Disturbo del linguaggio

Il disturbo del linguaggio rappresenta una condizione frequente in età prescolare e si configura come una difficoltà significativa nello sviluppo della comprensione e/o nell'uso del linguaggio 

Il Disturbo del Linguaggio fa parte dei disturbi del neurosviluppo ed è caratterizzato da un ritardo in uno o più ambiti dello sviluppo del linguaggio, in assenza di problemi cognitivi, sensoriali, motori, affettivi e di importanti carenze socio-ambientali.

Nonostante lo sviluppo linguistico abbia una grande variabilità nei primi 3 anni di vita, normalmente intorno all’anno compaiono le prime parole e a 2 anni il bambino generalmente possiede un vocabolario di circa 100 parole e forma le prime frasi (combinazioni di due parole es. “mamma acqua” per “mamma voglio l’acqua”, spesso associate a gesti).

Intorno ai 2 anni e mezzo si assiste a una vera e propria esplosione del vocabolario: il numero di parole aumenta in breve tempo e il bambino inizia a produrre frasi di tre o più parole che via via diventano più complesse.

L'età di tre anni rappresenta una sorta di spartiacque tra i bambini cosiddetti "parlatori tardivi" e i bambini con un probabile disturbo del linguaggio.

Nel 5-7% della popolazione il disturbo persiste dopo i 3 anni e, in questi casi, è raro che prima dell’età scolare si verifichi un recupero spontaneo delle abilità linguistiche attese per l’età cronologica.

Per questo, anche se la diagnosi può essere fatta ai 4 anni, è bene che la presa in carico sia tempestiva, in modo particolare se si segnalano difficoltà comunicative e di comprensione.

La presenza di una produzione di parole ancora non adeguata secondo i parametri dello sviluppo tipico dovrà necessariamente essere valutata da un professionista.

Bisogna considerare i seguenti campanelli d'allarme:

  • 12 mesi: difficoltà di comprensione, mancata comparsa dei gesti e delle prime parole a scopo comunicativo;;
  • 24 mesi: difficoltà di comprensione e vocabolario fortemente ridotto (inferiore a 10 parole);
  • 30 mesi: difficoltà di comprensione e vocabolario con meno di 50 parole, assenza di combinazioni di due parole per esprimere richieste/bisogni (es. “voglio pappa!”);
  • Dopo i 30 mesi: difficoltà di comprensione e assenza di frasi anche semplificate.

La consultazione di un Centro Specializzato per la cura dei disturbi del linguaggio aiuterà a inquadrare e affrontare un problema che non va sottovalutato in quanto può condizionare fortemente la vita di relazione e l'apprendimento scolastico del bambino.

Verrà effettuata un’osservazione in contesto ludico per valutare le abilità comunicative del bambino. In una fase successiva verranno proposti al bambino alcuni test. Una corretta valutazione dello sviluppo del linguaggio prevede in prima battuta una valutazione strutturata dello sviluppo psicomotorio, per accertare che la difficoltà linguistica non sia parte di un ritardo globale dello sviluppo.

In un secondo momento sarà necessario effettuare una valutazione delle differenti componenti linguistiche quali le parole conosciute, la grammatica, la produzione di suoni e la capacità di descrivere, raccontare e partecipare a uno scambio comunicativo.

La valutazione delle capacità comunicativo-linguistiche richiede quindi sia un’osservazione non strutturata sia questionari specifici da consegnare al caregiver e test diretti da svolgere assieme al bambino sotto forma di gioco.

Il trattamento riabilitativo consigliato in caso di disturbi del linguaggio è la logopedia, eseguita sia in forma individuale che in piccolo gruppo.

Sempre più frequentemente, alla terapia logopedica diretta vengono affiancati interventi indiretti, molto indicati soprattutto prima dei 3 anni di vita del bambino.

Un modello di intervento indiretto è il Parent Coaching in cui i genitori diventano protagonisti attivi dell'intervento riabilitativo del proprio bambino, grazie alle strategie psicoeducative fornite dallo specialista.

Nei disturbi del linguaggio i genitori possono utilizzare alcune strategie educative che hanno lo scopo di favorire uno sviluppo più adeguato della comunicazione, delle competenze di comprensione e di produzione linguistica.

È utile promuovere interazioni sociali il più possibile adeguate alle competenze comunicative del bambino e favorire l'iniziativa sociale.

L'adulto deve mettersi in relazione con il bambino come un osservatore sensibile e responsivo, in grado di attendere la risposta del bambino, senza anticipare o sostituirsi a lui. Il bambino viene così riconosciuto come partner attivo della conversazione.

È importante inoltre riconoscere, accogliere e interpretare tutti i comportamenti comunicativi del bambino, verbali e non verbali. Non far finta di non capire piuttosto ripetere nel modo corretto le parole che vengono articolate male dal bambino in modo tale da fornire sempre un modello corretto.

Tra le attività che sostengono lo sviluppo comunicativo-linguistico consigliamo:

  • Lettura condivisa;
  • Gioco simbolico (“giocare a far finta”);
  • Canzoncine/filastrocche.

È invece sconsigliato l’utilizzo prolungato di PC/tablet/smartphone se non per effettuare videochiamate con parenti e persone care di grande importanza affettiva.


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  • A cura di: Cristina Caciolo, Fabio Quarin
    Unità Operativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 24  Novembre 2025 


 
 

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