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Malattie dalla A alla Z

Infezione delle vie urinarie

Sono causate dalla presenza dei batteri, Il rischio sotto gli 11 anni di età è maggiore nelle femmine rispetto ai maschi per la vicinanza del retto all'uretra 

Batteriuria asintomatica
È una condizione benigna, caratterizzata dalla presenza di batteri a bassa virulenza e dalla assenza di sintomi. Si ritrova in caso di esami delle urine o urinocolture occasionali. Non richiede trattamento, fatta eccezione per i soggetti immunodepressi (portatori di trapianto renale, diabetici, etc.).

Infezione urinaria bassa sintomatica o cistite acuta
Può essere favorita da fattori locali (infezioni vaginali e del prepuzio, fimosi, sinechie delle piccole labbra etc). La febbre è poco frequente e generalmente inferiore a 38°C, mentre prevalgono i disturbi minzionali. Nel lattante la sintomatologia è in genere aspecifica. A volte, può essere presente sangue nelle urine (macroematuria) alla fine della minzione, anche con coaguli.
Gli indici di flogosi (infiammazione) (VES e PCR) sono, di solito, normali o solo lievemente alterati. All'ecografia è a volte rilevabile un aumento di spessore della parete vescicale. È più frequente nelle femmine in età prescolare.

Infezioni urinarie basse ricorrenti
Sono più frequenti nelle femmine in età scolare e sono spesso associate a disfunzioni vescicali e dello sfintere uretrale esterno. Nel 14 - 25% dei casi si associano a reflusso vescico-ureterale, di solito di grado lieve. È frequente la concomitanza con vulvo-vaginiti, sinechie delle piccole labbra, fimosi, ossiuriasi e stipsi. Si avvalgono, oltre che di un trattamento specifico antibatterico, della rieducazione minzionale e di farmaci regolatori della muscolatura vescicale.

Infezione urinaria alta o pielonefrite acuta (PNA)
Caratterizzata generalmente da febbre elevata, spesso con brivido, e talvolta dolore lombare o addominale, è spesso associata ad una malformazione delle vie urinarie (nel 40% dei casi a reflusso vescico-ureterale) e/o a disfunzioni vescico-sfinteriali. La diagnosi, spesso difficile e sostanzialmente clinica, deve essere tempestiva per evitare il danno parenchimale iniziando il trattamento subito dopo l'esecuzione dell'urinocoltura.

Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano le infezioni più frequenti in età pediatrica dopo quelle delle vie aeree. Il rischio di IVU sotto gli 11 anni di età è maggiore nelle femmine rispetto ai maschi: 3% contro 1.1%. Nei neonati è il contrario: 7% nei maschi e il 2.8% nelle femmine.
Questa differenza è dovuta:

- Maggiore facilità di infezione nella femmina per la vicinanza del retto all'uretra;
- Maggiore frequenza di malformazioni delle vie urinarie nel neonato maschio.

Le infezioni urinarie sono frequentemente dovute a batteri. Molto più rare sono le forme virali (cistite emorragica da adenovirus e quelle da funghi).

Nel lattante, vanno sospettate anche in presenza di sintomi aspecifici come febbre, disturbi gastroenterici, irritabilità, anoressia, scarso accrescimento ponderale, pianto durante la minzione, urine maleodoranti, arrossamento all'interno delle cosce e ittero (in particolare nel neonato).
Nei bambini più grandi prevalgono, invece, i disturbi mentre urinano (disturbi minzionali), quali necessità di effettuare minzioni di piccola quantità e frequenti, bruciore o dolore durante la minzione, incontinenza, oltre a dolori in sede lombare e/o sovrapubica. Quando si presentano i sintomi descritti sopra, bisogna rivolgersi al medico.

La diagnosi di certezza si fonda sulla dimostrazione della positività dell'urinocoltura. L'urinocoltura in associazione con l'esame completo delle urine va sempre effettuata prima d'iniziare la terapia antibiotica, poiché anche un'unica dose di antibiotico può rendere sterili le urine.
Se non si vuole ottenere un'urinocoltura falsamente positiva, occorre seguire criteri precisi:

- Il prelievo tramite mitto intermedio;
- La raccolta delle urine tramite sacchetto.

Per distinguere le infezioni alte da quelle basse, l'esame delle urine e l'urinocoltura non sono sufficienti. La positività degli indici di flogosi (VES > 25 mm 1ª ora; PCR > 2 mg/dl) può suggerire un'infezione alta.

L'ecografia renale è un esame che, salvo alcune eccezioni, deve sempre essere effettuato dopo una prima infezione urinaria.
La cistografia minzionale consente di escludere la presenza di un reflusso vescico-ureterale e deve essere eseguita solo in casi particolari.
In alcune circostanze, potrebbe essere prescritta anche una scintigrafia renale che consente di valutare eventuali esiti a distanza e che in alcuni casi, utilizzando una procedura particolare, permette di visualizzare un reflusso fugace, non visibile con la cistografia classica.

- Infezione delle basse vie urinarie (Infezione urinaria bassa sintomatica o cistite acuta). Consiste generalmente in un breve ciclo di terapia antibatterica per via orale. Se si esegue un'urinocoltura (non sempre necessaria nelle forme recidivanti delle bambine), la terpia va iniziata subito dopo aver raccolta l'urina per l'urinocoltura; infatti, iniziare la terapia antibiotica prima di avere raccolto l'urina impedisce, nella maggior parte dei casi, di identificare il germe responsabile dell'infezione e, più in generale, di confermare il sospetto diagnostico;
- Infezione delle alte vie urinarie (pielonefrite acuta). La terapia va iniziata subito dopo aver raccolta l'urina per l'urinocoltura ed in alcuni casi, dopo aver effettuato anche un'emocultura (cultura del sangue). La terapia può spesso essere somministrata per via orale. In alcuni casi, è preferibile utilizzare un antibiotico per via endovenosa o intramuscolare. La terapia dura nella maggior parte dei casi una decina di giorni; in casi particolari è necessario prolungare il trattamento.

Esiti a distanza con perdita di parenchima renale rappresentano una potenziale complicanza delle infezioni delle alte vie urinarie.
Questi tuttavia sono eccezionali e si verificano solo in pazienti che hanno presentato infezioni a ripetizione, soprattutto se curate male. Nella maggior parte dei casi in cui si riscontrano a distanza anomalie del tessuto renale, queste corrispondono in realtà a difetti di formazione del rene.
Pertanto, si sospetta che in alcuni casi le infezioni del rene possano causare a lungo termine ipertensione, riduzione della funzione renale e comparsa di proteinuria, ma la domanda spesso rimane aperta se queste complicanze siano conseguenza delle infezioni o piuttosto di una malformazione del tessuto renale che era già presente alla nascita e che, associata a reflusso vescico-ureterale o ad altre anomalie, ha favorito l'infezione renale. 



  • A cura di: Maria Chiara Matteucci
    Unità Operativa di Medicina dello Sport
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 30 ottobre 2019


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