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Pipì a letto (Enuresi notturna)

È un disturbo diffuso, spesso sottovalutato dalla famiglia, che coinvolge circa il 5-10% dei bambini di 7 anni e per loro diventa fonte di ansia 

Molti bambini bagnano il letto durante il sonno: questa condizione si chiama enuresi notturna. È un disturbo in genere benigno ma è un motivo di ansia per il bambino e per i genitori.

L'enuresi notturna viene definita come "ogni perdita involontaria di urina durante il sonno" in bambini di età superiore ai cinque anni; quindi, prima dei 5 anni, il bagnare il letto la notte può considerarsi ancora un fenomeno normale a meno che non coesistano infezioni urinarie o perdite di pipi’ rilevanti anche durante il giorno.

Nella maggior parte dei casi, la pipì a letto è causata da:

  • Una sovrapproduzione di urina durante la notte (la cosiddetta poliuria notturna);
  • Una capacità insufficiente della vescica (come se fosse più piccola);
  • Difficoltà a svegliarsi allo stimolo di vescica piena. 

L'enuresi notturna non è causata da disturbi psicologici, ma chi ne soffre può sviluppare una ridotta autostima.

La pipì a letto è indubbiamente un disturbo ereditario e in circa il 70% dei casi almeno un familiare ha o ha avuto lo stesso problema da piccolo.

Non è stato ancora identificato un gene specifico che la provoca, ma la ricerca si sta muovendo anche in questa direzione.

I bambini che soffrono di enuresi non riescono a svegliarsi di notte per fare la pipì, quando la loro vescica è piena. Per molti anni si è creduto che il sonno di chi bagnava il letto fosse troppo profondo.

Da ricerche recenti è però emerso che i bambini che soffrono di enuresi hanno un sonno di bassa qualità, con troppi risvegli incompleti e durante la notte muovono improvvisamente braccia e gambe, forse per tentare di svegliarsi.

Si tratta quindi di un problema di risveglio. Quando la vescica è piena chiunque ha uno stimolo al risveglio, stimolo che è meno forte, o che il bambino enuretico avverte meno.

Quando l'enuresi è l'unico sintomo e si manifesta solo durante il sonno è detta mono-sintomatica. Spesso è associata a un'eccessiva produzione di urina durante la notte e/o a un difetto di risveglio, ma non ci sono altri deficit fisici.

Invece, quando sono presenti sintomi vescicali durante il giorno si parla di enuresi non-monosintomatica. Ci possono essere altri problemi, soprattutto legati alla vescica, che vanno trattati prima di affrontare l'enuresi notturna.

Un problema vescicale può dipendere da un'incompleta o ritardata maturazione della vescica, che riesce a riempirsi meno di quanto ci si deve aspettare per l'età.

Tra i sintomi vescicali diurni

  • Andare in bagno troppo di frequente, o troppe poche volte, o con grande urgenza;
  • Fare pipì di volume molto piccolo;
  • Bagnare le mutandine o addirittura bagnare gli indumenti.

L'enuresi è chiamata secondaria quando non è presente da sempre, ma compare in un secondo tempo, dopo almeno un anno in cui non si è mai bagnato il letto.

In questi casi va presa in seria considerazione una causa fisica o una sindrome psicologica, per cui vanno indagati altri sintomi in tal senso.

È importante sapere che si può fare qualcosa per evitare di bagnare il letto e non limitarsi ad aspettare fiduciosi la risoluzione con la crescita. Nessun bambino dovrebbe svegliarsi in un letto bagnato, quando ci sono soluzioni semplici che spesso migliorano o risolvono la situazione.

Molti genitori invece non sanno che queste soluzioni ci sono e non sempre ne parlano con il pediatra, perché "bagnare il letto" ancora oggi non è un argomento di cui, per imbarazzo, si parla apertamente.

Deve essere ben chiarito che se un bambino bagna il letto non è colpa di nessuno: né del bambino né dei genitori. Il ‘senso di colpa' dei bambini, anche se non manifesto, contribuisce molto al senso di malessere e di imbarazzo che il bambino prova, con una conseguente perdita della stima di sé stessi e insicurezze anche in altre attività.

A loro volta, i genitori possono sentirsi colpevoli e incapaci ad affrontare una situazione difficile e poco chiara.

Se c'è qualcosa di sbagliato, quindi, è rinunciare o attendere senza agire, magari facendosi prendere dal nervosismo, con reazioni negative nei confronti del bambino.

La prima cura sta nella consapevolezza e ottimismo da dare al bambino. Questo vuol dire aiutarlo a non sentirsi solo, spiegargli che ci sono altri bambini nella sua scuola, forse nella sua classe, con lo stesso problema e aiutarlo così a combattere un naturale ma pericoloso senso di colpa.

Una completa e corretta spiegazione del perché si fa la pipì a letto, quindi, rimuove la vergogna e il senso di colpa, coinvolge il bambino e lo motiva ad affrontare la cura.

Una volta verificato che il bambino vuole affrontare il problema, si può iniziare il trattamento, innanzitutto con una visita pediatrica che escluda altre malattie.

