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Atresia del duodeno

È l'ostruzione completa del duodeno nel bambino ed è individuabile già durante i primi mesi di gravidanza. L'intervento chirurgico avviene alla nascita 

Il duodeno è la prima porzione dell'intestino che segue lo stomaco, mentre per atresia duodenale si intende l'ostruzione completa del duodeno.

A causa dell'atresia il liquido amniotico che il feto normalmente deglutisce non può progredire oltre il duodeno, accumulandosi nella pancia della mamma (polidramnios = aumento del liquido amniotico).

L'atresia, come una diga chiusa, determina quindi la distensione della porzione intestinale che precede l’ostruzione e uno scarso sviluppo della porzione sottostante.

Individuabile già durante la gravidanza, interessa 1 neonato su 7000 nati vivi. Il trattamento è chirurgico e viene effettuato alla nascita.

Questa patologia non è ereditaria nel senso comune del termine, pur ricorrendo con maggiore frequenza in alcune situazioni particolari. Ad oggi le cause e i fattori responsabili della sua formazione non si conoscono con certezza, tuttavia è un problema risolvibile grazie all'intervento chirurgico.

L'incidenza dell'atresia duodenale va da un minimo di 1 bambino su 7.000 nati vivi, a un massimo di 1 bambino su 4.000 nati vivi.

Nel 50% circa dei casi vi è la possibilità che questa anomalia si associ ad altre patologie, alcune delle quali si possono individuare con le ecografie (ad esempio problemi cardiaci), mentre altre necessitano dell'esecuzione di un'amniocentesi (anomalie cromosomiche).

Qualora i genitori decidano di non eseguire l'amniocentesi, lo screening per escludere la presenza di alterazioni cromosomiche sarà eventualmente effettuato alla nascita.  

Nella gran parte dei casi non è un problema ereditario che si potrà ripresentare nelle future gravidanze.

Nel caso in cui è presente il problema, in genere, all'esame ecografico del secondo o terzo trimestre si evidenzia una dilatazione del breve tratto di duodeno, a monte dell'atresia.

Fintanto che il feto si trova nella pancia della mamma, la dilatazione aumenta progressivamente ma il bambino non risente di tale situazione, visto che è la madre ad assicurargli il nutrimento attraverso la placenta. 

Si effettuano controlli ecografici ogni 3-4 settimane per monitorare il quadro clinico fetale e individuare l'insorgere di possibili complicanze, ad esempio la valutazione del polidramnios.

Durante la gravidanza, i genitori e i medici hanno compiti differenti:

  • Il compito dell'équipe medica, è quello di fornire ai genitori tutte le informazioni necessarie per sostenere la decisione consapevole dei genitori e giungere a definire un percorso di cura condiviso per il bambino e per la mamma;
  • I genitori sono parte importante ed integrante dei programmi e dei percorsi definiti e, prima del parto, possono anche visitare il reparto dove sarà accolto e curato il bambino alla nascita in modo da familiarizzare con le persone e l'ambiente.

La diagnosi prenatale infatti serve a garantire la migliore assistenza al bambino, consentendo ai genitori di prepararsi ad affrontare l'esperienza e stabilire con l'équipe medica una relazione di fiducia già prima del parto.

È utile che il bambino nasca, quanto più è possibile, verso il termine della gravidanza.

Talvolta, il polidramnios tende ad accelerare i tempi del parto. La sede del parto verrà definita con l'équipe in considerazione delle specifiche caratteristiche del quadro clinico fetale.

L'atresia duodenale, di per sé, non richiede l'espletamento di un parto cesareo. Questo può essere necessario a volte per altri motivi ostetrici (sofferenza fetale, presentazione podalica ecc.).

L'atresia duodenale può essere corretta chirurgicamente alla nascita. Per questo il bambino è accolto nel reparto di Chirurgia Neonatale dove:

  • Per impedire che il neonato vomiti viene posizionato al bambino un sondino naso-gastrico;
  • Per nutrirlo e assicurargli un adeguato apporto di liquidi, si utilizza la flebo (liquidi per via endovenosa);
  • Per permettere al bambino di assumere tutti gli elementi nutritivi necessari, viene eseguita la nutrizione artificiale endovenosa (temporanea) anche se appare fastidiosa e ingombrante.

