Si tratta di un'infiammazione cronica di una delle ghiandole congiuntivali che producono sebo – lo strato oleoso delle lacrime – e che sono presenti nello spessore della palpebra (ghiandole di Meibomio). L'infiammazione di queste ghiandole porta al rigonfiamento delle stesse ghiandole e della palpebra circostante.
Il calazio è caratterizzato dalla comparsa improvvisa di una tumefazione della palpebra, solitamente indolore. Col trascorrere del tempo la tumefazione si trasforma in una cisti lungo il margine della palpebra. Le dimensioni sono molto variabili e vanno da cisti minuscole, a “grano di miglio” fino a rigonfiamenti che possono provocare la chiusura della palpebra.
Spesso è possibile curare il calazio con applicazione locale o somministrazione per via generale di antibiotici e di steroidi.
Ma in alcuni casi la terapia medica non ha successo o non riesce a evitare la comparsa di complicanze. In questi casi è necessario ricorrere all'asportazione del calazio per via chirurgica. L'intervento chirurgico viene effettuato in anestesia generale nei bambini per l'assenza di collaborazione dei piccoli pazienti e consiste nell'incisione del tessuto palpebrale e nell'asportazione e pulizia della ghiandola infiammata; spesso si rende necessario apporre punti di sutura riassorbibili.
Dopo l'intervento l'occhio viene bendato fino al giorno successivo quando sarà effettuata dall'oculista la medicazione. L'intervento di rimozione del calazio non è sempre definitivo perché la malattia può recidivare.
La mancata asportazione del calazio, oltre all'inestetismo, può comportare la presenza di un focolaio infettivo con le possibili complicazioni ad esso legate.
Trattandosi di un intervento chirurgico sono possibili complicanze intra e post-operatorie.
Complicanze intraoperatorie gravi sono:
- Lesioni palpebrali (rarissima).
meno gravi:
- Emorragia palpebrale;
- Asportazione incompleta del calazio con necessità di reintervento.
Complicanze postoperatorie gravi sono:
- Le cicatrici palpebrali.
meno gravi:
- Emorragia palpebrale.
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