La  visita del pediatra curante è il primo passo da intraprendere per iniziare il percorso di diagnosi e terapia dell’ enuresi.. Il pediatra curante, quindi, con una semplice visita, esclude che ci siano le rarissime malattie del sistema nervoso che controllano il funzionamento della vescica o disfunzioni anatomiche del tratto urinario. Per far questo, ispezionerà i genitali, il tono dei muscoli, la regione cutanea del sacro. Inoltre, con semplici esami delle urine e del sangue si escludono infezioni urinarie e il diabete giovanile.
Il pediatra indagherà anche se è presente incontinenza urinaria di giorno, o necessità urgente di urinare o abitudine a rimandare. Inoltre, verificherà se l'enuresi notturna si accompagna a incontinenza fecale oppure a stipsi.

Un aspetto troppo sottovalutato e invece molto importante è che molti bambini con enuresi hanno un'importante stitichezza, ma i genitori non lo sanno. Da una parte, dopo i primi anni di vita non si controlla se il bambino svuota regolarmente l'intestino. D'altro canto sono numerosi i bambini che soffrono di stitichezza, spesso per via di cattive abitudini alimentari e di abitudini di vita trascurate.

È stato dimostrato che regolarizzare l'intestino è il primo passo nella cura del bambino che soffre di enuresi notturna, e che talvolta è sufficiente per avere miglioramento o addirittura guarigione dell'enuresi.

Se non ci sono sospetti problemi anatomici e ci si trova davanti a una semplice e frequente enuresi notturna, non sono necessarie né opportune indagini urologiche invasive, ma può essere utile una ecografia dell’apparato urinario con valutazione del residuo post-minzionale.

Per capire se l'enuresi notturna dipende prevalentemente dal problema di risveglio o dalla sovrapproduzione di urine notturne, oppure se c'è un problema di vescica, il pediatra curante potrà richiedere alcuni facili test da effettuarsi a domicilio.

Il diario minzionale nel quale annotare l'orario e il volume massimo delle minzioni, per 2 o 3 giorni consecutivi (in genere si consiglia il week-end).

Confrontando i volumi annotati con i valori normali in millilitri per quell'età (che si ottengono moltiplicando per tre gli anni del bambino e aggiungendo 30) si capisce se il bambino soffre di una riduzione della capacità della vescica urinaria.

Il diario permette anche di valutare se c'è un eccessivo, o troppo raro, numero di minzioni al giorno, tenendo presente che normale per un bambino è tra 4 e 7 pipì al giorno, per cui 8 è troppo e 3 è troppo poco.

Per capire se il bambino soffre di poliuria notturna basterà annotare i volumi delle minzioni notturne. Questo si ottiene misurando il peso del pannolino la sera prima del sonno e la mattina seguente al risveglio.

La differenza nel peso dei pannolini aggiunto al volume della prima minzione mattutina rappresentano il volume totale di urina prodotta nella notte. A questo punto lo specialista potrà confrontare il risultato con i normali valori di riferimento della poliuria notturna accettati a livello internazionale.

In tutti i bambini con enuresi notturna, le regole fondamentali:

  • Trattamento comportamentale e di sostegno al bambino;
  • Buona abitudine di bere al mattino;
  • Evitare bevande gassate e caffeina il pomeriggio;
  • Mantenere regolare lo svuotamento intestinale.

Il trattamento dell’enuresi monosintomatica è di pertinenza pediatrica necessitando di una terapia medica mentre l’enuresi notturna non-monosintomatica, cioe’ associata a sintomi diurni, può essere di competenza urologica.

Per l’enuresi notturna monosintomatica, tutte le linee guida concordano sull’ adozione o di una terapia farmacologica basata sull’impiego della Desmopressina o sull’utilizzo dell’Allarme Notturno.

L’Allarme Notturno è un trattamento versatile, non farmacologico, facilmente gestibile a domicilio, privo di effetti collaterali di cui esistono diversi tipi in commercio.

L'allarme deve essere usato continuativamente per almeno 3/4 mesi prima di ottenere la risoluzione completa del problema e non deve essere sospeso per almeno 1 mese successivo. La terapia con desmopressina e l’allarme notturno possono essere anche usati in associazione.

Si è in unanime accordo di iniziare la terapia dell'enuresi notturna intorno ai 6 anni.

Per iniziare un percorso di cura, ma anche di diagnosi, è necessario che ci sia una motivazione da parte del bambino di voler risolvere il problema, o perlomeno che dia segnali in tal senso, quali domande sulla propria condizione e/o fastidio per il pannolino notturno.

Il vero grande obbiettivo nei confronti di un bambino che bagna il letto è quello di vedere un bambino felice, che può sperimentare la gioia di dormire a lungo e asciutto e di passare notti fuori casa, da un amichetto, da familiari, in albergo, senza timore e vergogna di bagnare il letto.

Non è trascurabile poi risparmiare il gran lavoro che comporta questo problema in casa, di attenzione e di biancheria da lavare nonché la non trascurabile spesa per le protezioni e i pannolini.

Si tratta poi di riconquistare la possibilità di un sonno migliore per tutta la famiglia.

Un obiettivo secondario, ma importante dal punto di vista dell'educazione, che si ottiene durante la cura dell'enuresi notturna, è quello di poter insegnare al proprio figlio che è in grado di essere responsabile, di saper contribuire al proprio benessere e di risolvere i propri problemi.

Tutto questo aumenta la stima e la fiducia che il bambino ha di sé stesso.

 

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  • A cura di: Luisa Capitanucci
    Unità Operativa di Chirurgia della Continenza e Neuro-Urologia
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 22  Maggio 2023 


 
 

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