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Piede cavo

Deformità del piede che rende dolorosa e instabile la camminata. Si può curare con apposite calzature oppure con un intervento chirurgico 

Il piede cavo è una deformità che può essere congenita oppure comparire dopo la nascita. È caratterizzato da un'accentuazione dell'arco plantare (Figura 1), da varismo della parte di dietro del piede (il calcagno si rivolge internamente) e da un abbassamento del primo metatarso con dita ad artiglio (Figura 2).

Figura 1 – Arco plantare accentuato

Figura 2 – Abbassamento del primo metatarso e dita ad artiglio

Il piede cavo è una vera malformazione quando l'accentuazione dell'arco plantare diventa eccessiva (cavismo).

Al cavismo possono associarsi deformità della parte di dietro (retropiede) e della parte davanti del piede (avampiede) tanto che il paziente cammina appoggiandosi sul bordo esterno del piede.

In tutti i tipi di piede cavo vi è retrazione della fascia plantare, una fascia di muscoli e tendini che riveste la pianta del piede.
La fascia plantare diventa una corda d'arco che deforma la parte davanti del piede e il calcagno.

Le conseguenze sono:

  • Dolori quando si sta in piedi o si cammina;
  • Difficoltà a calzare le scarpe;
  • Instabilità del piede che facilmente va incontro a distorsioni.

Il piede cavo viene distinto in varie forme sulla base dei motivi che lo hanno causato.
Si possono quindi avere:

  • Forme congenite
  • Piede cavo idiopatico (vale a dire di cui non conosciamo la causa);
  • Esiti di piede torto;
  • Contrattura articolare multipla (artrogriposi).
     
  • Forme neuromuscolari:
  • Malattie muscolari (miopatie);
  • Alterazioni dei nervi periferici come nella malattia di Charcot-Marie-Tooth;
  • Danni delle radici spinali, vale a dire dei nervi alla loro origine dal midollo spinale;
  • Formazione nel midollo spinale di cisti che contengono liquido (siringomielia);
  • Spina bifida;
  • Atrofie muscolari spinali;
  • Neoplasie del midollo spinale;
  • Atassia di Friedreich;
  • Paralisi cerebrale infantile.
     
  • Forme Post-Traumatiche:
  • Schiacciamento degli arti inferiori;
  • Ustioni gravi;
  • Esiti di gravi danni muscolari o delle ossa che provocano una riduzione del flusso di sangue all'arto colpito (ischemia);
  • Artrosi post-traumatica.

Nelle malattie neurologiche il piede cavo (Figura 3) dipende da uno squilibrio muscolare.
Nella poliomielite si crea una forma di piede cavo particolarmente grave.  

Figura 3 - piede cavo nelle patologie neurologiche

I sintomi riferiti dai bambini e dai genitori sono variabili.
I più frequenti sono:

  • Dolore quando il bambino sta in piedi o cammina;
  • Dolori e ulcerazioni delle dita del piede;
  • Ridotta mobilità articolare che limita la capacità del piede di assorbire l'impatto con il suolo;
  • Facile affaticamento durante la camminata;
  • Callosità sulla pianta del piede e sulla punta delle dita;
  • Ripetuti episodi di distorsione delle caviglie.

La diagnosi richiede anzitutto un'attenta raccolta della storia del bambino e una visita altrettanto accurata.

L'esame principale è la radiografia del piede e della caviglia sotto carico (con il paziente in posizione eretta) che è in grado di mostrare varismo del calcagno, abnorme flessione del metatarso ed eventuale artrosi.

La Risonanza Magnetica (RM) può mettere in evidenza danni dei legamenti e danni delle cartilagini causati dalle ripetute distorsioni della caviglia.

Terapia Conservativa

L'obiettivo è assicurare un appoggio e una distribuzione equilibrata del peso del corpo sulla pianta del piede. Possiamo utilizzare a questo scopo calzature correttive semi-flessibili (ortesi) oppure calzature su misura con eventuale tutore per la gamba e per il piede, utili soprattutto nelle malattie neurologiche. 

Terapia Chirurgica

Lo scopo del trattamento chirurgico è ottenere un appoggio equilibrato sulla pianta del piede e dare stabilità alla camminata.
Se il piede è flessibile, si seziona la fascia plantare, si prende una parte del tendine di un muscolo funzionante e lo si inserisce nella sede di un muscolo che non funziona.

Se il piede è rigido, si effettuano osteotomie e artrodesi, vale a dire si praticano fratture chirurgiche delle ossa del piede che vengono riposizionate e riattaccate con placche e viti.

Per correggere le dita ad artiglio si effettuano trasposizioni di tendini prendendo una parte del tendine di un muscolo che funziona e inserendolo nella sede di un muscolo che non funziona.

In aggiunta a questa procedura si può effettuare anche la cosiddetta "artrodesi d'alluce" unendo e allineando due ossa dell'alluce ed eliminando così la deformità.

Per il calcagno si eseguono tagli correttivi (osteotomie).
Dopo gli interventi sulle parti ossee, il paziente viene protetto con un gambaletto gessato che verrà rimosso dopo un mese.

Dopo la rimozione del gesso si effettua fisiochinesiterapia.

È migliore per le forme idiopatiche. La prognosi è meno favorevole per le forme neurologiche che risentono della malattia di base.

 

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  • A cura di: Rosa Russo, Pier Francesco Costici
    Unità Operativa di Ortopedia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 06  Giugno 2023 


 
 

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