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Malattie dalla A alla Z

Toxoplasmosi nel bambino

L'infezione si passa per contatto con feci di gatto infette dal parassita. È particolarmente pericolosa in gravidanza per il feto 

La toxoplasmosi è una malattia infettiva degli animali trasmissibile all'uomo (zoonosi) causata dal parassita Toxoplasma gondii. Il Toxoplasma gondii vive nel tratto intestinale del gatto che si infetta cibandosi della carne di piccoli roditori.
Esso rappresenta l'animale sorgente per la riproduzione del protozoo, in quanto nel suo intestino il toxoplasma svolge il suo ciclo di riproduzione sessuata. Le ovocisti, cellule uovo molto resistenti, vengono emesse con le feci del gatto e possono essere ingerite da un altro animale o dall'uomo, i quali rappresentano quindi i suoi ospiti intermedi.
Il gatto può eliminare milioni di ovocisti ogni giorno fino a 3 settimane dopo l'infezione. L'uomo che entra a contatto con feci del gatto può ingerire il materiale contaminato e infettarsi.  

Nell'uomo la Toxoplasmosi può manifestarsi in forma acquisita (acuta) o connatale, vale a dire alla nascita.

Toxoplasmosi acuta
La toxoplasmosi acuta è spesso asintomatica nei soggetti sani, tuttavia, possono manifestarsi alcuni sintomi simil-influenzali quali febbre, ingrandimento delle linfoghiandole, mal di testa, debolezza e dolori muscolari. L'ingrandimento delle linfoghiandole, più comune ai lati del collo e all'angolo della mandibola, può coinvolgere anche le linfoghiandole delle ascelle e dell'inguine.
Nel 60% dei casi la sintomatologia regredisce entro 1-2 mesi. Raramente il soggetto con un sistema immunitario che funziona normalmente sviluppa sintomi gravi dopo l'infezione.
Al contrario, le persone con immunodepressione (affetti da HIV/AIDS, in corso di chemioterapia o che hanno recentemente ricevuto un trapianto d'organo) possono sviluppare una grave forma di toxoplasmosi con complicanze al cervello e agli occhi (retinocoroiditi necrotizzanti).
La risposta del soggetto al Toxoplasma gondii determina il passaggio alla seconda fase della toxoplasmosi (toxoplasmosi postprimaria), caratterizzata dall'assenza di segni clinici e di laboratorio dell'infezione acuta, ma con la persistenza del parassita nell'organismo, 'incistato' nei muscoli e nel cervello. 

Toxoplasmosi connatale 
La toxoplasmosi è una delle malattie infettive che fanno parte del complesso TORCH (Toxoplasma gondii, Rosolia, Citomegalovirus ed Herpes simplex - la O viene ad indicare altre malattie dall'inglese Others), microbi responsabili di alcune malattie che possono verificarsi in gravidanza e portare a gravi infezioni congenite dell'embrione e del feto. Per questa ragione si rende necessario lo screening durante la gravidanza. Quando l'infezione da Toxoplasma gondii interessa la gestante, può causare aborto o morte fetale, prematurità, ritardato accrescimento intrauterino.
Inoltre si possono manifestare nel neonato:

- Ingrandimento del fegato e della milza;
- Calcificazioni nel fegato;
- Ittero;
- Anemia emolitica;
- Petecchie;
- Ecchimosi.

Possono insorgere polmonite, infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite), lesioni ossee, lesioni del sistema nervoso centrale, microcefalia, calcificazioni intracraniche, ritardo dello sviluppo psicomotorio, sordità. A carico del sistema oculare possono insorgere alterazioni visive che possono arrivare alla cecità. Infine possono insorgere anomalie immunologiche.

La diagnosi può essere fatta con il dosaggio nel sangue degli anticorpi diretti contro il Toxoplasma gondii. Si considerano non protetti dalla toxoplasmosi gli individui con titolo anticorpale IgG inferiore a 1/64 (corrispondente a 10 U.I./ml).
Il riscontro di anticorpi IgM è indicativo di infezione acuta. Nel caso di toxoplasmosi connatale si verifica la presenza nel liquido amniotico del DNA del parassita attraverso l'uso di tecniche di amplificazione genica (PCR).

Nei soggetti sani non è solitamente necessario alcun trattamento. Nei soggetti immunodepressi, invece, il trattamento antibiotico prevede l'associazione di pirimetamina e sulfadiazina, la terapia di combinazione è di solito somministrata con supplementi di acido folico per ridurre l'incidenza di piastrinopenia (diminuzione del numero di piastrine).
Nel caso di trasmissione dalla madre al feto del Toxoplasma, se il parassita non ha ancora raggiunto il feto, la spiramicina può aiutare a prevenire la trasmissione placentare.
Se invece il feto è stato infettato, la madre può essere trattata, dopo il primo trimestre, con pirimetamina e sulfadiazina con l'aggiunta di acido folico.
Questo trattamento viene somministrato dopo il primo trimestre e con l'acido folico poiché la pirimetamina ha un effetto antifolico e questo può interferire con la formazione del sistema nervoso centrale del feto e causare anche piastrinopenia. L'infezione nelle prime fasi della gestazione è correlata con esiti fetali e neonatali peggiori, in particolare quando l'infezione non viene trattata.

Allo stato attuale non esiste un vaccino contro la toxoplasmosi. Vanno adottati comportamenti e pratiche che possono ridurre notevolmente il rischio di contrarre questa malattia. In sintesi, è essenziale per le donne gravide:

- Cuocere bene la carne anche se surgelata;
- Evitare alimenti poco cotti e salumi;
Non alimentarsi con uova fresche;
- Sbucciare o lavare attentamente la frutta e la verdura che possono essere venute a contatto con terreno contaminato da gatti infetti (ad esempio quelle che vengono dall'orto);
- Usare guanti di gomma per manipolare carne cruda di qualsiasi tipo o per lavare la verdura e la frutta.

Quanto ai gatti: 

- Evitare di pulire e cambiare la lettiera del gatto in prima persona affidando ad altri questa incombenza;
- Se proprio non si può farne a meno, indossare guanti monouso, cambiare la lettiera e lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone subito dopo;
Far cambiare la lettiera ogni giorno: il Toxoplasma diventa infettivo solo tra 1 e 5 giorni dopo esser stato eliminato con le feci del gatto;
Alimentare il gatto con con cibo secco o in scatola evitando carne cruda o poco cotta;
- Evitare il contatto con gatti randagi e non portare a casa un "nuovo gattino" mentre si è in gravidanza;
- Indossare guanti monouso quando si pratica giardinaggio o si viene comunque a contatto con terra o sabbia lavandosi subito dopo le mani con acqua e sapone: terra e sabbia potrebbero essere contaminate con feci infette di gatto.

Se una madre si infetta o è ancora infetta con il Toxoplasma gondii mentre sta allattando, può tranquillamente continuare l'allattamento: non c'è rischio di trasmettere il Toxoplasma al figlio allattato al seno.


  • A cura di: Annalisa Grandin
    Unità Operativa di Pediatria Generale e Malattie Infettive
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 17 ottobre 2019


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