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Aritmie in età pediatrica

Le variazioni dei battiti del cuore possono essere di due tipi a seconda se interessano l'intensità o la durata del ritmo cardiaco 

Le aritmie sono variazioni del ritmo del cuore e possono interessare l'intensità o la durata del battito.
Le modifiche del ritmo possono essere:

  • Naturali, quindi dovute all'età o alle attività che si svolgono quotidianamente (sport, febbre, situazioni di stress o forte emotività);
  • Patologiche, con necessità di terapia e trattamento in quanto pericolose per la salute. 

Le aritmie si presentano come tachicardie, ovvero accelerazione del battito del cuore, o bradiaritmie che implicano decelerazioni del ritmo cardiaco. In entrambi i casi le aritmie possono essere di natura sintomatica o asintomatica.

Alcune aritmie sono benigne, come ad esempio le tachicardie e le aritmie sinusali, che accompagnano le attività che si affrontano quotidianamente.
Tuttavia, molte aritmie possono essere pericolose e tra queste possiamo distinguere:

  • Aritmie primarie, ovvero dovute a un difetto insito nell'attività elettrica del cuore;
  • Aritmie secondarie, che possono svilupparsi dopo un intervento cardiaco;
  • Aritmie genetiche;
  • Aritmie dovute ad alterazione farmacologica o fisica specifica (es. terapie, farmaci, droghe, stati febbrili).

Lo strumento principale per la diagnosi di un'aritmia è l'elettrocardiogramma, che permette di registrare l'attività elettrica del cuore e può avere durata legata al tempo durante la visita cardiologica.

Le tachicardie sono caratterizzate da un aumento improvviso del ritmo del cuore che può avere una durata variabile dai pochi secondi alle diverse ore e interrompersi più o meno bruscamente.

Le due tipologie principali di tachicardia sono ventricolare, che coinvolge i ventricoli, o sopraventricolare, che coinvolge sia gli atri che i ventricoli, le due cavità presenti nel cuore. Le tachicardie possono degenerare in una fibrillazione, ovvero un aumento estremo del ritmo, fino ad interrompere l'attività elettrica del cuore. 

I trattamenti terapeutici sono più o meno invasivi a seconda delle caratteristiche delle tachicardie. Si va dalle manovre vagali di interruzione, alla terapia farmacologica o interventistica (ablazione transcatetere).

Le tachiaritmie a rischio di eventi maligni appartengono a due famiglie:

  • La sindrome di Wolff-Parkinson-White (WPW) causata da presenza di vie anomale di conduzione cardiaca in grado di scatenare tachicardie veloci fino all'arresto cardiaco;
  • Le canalopatie o aritmie genetiche (Sindrome del QT Lungo e del QT Corto, la Sindrome di Brugada, Tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica) anomalie dovute a mutazioni genetiche delle cellule cardiache che possono causare tachicardie e arresto cardiaco.

Le bradicardie, meno frequenti delle tachicardie, e sono causate da un malfunzionamento del nodo seno atriale e del nodo atrioventricolare, i due organi responsabili del controllo della frequenza cardiaca.

La bradicardia può degenerare in un arresto cardiaco per cui il trattamento terapeutico delle bradicardie più gravi può essere l'impianto di un pacemaker che permetta il controllo artificiale del ritmo cardiaco.

Tra le bradicardie più a rischio di eventi maligni c'è il blocco atrioventricolare completo ovvero un blocco della trasmissione del segnale elettrico dagli atri, le camere superiori da cui nasce l'impulso cardiaco, ai ventricoli, le camere inferiori del cuore che non sono capaci di ritmo proprio.

Quando avviene un blocco atrioventricolare completo, che può avere origine genetica o insorgere con la crescita, i ventricoli rallentano molto il loro ritmo usuale e, nei casi più gravi, arrivano a un'interruzione della loro attività.

 

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  • A cura di: Fabrizio Drago
    Unità Operativa di Cardiologia San Paolo, Palidoro-Santa Marinella, Aritmologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 28  Ottobre 2022 


 
 

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