>

Fibrosi Cistica e COVID-19

La storia che ha vissuto la popolazione a livello mondiale con la pandemia da SARS-CoV-2 è la storia che da decenni vivono tutti i pazienti affetti da Fibrosi Cistica 

La prevenzione e la cura delle complicanze infettive polmonari, la causa più frequente di exitus, si sono dimostrate cruciali nel migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti affetti da Fibrosi Cistica.

I trial clinici hanno dimostrato infatti che germi apparentemente ubiquitari (saprofiti, quindi non in grado di causare malattia nei soggetti sani), se presenti nelle vie respiratorie dei pazienti affetti da Fibrosi Cistica necessitano di un trattamento eradicante (vedi Pseudomonas aeruginosa), indispensabile per ridurre l'infiammazione della mucosa bronchiale, ritardare l'evoluzione del danno polmonare e quindi dell'insufficienza respiratoria.

Pertanto nella gestione della malattia sono fondamentali le misure di distanziamento sociali e isolamento del paziente da possibili contagi in casa, a scuola e nella vita sociale per prevenire infezioni virali e batteriche.  

Indossare la mascherina quando si è con gli altri, mantenere le distanze di sicurezza, non frequentare soggetti infettati da virus o da germi multiresistenti, comunicare attraverso video, social, per i pazienti con Fibrosi Cistica è la regola da decenni.

La quotidiana sterilizzazione di tutti i presidi necessari alla cura (apparecchi per aerosol, per la fisioterapia, l'ambiente e tanto altro ancora fa parte del bagaglio culturale/informativo prima dei genitori, poi dei ragazzi stessi.

Anche all'interno dei luoghi di cura, la struttura ospitante (ospedali o università) deve applicare regole rigide di segregazione del paziente affetto da Fibrosi Cistica: stanze singole, percorsi sicuri con suddivisione delle prenotazioni per ambulatori e Day Hospital in diverse giornate a seconda del germe che colonizza le vie respiratorie.

A tali regole già note, in epoca pandemica si aggiunge la necessità per accompagnatori e pazienti sopra i 6 anni (che riescano a tollerarla) di indossare mascherina ffp2 che copra naso e bocca anche negli spazi all’aperto e di rispettare la distanza di sicurezza di almeno 1 m dalle altre persone.

In sintesi, la storia che ha vissuto la popolazione a livello mondiale con la pandemia da SARS-CoV-2 è la storia che da decenni purtroppo vivono tutti i pazienti affetti da Fibrosi Cistica con le conseguenze psicologiche legate all’impossibilità di condividere con altri malati, di confrontarsi e di sostenersi a vicenda.

Nei pazienti affetti da Fibrosi Cistica qualsiasi infezione virale peggiora significativamente i danni a carico del polmone per cui, all’inizio della pandemia ci fu grande preoccupazione per i nostri pazienti considerate le complicanze infettive quali polmonite interstiziale e insufficienza respiratoria acuta.

In questi tre anni di pandemia, i Centri Italiani per la cura della Fibrosi Cistica sono stati costantemente in contatto e, per fortuna, gli esiti sono stati molto migliori del previsto.

Dalla esperienza del nostro Centro possiamo testimoniare che dalla prima ondata fino a giugno 2021 il numero dei pazienti Fibrosi Cistica positivi era molto basso e raramente con esiti gravi; tali dati sono stati confermati anche a livello nazionale ed internazionale. La popolazione più a rischio è quella sottoposta a trapianto bi-polmonare o con una severa riduzione di funzione polmonare.

Durante il primo anno di pandemia è ipotizzabile che l’abitudine dei pazienti con Fibrosi Cistica ad indossare la mascherina quando si è con gli altri ed una più rigorosa aderenza alle norme di prevenzione delle riacutizzazioni infettive polmonari, ha mantenuto molto basso il numero di pazienti che si è infettato.

Inoltre l’isolamento sociale ha consentito, come dimostrato da studi nazionali ed internazionali, un ridotto numero di ricoveri e addirittura un lieve miglioramento annuo della funzionalità polmonare e dello stato nutrizionale probabilmente per la riduzione di infezioni respiratorie e l’aumento del tempo da dedicare a dieta, terapia, fisioterapia e sport.

Come in altri settori inoltre la pandemia è stata una grossa spinta per implementare l’utilizzo della telemedicina come avvenuto nel nostro centro. 

Con la fine dell’isolamento sociale imposto a tutti, con la ripresa delle attività sociali e con l’estensione della campagna vaccinale si è assistito ad un incremento della trasmissione del virus anche tra i pazienti affetti da Fibrosi Cistica testimoniando come non fossero meno vulnerabili all’infezione.

Dal punto di vista clinico, la popolazione affetta da Fibrosi Cistica a partire dalla prima ondata di SARS-CoV-2 è risultata significativamente più sintomatica e con una espressione di malattia polmonare meno severa rispetto ai soggetti sani.

I meccanismi eziopatogenetici che potrebbero spiegare questo fenomeno a tutt’oggi non sono del tutto chiari e saranno necessari ulteriori studi.

Sicuramente un ruolo importante potrebbe averlo avuto l’introduzione dei nuovi farmaci modulatori del CFTR (Elexacaftor/Tezacaftor/Ivacaftor) avvenuta proprio in coincidenza con l’inizio della pandemia e a disposizione per la maggior parte della popolazione affetta da Fibrosi Cistica.

 

Iscriviti alla newsletter per ricevere i consigli degli specialisti del Bambino Gesù.


  • A cura di: Fabiana Ciciriello
    Unità Operativa di Pneumologia e Fibrosi Cistica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 26  Luglio 2023 


 
 

COME POSSIAMO AIUTARTI?

 

CENTRALINO

  (+39) 06 6859 1

PRENOTAZIONI (CUP)

 (+39) 06 6818 1
Lunedì - Venerdì, 8.00 - 16.00
Sabato, 8.00 - 12.45

PRENOTAZIONI ONLINE


URP

Informazioni, segnalazioni e reclami  (+39) 06 6859 4888
Lunedì - Venerdì, 8.00 - 16.00
  urp@opbg.net


UFFICIO STAMPA

 (+39) 06 6859 2612   ufficiostampa@opbg.net

REDAZIONE ONLINE

  redazione@opbg.net

DONAZIONI

  (+39) 06 6859 2946   info.fond@opbg.net

LAVORA CON NOI

  lavoraconnoi@opbg.net

VIGILANZA

  (+39) 06 6859 2460
Tutti i giorni, 24 ore su 24

  vigilanza@opbg.net