Per l’OMS il bambino malato cronico è: “colui che per un lasso di tempo apprezzabile si trova nell’impossibilità, in seguito al suo stato fisico, di partecipare pienamente alle attività proprie della sua età in campo sociale, ricreativo, educativo…”
Nel suo percorso di crescita il bambino malato si confronta con:
- Sofferenza fisica;
- Limiti funzionali;
- Modalità relazionali alterate, con la famiglia, i pari, il contesto sociale.
Prendendo in considerazione la “Teoria dell’attaccamento” di Bowlby. lo sviluppo cognitivo del bambino piccolo risulta strettamente legato allo sviluppo emotivo, alla qualità e quantità degli stimoli offerti, alle relazioni sociali con i pari.
La malattia e l’ospedalizzazione possano interferire in modo anche rilevante in molti aspetti dello sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino.
Ci soffermeremo quindi sugli effetti osservabili delle possibili interferenze evolutive imposte dalla malattia.
Lo sviluppo cognitivo nell’ambito della malattia può essere influenzato da:
- Ospedalizzazione prolungata;
- Limitazioni fisiche;
- Procedure diagnostiche invasive e terapeutiche.
Dobbiamo quindi tenere conto che la malattia, oltre all’abbandono di uno stato di benessere psicofisico, comporta l’allontanamento dal proprio ambiente e la possibile separazione, anche se temporanea, da una o più figure di attaccamento.
Il ricovero rappresenta la rottura rispetto alle certezze della vita quotidiana e al percorso di crescita verso l’autonomia, con la conseguente perdita di spazi propri e privati.
Il vissuto di malattia nel bambino potrebbe avere come effetti solitudine, paura, minaccia per la propria integrità, vissuti di diversità, isolamento, perdita del senso di identità e di integrità.
L’età, il temperamento, la qualità della relazione madre/ bambino, le informazioni sulla malattia, le reazioni dei genitori, l’atteggiamento del personale sanitario rappresentano le variabili che influenzano le diverse reazioni dell’ospedalizzazione.
Nel bambino che affronta la malattia cronica potremmo riscontrare immaturità rispetto ai suoi coetanei, o atteggiamenti adultomorfi come segno di adattamento estremo a una condizione limitante.
Molto importante è l’aspetto dei vissuti di genitori rispetto alla malattia del figlio.
Il sostegno psicologico che si fornisce al bambino ricoverato e alla famiglia è molto rilevante; infatti i genitori, che vivono inizialmente l’ospedalizzazione con forte angoscia, in un secondo momento tendono a mitigare le loro reazioni “negative” sentendosi rassicurati dalla presa in carico dell’equipe ospedaliera e dalla continuità di uno spazio di ascolto che viene loro dedicato e proseguito in follow up parallelamente ai controlli clinici.
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