
Quando finirà l'epidemia da nuovo Coronavirus? È una domanda che tanti si fanno in questi giorni, soprattutto ora che si avvicina la bella stagione. In molti hanno provato a rispondere, mettendo in evidenza l'incertezza che emerge anche dalle fonti più autorevoli. Per comprendere quali scenari possono presentarsi nel prossimo futuro, è importante riassumere una serie di punti chiave.
Gli scenari che spesso trovano spazio sui media sono frequentemente basati su assunzioni che è difficile confermare. Ad esempio, è possibile ipotizzare che il COVID-19 si comporti come l'influenza o un'altra infezione respiratoria, oppure provare ad applicare scenari storici di vecchie pandemie. Purtroppo, generalizzazioni di questo tipo sono rischiose perché il SARS-CoV-2 è un virus nuovo del quale stiamo conoscendo solo ora le caratteristiche di diffusione.
L'elemento più importante nel proseguimento della pandemia nel tempo è dato dal fatto che la maggior parte della popolazione del mondo è ancora suscettibile a questa infezione, nonostante un numero enorme di persone l'abbia già sperimentata. Inoltre, non sappiamo ancora con certezza se l'infezione naturale produca una protezione duratura nelle persone che si ammalano.
Abbiamo atteso a lungo la disponibilità di vaccini contro il COVID e in tutto il mondo sono iniziate campagne di vaccinazione per immunizzare il più presto possibile la maggior parte della popolazione. Raggiungendo con la vaccinazione un'altissima percentuale della popolazione e rendendola immune, la vaccinazione impedisce infatti all'infezione di circolare.
Molte previsioni sulla fine della pandemia si basano sul tempo necessario per raggiungere con la vaccinazione una proporzione elevata della popolazione. In Italia si stima che entro l'estate possa essere vaccinato circa il 70% della popolazione.
È ragionevole pensare che entro quel termine avremo drasticamente ridimensionato la pandemia. Il successo globale di questa strategia si basa su vari fattori.
Il primo riguarda la capacità dei vari Paesi del mondo di raggiungere obiettivi di vaccinazione ambiziosi in breve tempo. Le persone che viaggiano, ovviamente, potrebbero rappresentare una fonte di reintroduzione dell'infezione nelle aree dove sono ancora presenti individui suscettibili.
Il secondo fattore è rappresentato dalla capacità di SARS-COV2 di variare ed eventualmente sfuggire alla protezione indotta dalla vaccinazione. Si tratta di una proprietà comune a svariati virus che però, al momento, non sembra corrispondere a un fallimento delle vaccinazioni, ma, se mai, a una diminuzione dell'efficacia dei vaccini in alcuni casi.
Infine, il terzo fattore consiste nella durata della protezione conferita dalla vaccinazione. Le stime che abbiamo a disposizione attualmente corrispondono a un tempo di 6-9 mesi, ma questo tempo potrebbe essere anche più lungo. I Paesi che hanno già raggiunto elevate percentuali di vaccinazione nella popolazione hanno osservato una drastica riduzione del numero di pazienti deceduti e ricoverati in ospedale prima e, successivamente, una riduzione del numero di nuovi casi.
Abbiamo messo in atto, in assenza di un vaccino disponibile, precauzioni drastiche per impedire la circolazione del virus. L'isolamento, i dispositivi di protezione individuale, le strategie per identificare i contatti delle persone con infezione, i test diagnostici su larga scala e la quarantena delle persone potenzialmente infette ci hanno consentito di tenere sotto controllo finora la diffusione dell'infezione. Tuttavia, è molto difficile mantenere in atto tutte queste misure per un lungo periodo di tempo e su tutta la popolazione.
L'abitudine ci aiuterà sicuramente, e nel passato, una loro stretta applicazione ha permesso di estinguere focolai di infezione da un virus molto simile, il SARS-CoV-1.
Si è molto parlato della possibilità che nel corso del tempo il virus SARS-CoV-2 tenda a perdere le proprie capacità infettive e quelle di produrre una malattia grave. In realtà non c'è alcuna prova di questo cambiamento. Piuttosto, la combinazione di queste misure con la vaccinazione ci permetterà di ridurre drasticamente il numero dei casi osservati e, di conseguenza, anche quelli di maggiore gravità.
Una ulteriore discussione riguarda la possibilità che la stagione estiva, con le sue alte temperature, possa frenare la diffusione dell'infezione e che la stagione invernale invece la favorisca.
Sebbene non abbiamo a disposizione alcuna prova che la situazione metereologica possa influenzare la diffusione dell'infezione, sappiamo bene che in primavera e in estate passiamo più tempo all'aria aperta, quindi con minori contatti stretti tra le persone. Infatti, la maggior parte delle infezioni respiratorie che vengono trasmesse da persona a persona sono più rare durante la stagione estiva, ma non scompaiono, proprio come abbiamo già osservato anche per il SARS-CoV-2.
Questo ulteriore vantaggio si dovrebbe sommare alle strategie già in atto, vaccinazione compresa, e dovrebbe aiutarci a passare a una fase della pandemia decisamente meno impegnativa nei prossimi mesi.
In sintesi, abbiamo ancora incertezze che non ci permettono di fare previsioni precise. Veniamo ormai da un lungo periodo durante il quale abbiamo limitato le nostre attività e applicato le misure di distanziamento sociale, l'uso delle mascherine, e la corretta igiene delle mani e, più recentemente la vaccinazione. Quest'ultimo passaggio richiede di raggiungere con la vaccinazione la maggiore percentuale possibile della popolazione.
A supporto di queste azioni è ancora raccomandato l'uso di Immuni, la app per identificare contatti con persone positive.
In uno scenario prossimo, probabilmente avremo ancora la circolazione del virus, ma in una misura in cui il controllo dovrebbe essere più semplice e rapido e potremo contare sulla possibilità di effettuare richiami della vaccinazione, qualora la durata della protezione si dimostrasse ridotta.
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Se tu o i tuoi conviventi avete sintomi del COVID-19, resta in casa e chiama subito il tuo pediatra di libera scelta o il tuo medico di medicina generale. Altrimenti, chiama uno dei numeri di emergenza regionali indicati sul sito del Ministero della Salute.
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