l'unico trattamento che può portare alla risoluzione definitiva del problema.
È generalmente indicato attendere i due anni di età e soprattutto un periodo di benessere dal punto di vista di eventuali infezioni della cisti mediana del collo, per i quali è consigliabile un iniziale trattamento antibiotico.

Per tale motivo, fatta diagnosi e superati i due anni di età, l'indicazione è quella di procedere il più tempestivamente possibile con l'intervento chirurgico per evitare ripetuti episodi di infiammazione che possono aumentare il rischio di recidiva.

L'intervento di Sistrunk, che prevede l'asportazione della cisti e di tutti i residui del dotto tireoglosso fino al forame cieco, è l'intervento che assicura il minore rischio di recidiva, possibilità che può verificarsi, anche a notevole distanza di tempo, nel 20% dei casi, a causa della possibile presenza di sottili e invisibili dotti accessori.

L'intervento si svolge di norma in anestesia generale, con un ricovero ordinario e valutazione anestesiologica preoperatoria. L'intervento inizia con un'incisione orizzontale, a livello della cisti, lunga pochi centimetri e praticata lungo una plica cutanea per renderla meno visibile. 

Al termine dell'intervento, in casi selezionati, quando il tessuto circostante la cisti appare infiammato (conseguenza della infezione della cisti e/o della sua fistolizzazione), o in caso di reintervento per recidiva, può essere posizionato un drenaggio per evitare il formarsi di un ematoma (raccolta di sangue nella cavità operatoria). Il tubicino di drenaggio, fissato alla pelle sarà rimosso, in genere dopo due-tre giorni.

La durata del ricovero ospedaliero viene in genere condizionata proprio dal posizionamento o meno del tubicino di drenaggio. 

Le principali complicanze dell'intervento di asportazione della cisti mediana del collo sono:

  • Dolore per qualche giorno alla masticazione, alla deglutizione e ai movimenti del collo, in genere ben controllato con i comuni antinfiammatori/antidolorifici;
  • Emorragie post-operatorie, complicanze sia pure infrequenti di ogni atto chirurgico; talvolta l'emorragia può causare un ematoma compressivo del collo che provoca difficoltà respiratoria e che richiede un reintervento; l'emorragia massiva è rarissima;
  • Infezione della sede dell'intervento (che nel caso della regione del collo può generare ascesso o infezione estesa del collo), generalmente ben controllata dalla terapia antibiotica;
  • Cicatrizzazione esuberante della cute (cheloide), evento generalmente legato a una predisposizione congenita del paziente, oppure reazione abnorme a seguito dell'esposizione a raggi solari in qualsiasi stagione dell'anno, maggiormente in estate;
  • Recidiva, ossia formazione di una nuova cisti, sempre possibile anche se l'intervento è stato correttamente eseguito; si manifesta con la ricomparsa della tumefazione o dell'orifizio fistoloso da cui può fuoriuscire un eventuale scolo mucopurulento.

Non c'è nulla che si possa fare per prevenire la cisti mediana del collo. L'unico consiglio è quello che operare prima che avvengano gli episodi di infezioni locale che, come detto, aumentano il rischio di recidiva. 


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  • A cura di: Alessandro Inserra, Silvia Madafferi
    Unità Operativa di Chirurgia Generale e Toracica
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Ultimo Aggiornamento: 24  Aprile 2023 


 
 

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