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Tularemia

Infezione causata dal batterio Francisella tularensis trasmesso soprattutto dal morso delle pulci. In genere provoca una malattia di lieve entità, se prontamente curata 

La tularemia, nota anche come febbre dei conigli, è una malattia causata dal batterio Francisella tularensis. Esistono diverse sottospecie di questo batterio che si distinguono per virulenza, distribuzione geografica e modalità̀ di trasmissione.

La maggior parte delle infezioni è causata nell'uomo dal tipo A (responsabile di circa il 90% delle infezioni negli Stati Uniti e in Canada) e dal tipo B (prevalente in Europa ed in Asia). 

La Francisella tularensis può essere trasmessa all'uomo attraverso:

  • Ingestione di cibo o acqua contaminati;
  • Morso di un vettore artropode infetto (zecche, tafani, pulci);
  • Contatto diretto con animali infetti (ad es. graffio o morso);
  • Inalazione.

La tularemia non si trasmette da persona a persona.

La malattia compare generalmente in modo improvviso, caratterizzato da sintomi non specifici quali:

  • Febbre;
  • Brividi;
  • Malessere;
  • Cefalea;
  • Dolori muscolari e addominali;
  • Talvolta vomito e diarrea.

Questi sintomi compaiono di solito tra i 3 e i 5 giorni dopo l'esposizione al microbo sebbene siano riportati casi in cui i primi sintomi si sono verificati a distanza variabile tra 1 e 21 giorni.
Sono descritte diverse manifestazioni cliniche che dipendono in parte dal tipo di esposizione:

  • Forma ulceroghiandolare: è la manifestazione più comune ed è caratterizzata dalla comparsa di un piccolo rilievo solido della pelle (papula) che va incontro a ulcerazione e quindi a un'escara centrale, vale a dire alla comparsa di un centro scuro provocata dalla necrosi o morte delle cellule. A questa lesione della pelle si accompagna un aumento di volume delle linfoghiandole regionali che spesso vanno incontro a suppurazione;
  • Forma ghiandolare: si presenta con aumento di volume di una o più linfoghiandole in assenza di una lesione della pelle. Si verifica più spesso nei bambini rispetto agli adulti;
  • Polmonite; può essere primaria (dovuta alla diretta inalazione del patogeno nei polmoni) o può essere la complicanza delle altre forme di tularemia (secondaria);
  • Forma oculoghiandolare: è poco frequente, si verifica quando Francisella. tularensis raggiunge direttamente la congiuntiva dell’occhio (ad esempio spruzzando materiale infetto negli occhi, strofinando gli occhi con le dita contaminate o mediante aerosol infetto). Coinvolge generalmente un solo occhio con sintomi che comprendono dolore, senso di fastidio provocato dalla luce (fotofobia) e aumento della lacrimazione. Alcuni pazienti possono presentare congiuntivite purulenta, piccole ulcere o noduli congiuntivali e arrossamento o rigonfiamento intorno all'occhio. Anche questa forma spesso si associa a linfadenopatia regionale;
  • Forma orofaringea: generalmente fa seguito all’ingestione di cibo o acqua contaminati. Si manifesta con faringite e tonsillite, ingrossamento delle linfoghiandole cervicali e ulcere faringee o tonsillari particolarmente dolorose;
  • Forma tifoidea: i sintomi possono essere quelli di una sepsi acuta o di una malattia febbrile cronica senza aumento di volume delle linfoghiandole o altre caratteristiche delle forme sopra riportate.
    A tutte le diverse forme di tularemia si possono associare delle manifestazioni cutanee secondarie come eritemi maculopapulari, vescicolopapulari, orticaria ecc.

La gravità della malattia dipende principalmente dallo stato immunitario del soggetto infettato e dalla quantità germi inoculati. In generale il tipo A è molto aggressivo e può essere fulminante a differenza del tipo B che non causa forme letali se adeguatamente e prontamente trattate. 

Il sospetto diagnostico di tularemia dovrebbe nascere dalla raccolta di una storia di contatti con conigli e roditori selvatici o esposizione ad artropodi (zecche, tafani, pulci), dall'insorgenza improvvisa dei sintomi e dalla caratteristica lesione della pelle.
Per la conferma della diagnosi vengono utilizzati:

  • Esami colturali per la ricerca della Francisella tularensis: a seconda della presentazione clinica, i campioni possono essere rappresentati da sangue, da materiale proveniente dall'aspirazione o dalla biopsia delle linfoghiandole, dall'aspirazione della lesione cutanea, dal liquido pleurico, dall'espettorato o dai tamponi faringei;
  • Test sierologici (ricerca nel sangue degli anticorpi contro il batterio Francisella tularensis): appaiono di solito a 2 settimane di distanza dall'inizio della malattia;
  • PCR (reazione a catena della polimerasi) che fornisce una diagnosi rapida dimostrando il materiale genetico del batterio negli stessi campioni utilizzati per gli esami colturali.

Gli esami del sangue di routine non sono specifici per questa infezione.

La terapia antibiotica deve essere somministrata prontamente a tutti i pazienti con tularemia sospetta o confermata poiché, sebbene sia stata dimostrata una risoluzione spontanea dell'infezione in assenza di un trattamento specifico, un trattamento precoce ed efficace porta a una più rapida risoluzione della malattia e riduce le complicanze, in alcuni casi anche molto serie, e la mortalità.
In età pediatrica gli antibiotici di scelta sono gli aminoglicosidi e i fluorochinolonici.

Le misure preventive consistono principalmente nei comportamenti che minimizzano il rischio di esposizione al microbo, soprattutto quando si fanno gite all'aria aperta o camping.

È quindi opportuno, quando si entra in aree in cui la Francisella tularensis è diffusa, indossare pantaloni lunghi e camice a maniche lunghe evitando di bere acqua non potabilizzata.

L'abbigliamento deve essere resistente ai morsi delle zecche e vanno utilizzati repellenti.
Al termine di una possibile esposizione è necessario eseguire un'accurata ricerca delle zecche che, se presenti, devono essere rimosse immediatamente.

È inoltre essenziale una cottura adeguata delle carni selvatiche e la potabilizzazione delle acque potenzialmente contaminate.
Sebbene siano in corso delle ricerche sullo sviluppo di vaccini contro la tularemia, al momento non ne esistono di disponibili.

 

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  • A cura di: Sara Chiurchiù
    Unità Operativa di Malattie Infettive e Immunoinfettivologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 13  Dicembre 2022 


 
 

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