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Vaiolo delle scimmie: una nuova minaccia globale?

Gli scienziati africani sanno cosa sta per affrontare il mondo: i casi in Africa centrale e occidentale sono in aumento da decenni 

L'epidemia globale di vaiolo delle scimmie, che provoca lesioni cutanee simili al vaiolo ma di solito non è mortale, è emersa il 7 maggio 2022 nel Regno Unito. Al 31 maggio sono stati segnalati più di 700 casi sospetti e confermati, segnalati da tutti i continenti. Si tratta della più importante epidemia mai registrata al di fuori dell'Africa e si concentra tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini: un fenomeno nuovo.

Per fortuna il ceppo che si sta diffondendo fuori dall’Africa è quello dell’Africa dell’ovest (1% di mortalità) e non quello della Repubblica Centrafricana e del Congo che ha una aggressività circa 10 volte maggiore.

Per capire bene cosa sta succedendo si deve utilizzare la lunga esperienza dell'Africa con questa malattia. Il vaiolo delle scimmie è infatti endemico in 10 Paesi dell'Africa occidentale e centrale, con decine di casi in Camerun (24) e Nigeria (46), migliaia nella Repubblica Centrafricana (1284 con 58 morti). 

Il virus ha preso il suo nome dopo essere stato isolato da una scimmia selvatica africana, ma sembra essere frequente negli scoiattoli, ratti e topi. Solo occasionalmente si diffonde nella popolazione umana, principalmente attraverso un contatto ravvicinato. Non venendo trasmesso per via aerea, l'isolamento delle persone infette generalmente aiuta a fermare rapidamente la diffusione di focolai infettivi.

Negli ultimi trent'anni i casi sono progressivamente aumentati nell'Africa subsahariana: questo in quanto i giovani nati dopo gli anni '70 non sono vaccinati contro il vaiolo umano, le popolazioni si spostano nella foresta per cercare cibo, e quindi il contatto con gli animali selvatici è aumentato.

Per fortuna la capacità dei Paesi africani di affrontare il vaiolo delle scimmie era migliorata anche prima dell'attuale epidemia, grazie a una più intensa sorveglianza epidemiologica nei vari Paesi e a un maggior controllo internazionale. Questa sorveglianza ha potuto identificare il raddoppio del numero di casi tra la prima e la seconda decade di questo secolo (circa 20.000 casi).

I focolai di infezione al di fuori dell'Africa, compreso quello attuale, hanno tutti coinvolto il ceppo di vaiolo delle scimmie dell'Africa occidentale, che uccide circa l'1% delle persone infettate. Invece il ceppo presente nella Repubblica Democratica del Congo e nella RCA, è 10 volte più letale, eppure, nonostante una diffusione della malattia relativamente alto in queste regioni, questo virus non ha mai lasciato l'Africa.

In Africa, per ora, mancano i farmaci per prevenire e curare il vaiolo delle scimmie. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti, invece, ai contatti ad alto rischio di casi accertati viene offerto un vaccino prodotto dalla Bavarian Nordic, approvato per il vaiolo delle scimmie dalla Food and Drug Administration statunitense nel 2019, ma studiato finora solo sugli animali.

Si stanno effettuando studi su operatori sanitari esposti al rischio grazie a un accordo tra i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie e studiosi della Repubblica Democratica del Congo. Inoltre, ottimi risultati sono stati segnalati in una sperimentazione avviata dall'Università di Oxford nel luglio 2021, che sta valutando un farmaco sperimentale, il tecovirimat, in pazienti infetti da questo virus.


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  • A cura di: Guido Castelli Gattinara
    Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell'Adolescente
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Ultimo Aggiornamento: 16  Giugno 2022 


 
 

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