Una volta che il bambino ha ricevuto la prima assistenza farà gli approfondimenti diagnostici necessari per avere conferma della diagnosi, per verificare il buon funzionamento degli altri organi e apparati e per il suo stato di salute generale.

Le cure di cui il neonato ha bisogno limitano e modificano il naturale contatto madre-padre-neonato nell'immediato post-partum. È il papà, in queste situazioni, a stare accanto al bambino nelle ore che precedono l'intervento chirurgico. 

Fare conoscenza con il proprio bambino e stabilire il primo contatto in un reparto intensivo non è sempre facile, ma far sentire precocemente al neonato la presenza amorevole e familiare dei genitori è molto importante.

Per questo oggi i reparti di terapia intensiva e semi-intensiva neonatale sono aperti ai genitori e la loro presenza è considerata fondamentale.

Generalmente il bambino viene operato nei primi giorni di vita dopo una iniziale "stabilizzazione".

Non essendo l'atresia duodenale un'emergenza, prima di procedere all'intervento chirurgico si attende infatti che il bambino si adatti al suo nuovo equilibrio fuori dell'utero materno.

L'operazione consiste nell'eliminare il tratto ostruito del duodeno e nel ripristinare la continuità dell'intestino.

Nella gran parte dei casi il problema è risolto con un unico intervento.

Una volta ripreso il transito intestinale (numero di giorni variabile, ma in genere non prima del 4°-6° giorno dopo l'intervento), la mamma comincerà gradualmente ad alimentare il bambino seguendolo nei piccoli passi che lo porteranno lentamente ad assumere una quantità di latte adeguata alla sua crescita.

Per quanto riguarda l'allattamento, è importante che la mamma cominci subito dopo il parto a tirarsi il latte in modo da poter in seguito allattare il bambino al seno.

È importante sapere che, a seconda del tempo necessario affinché l'intestino operato riprenda la sua normale funzione, i tempi e i modi dell'alimentazione possono variare.

Le principali complicanze nel post-operatorio sono le infezioni: possono essere particolarmente aggressive per la fragilità paziente, propria dell’epoca neonatale, la sede dell'intervento (l'intestino, normalmente sede di batteri) e una certa maggior lentezza nella ripresa della canalizzazione.

Per prima cosa è importante sapere che il reparto è aperto ai genitori 24 ore su 24, a eccezione di alcuni momenti particolari. Sia prima che dopo l'intervento la presenza dei genitori è molto importante: il bambino li riconosce e ha bisogno di contatto.

Possiamo dire che esiste un bisogno reciproco di vicinanza e di relazione. È il papà, in queste prime ore, a garantire al bambino un primo contatto e il bambino, appena nato, può riconoscerne la voce e sentirne la presenza. 

È bene che i genitori inizino presto ad accudire il bambino (cambio pannolino, tutina ecc): nessuno lo può fare con più amore e attenzione. Se la presenza della flebo e del catetere crea disagio, le infermiere mostreranno come è meglio prendere il bambino in braccio.

I medici e gli infermieri si occupano principalmente dell'assistenza mentre i genitori garantiscono l'amore, l'attenzione, il contatto e il gioco.

La ripresa può apparire lenta, il bambino ha i suoi ritmi e bisogna imparare a seguirli e a riconoscerli. Quando i genitori riescono a sintonizzarsi con i segnali e i bisogni che il bambino mostra, lentamente anche lui sarà più presente e attivo.

Se i genitori hanno da porre domande riguardanti l'esperienza che si troveranno a vivere con il proprio figlio in chirurgia neonatale o sentono l'esigenza di essere accompagnati lungo questa esperienza, possono rivolgersi alla psicologa che fa parte dell'équipe.

Ottima dal punto di vista intestinale ma la ripresa può essere lenta e richiedere pazienza.

Superato il decorso post-operatorio e avviata l'alimentazione, il bambino gradualmente guarirà in modo definitivo dalla sua patologia anche se continuerà ad essere seguito, per qualche tempo, in regime ambulatoriale.

Dal punto di vista relazionale la triade ha il compito di elaborare gradualmente l'esperienza traumatica vissuta.

Dopo la dimissione i genitori in particolare, saranno impegnati ad imparare come allentare l'ansia e la vigilanza che hanno contrassegnato il rapporto con il proprio figlio.

 

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  • A cura di: Pietro Bagolan
    Unità operativa di Chirurgia Neonatale
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 03  Luglio 2023 


 
 

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