
La sindrome metabolica nell’adulto è definita in modo chiaro come la presenza contemporanea di più alterazioni del metabolismo e dell’apparato cardiovascolare, tali da determinare un aumentato rischio di Diabete di tipo 2 e di eventi ischemici cardiovascolari (infarto).
Nel bambino, seppur si abbia percezione che la sindrome metabolica possa presentarsi nell’infanzia, non disponiamo tuttavia di criteri diagnostici ‘dedicati’ al paziente pediatrico e dobbiamo ricorrere agli stessi criteri usati nella diagnosi nell’adulto. Ne deriva sia una sottostima della prevalenza, sia una non piena consapevolezza della necessità di far diagnosi precoce e prevenzione in presenza di fattori di rischio.
L’obesità costituisce il principale fattore di rischio per lo sviluppo della sindrome metabolica nell’infanzia e nell’adolescenza, così come nell’età adulta. Il secondo fattore che sembra essere cruciale nel determinare l’insorgenza della sindrome metabolica è costituito dall’insulinoresistenza.
I fattori ambientali, rappresentati da abitudini alimentari non corrette, per qualità e/o quantità, e da uno stile di vita sedentario, in persone con fattori genetici favorevoli, possono dar luogo alla sindrome metabolica.
La sindrome metabolica generalmente non dà luogo a sintomi, è invece suggerita da segni clinici e di laboratorio che vanno ricercati, soprattutto in presenza di obesità/sovrappeso del bambino/ragazzo. I segni clinici dell’insulinoresistenza rilevati durante l’esame obiettivo presso lo studio del pediatra di fiducia (iperpigmentazione della cute in sedi tipiche) e documentata con un semplice prelievo con determinazione di glicemia ed insulinemia.
Quando ci sia poi una familiarità sia per obesità che per insulinoresistenza (fino al diabete di tipo 2), la possibilità di sindrome metabolica nel paziente pediatrico diviene ancor più consistente.
Una accurata visita medica, pochi esami del sangue e un’ecografia epatica, possono evidenziare una sindrome metabolica, o singole alterazioni che possono essere l’inizio di una condizione che potrebbe divenire una vera sindrome metabolica negli anni successivi, talvolta anche in un tempo più breve.
Il pediatra invierà il paziente con forte sospetto di Sindrome Metabolica al centro di riferimento per ulteriori esami, quali curva da carico orale con glucosio, monitoraggio della pressione delle 24 ore, test da sforzo cardiovascolare.
Pur in assenza di una definizione univoca di Sindrome Metabolica nei bambini, utilizzando i criteri diagnostici applicati nell’adulto (International Diabetes Federation, 2005), possiamo considerare i seguenti fattori di rischio anche nel bambino dai 10 anni di età:
- obesità viscerale (circonferenza della vita >90°centile per età e sesso)
- elevati livelli di trigliceridi (valori >95° centile per età e sesso)
- bassi livelli di colesterolo HDL (valori <5° centile per età e sesso)
- ipertensione arteriosa (intesa come valori pressori >90° centile per età, sesso e statura)
- alterata tolleranza agli zuccheri o diabete.
La presenza di obesità viscerale insieme ad almeno altri 2 fattori (trigliceridi elevati, bassi livelli di colesterolo, ipertensione arteriosa, alterata tolleranza glucidica) identifica il bambino con Sindrome Metabolica.
In una definizione più allargata di sindrome metabolica oggi comprendiamo anche la steatosi epatica (con la variante meno innocua, la Steato-Epatite Non Alcolica), le apnee ostruttive nel sonno, l’ovaio policistico nelle ragazze.
È importante sottolineare il fatto che un bambino può inizialmente presentare una sola alterazione, ma che potrà, in un tempo più o meno lungo, sviluppare altri sintomi della sindrome metabolica, qualora non si intervenga con una modifica pronta dello stile di vita.
Il trattamento della sindrome metabolica si fonda sulla riduzione dell’eccesso ponderale, grazie all’adozione di un’alimentazione adeguati ai reali fabbisogni per età e ad un’attività motoria aerobica che, se ludica, deve essere garantita quotidianamente.
Il ruolo del pediatra, in virtù del rapporto fiduciario che lo lega ai pazienti e alle famiglie, è di grande importanza nelle modifiche dello stile di vita. L’opportunità di prescrivere terapie specifiche per i singoli fattori di rischio è, invece, demandata ai medici specialisti coinvolti nella diagnosi e trattamento della sindrome metabolica.
La prevenzione dell’obesità costituisce il cardine della prevenzione della Sindrome Metabolica. Aver cura che il proprio bambino segua un’alimentazione varia nella qualità degli alimenti e corretta nelle porzioni assunte, svolga un’attività motoria di almeno un’ora al giorno e mantenga un giusto peso è al momento la strategia migliore per prevenire l’insorgenza della sindrome metabolica.
È dimostrato che essere affetti da Sindrome Metabolica da bambini aumenta il rischio di esserlo anche da adulti, con conseguente riduzione dell’aspettativa di vita. Il bambino malato solo raramente rischia di avere problemi del circolo sanguigno, come gli eventi ischemici frequenti nell’adulto, ma il Diabete di tipo 2 nella preadolescenza e nell’adolescenza è una complicanza tutt’altro che rara.
Studi di valutazione dei sintomi nel tempo, condotti su bambini obesi divenuti giovani adulti, hanno evidenziato un profilo di rischio metabolico negli adulti non più obesi, sovrapponibile a quello dei loro coetanei che erano sempre stati normopeso.
Questi dati sollecitano gli operatori sanitari che si occupano del bambino e dell’adolescente a raccomandare con convinzione e forza ai pazienti e alle loro famiglie uno stile di vita che garantisca la condizione di normopeso.
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