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Clonorchiasi

Una parassitosi dovuta al trematode Clonorchis sinensis, un verme piatto molto diffuso nell'Asia Orientale. Il Clonorchis sinensis si può contrarre mangiando crostacei e pesci di acqua dolce poco cotti, crudi, essiccati o marinati 

La clonorchiasi, conosciuta anche come fasciola epatica Cinese è una parassitosi causata da un trematode, la Clonorchis sinensis, diffuso quasi esclusivamente nell'Estremo Oriente, specialmente in Cina, Corea, Vietnam e Giappone.

Tuttavia, viaggiatori provenienti dalle aree endemiche possono ospitare il parassita e importarlo nelle aree non endemiche. Inoltre, pesci congelati, essiccati o marinati contenenti il parassita possono essere esportati in aree non endemiche, per cui l’infezione può occasionalmente essere contratta anche da persone che non hanno viaggiato in zone endemiche.

Il serbatoio principale di Clonorchis sinensis è rappresentato da pesci e crostacei d'acqua dolce che, se consumati crudi, poco cotti o anche essiccati o marinati, possono trasmettere il parassita.

Dopo aver ingerito il pesce contaminato, le larve di Clonorchis sinensis (denominate metacercarie) vengono rilasciate nell'intestino dell'ospite e da qui risalgono verso il fegato, dove si stabiliscono e si trasformano in vermi adulti dopo circa 1 mese.

Più raramente possono raggiungere il dotto pancreatico e la colecisti. I parassiti adulti possono vivere per più di 20 anni e possono raggiungere i 25 mm di lunghezza. Il ciclo si completa in tre mesi e gli individui infetti eliminano le uova di Clonorchis sinensis con le feci.

Le uova possono essere rilevate nelle feci dopo tre/quattro settimane dall’esposizione al parassita.

La maggior parte dei soggetti infetti è asintomatica. I sintomi più comuni nella fase acuta sono:

  • Febbre;
  • Brividi;
  • Dolore addominale;
  • Ingrossamento del fegato;
  • Diarrea;
  • Calo ponderale.

Se i vermi ostruiscono le vie biliari è possibile avere ingiallimento delle sclere degli occhi e della pelle (ittero) e diarrea. A volte i parassiti possono danneggiare il fegato portando alla formazione di tessuto cicatriziale (fibrosi).

Complicanze dell'infezione da parte di Clonorchis sinensis possono essere calcoli biliari e pancreatiti, fino ad arrivare dopo anni, al cancro delle vie biliari (colangiocarcinoma).

Un'attenta raccolta della storia del bambino (se ha viaggiato, se ha soggiornato in Estremo Oriente o l'aver consumato pesce proveniente dall'Estremo Oriente) e una visita altrettanto accurata sono essenziali per arrivare a sospettare la diagnosi.

I valori di fosfatasi alcalina, bilirubina e la conta degli eosinofili nel sangue possono risultare aumentati. La conferma della diagnosi di clonorchiasi avviene tramite l’osservazione al microscopio delle uova del parassita presenti nelle feci.

Sono stati sviluppati ulteriori strumenti diagnostici (test sierologici, antigenici e molecolari), ma sono test al momento poco disponibili.

Ad oggi i farmaci raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il trattamento della clonorchiasi sono gli antielmintici, vale a dire i farmaci capaci di uccidere e di far espellere i parassiti intestinali. L'ostruzione delle vie biliari da parte dei parassiti può essere risolta con un intervento chirurgico.

La prevenzione si basa sulla modalità di trattamento del pesce che proviene dalle zone di diffusione della Clonorchis siniensis: deve essere ben cotto prima di essere consumato. Anche la conservazione a – 20 °C per almeno 7 giorni uccide il parassita.

Se trattata con la giusta terapia la clonorchiasi si risolve senza complicazioni nella maggior parte dei casi. Se non trattata o in caso di infezione grave si possono avere complicazioni che possono anche evolvere, nel lungo periodo, in un cancro delle vie epatiche.

 

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  • A cura di: Laura Lancella
    Unità Operativa di Malattie Infettive
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 18  Gennaio 2024 


 
 

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