Il nuovo Coronavirus si è fatto strada in tutto il mondo e tutti i Paesi hanno adottato misure importanti per impedire al virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia da COVID-19, di diffondersi e travolgere i Sistemi Sanitari Nazionali. Grazie a queste misure, prima in Asia e sempre più in Europa, si è riusciti a rallentare la trasmissione di COVID-19.
Ma come dobbiamo interpretare questo rallentamento, i contagi si stanno riducendo, ma i decessi continuano a verificarsi in numeri importanti. Ma, soprattutto, cosa accadrà adesso? Potremo ricominciare la nostra vita normale in grazie ai vaccini?
Trovare un consenso su come allentare il blocco è molto difficile ma tutti sono d'accordo sul fatto che la riapertura sarà un lungo percorso a piccoli passi, caratterizzato da tentativi ed errori.
Al momento attuale sappiamo che il numero più importante non è il numero di casi che si verificano al giorno ma è il numero di riproduzione di base o R0 che indica "quante persone in media si infettano quando entrano in contatto con un malato in una popolazione completamente suscettibile".
Se R è maggiore di 1 l'epidemia cresce, se è minore di 1 si spegne.
L'obiettivo è di spingere R0 al di sotto di 1 e di guadagnare il tempo necessario per proseguire con la campagna vaccinale e raggiungere una quota di popolazione sufficiente per ridurre la circolazione virale e proteggere le persone a maggior rischio di complicanze.
Una volta ottenuto si può provare ad allentare le restrizioni ma sempre mantenendo R0 in bilico intorno a 1, mantenendo quindi il numero di nuovi casi costante (quando ogni persona infetta in media infetta un'altra persona).
Nella prima fase è stato fondamentale:
- Potenziare tutta la rete ospedaliera nazionale, attraverso la creazione di ospedali dedicati alla cura del COVID-19;
- Mettere a disposizione i dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti e camici monouso) al personale sanitario e alla popolazione;
- Il rafforzamento della rete territoriale sia per la cura dei casi a domicilio (anche attraverso la telemedicina) sia per l'indagine epidemiologica (rintracciare i casi e i loro contatti).
Ora sarà fondamentale progredire nella campagna vaccinale.
Intanto per evitare che il virus SARS-CoV-2 possa continuare a diffondersi, è necessario:
- Isolare i pazienti e tracciare i loro contatti;
- Continuare la distanza sociale e l'igiene delle mani;
- Vaccinare più persone possibili con i vaccini disponibili.
Alcuni Paesi stranieri sono riusciti a tenere sotto controllo la pandemia attraverso l'isolamento dei pazienti e il tracciamento dei loro contatti.
Individuano e isolano i casi in anticipo, rintracciano e mettono in quarantena i loro contatti e questo permette di avere solo lievi restrizioni per il resto della società.
Ma questa strategia per funzionare dipende da due fattori:
- Massiccio utilizzo dei tamponi;
- Personale dedicato per la gestione dei casi malati a domicilio e dei contatti di questi.
Le app per il tracciamento dei contatti si sono rivelate molto utili nell'aiutare il personale sanitario identificando o avvisando automaticamente (nel rispetto della privacy perché tutti i dati rimangono nel nostro telefonino e chi abbiamo incontrato viene avvisato con un messaggio anonimo) le persone che hanno recentemente avuto contatti con una persona infetta chiedendo loro di rimanere in quarantena.
Ma in ogni caso è necessario che queste persone vengano contattate per sapere se manifestano i sintomi, se hanno necessità di un ambiente dedicato per la quarantena perché la casa dove vivono non è adeguata (ad esempio non è disponibile una stanza e un bagno dedicato).
Ma la vera spina dorsale della strategia di contenimento è la distanza sociale che ha permesso in diverse fasi della pandemia di rallentare la diffusione del virus, ma ha comportato anche i maggiori costi economici e sociali.
Qualsiasi graduale riduzione delle misure di distanziamento, come abbiamo potuto vedere, ha portato inevitabilmente a un corrispondente aumento di nuovi casi ma grazie alla vaccinazione dal dicembre 2020, è stato possibile controllare la pandemia riducendo notevolmente le conseguenze del virus sulla popolazione e sul sistema sanitario nazionale.
I dati mostrano chiaramente come nei vaccinati con ciclo completo più dose booster, oggi, il rischio di ospedalizzazione in Terapia Intensiva e morte è di molto inferiore rispetto ai non vaccinati. L'efficacia del vaccino nei confronti dell’infezione e della malattia si riduce nel tempo ma contro la malattia grave l’efficacia della vaccinazione rimane elevatissima.
Ecco perché è necessario un monitoraggio costante e dettagliato dei nuovi casi, nonché la disponibilità a modificare e reintrodurre nuove misure.
Tutto questo rende necessario che, anche se ci siamo vaccinati, continuiamo a gestire i nostri rapporti sia all'interno della famiglia che al di fuori:
- All'interno della famiglia dovremo comunque continuare fare attenzione ai contatti tra i familiari (incontrando i nonni e zii anziani) o comunque con le persone al di sopra dei 65 anni di età o con condizioni di rischio (ipertensione, malattie cardiovascolari, obesità, ecc). Se non sarà possibile dovremo farlo usando sempre mascherina e tenendoci a distanza di almeno 2 metri da loro;
- All'esterno dovremo essere estremamente attenti a non avvicinarci troppo alle persone che incontriamo, a portare sempre la mascherina in ambienti affollati e a lavare frequentemente le mani.
L'obiettivo della campagna di vaccinazione della popolazione è prevenire le morti da COVID-19 e raggiungere al più presto l'immunità necessaria per interrompere o ridurre la circolazione del SARS-CoV2 nella popolazione generale.
La campagna vaccinale iniziata il 27 dicembre 2020 è ancora in corso e i vaccini sono stati offerti alla popolazione secondo un ordine di priorità che ha tenuto conto del rischio di malattia, delle condizioni di rischio dei soggetti, dei tipi di vaccino e della loro disponibilità.
Sfoglia online lo speciale di 'A scuola di salute' dedicato al Nuovo Coronavirus:
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Se tu o i tuoi conviventi avete sintomi del COVID-19, resta in casa e chiama subito il tuo pediatra di libera scelta o il tuo medico di medicina generale. Altrimenti, chiama uno dei numeri di emergenza regionali indicati sul sito del Ministero della Salute.
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