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Cambiamento climatico: aumenterà le epidemie virali?

Gran parte delle nuove trasmissioni dei virus potrebbe avvenire quando alcune specie animali si incontreranno per la prima volta, mentre si spostano a causa dell'aumento delle temperature 

Uno studio pubblicato su Nature, la più prestigiosa rivista scientifica a divulgazione globale, ipotizza che i cambiamenti climatici, come il riscaldamento globale, aumenteranno lo scambio di virus tra le specie animali e quindi la possibilità di nuove epidemie.

Secondo questo studio, pubblicato ai primi di Maggio 2022, nei prossimi 50 anni il cambiamento climatico potrebbe provocare oltre 15.000 nuovi scambi di virus tra i mammiferi.

È il primo studio proiettivo che scientificamente valuta come il riscaldamento globale sposterà gli habitat della fauna selvatica e di conseguenza aumenterà gli incontri tra specie diverse, in grado di scambiare agenti patogeni, e quantifica quante volte i virus potrebbero fare un salto tra le specie.

Si tratta della trasmissione zoonotica, quella che ha permesso a un coronavirus dei pipistrelli – il SARS CoV-2 – di diventare aggressivo per l’uomo determinando la pandemia da COVID-19, con milioni di morti.

Molti ricercatori sostengono infatti che la pandemia COVID-19 sia probabilmente iniziata quando un coronavirus precedentemente sconosciuto è passato da un animale selvatico a un uomo: un processo di trasmissione zoonotica, chiamato anche ‘spillover’ (salto di specie).

L’aumento del numero di virus che saltano tra le specie potrebbe innescare diverse epidemie, ponendo una seria minaccia alla salute umana e animale e fornisce una ragione in più per i governi e le organizzazioni sanitarie circa la necessità di investire nella sorveglianza dei patogeni e migliorare le infrastrutture sanitarie.

Lo studio considera che gran parte delle nuove trasmissioni dei virus avverrà quando alcune specie si incontreranno per la prima volta, mentre si spostano in luoghi più freschi a causa dell'aumento delle temperature.

Questo si verificherà di più in quegli ecosistemi ricchi di specie differenti, come le zone dell'Africa e dell'Asia, e nelle aree geografiche più densamente popolate, tra cui le regioni del Sahel in Africa, India e Indonesia.

Secondo la previsione, il numero di primi incontri tra specie diverse raddoppierà entro il 2070, creando degli ‘hotspot’ di trasmissione dei virus. Ciò vorrebbe dire che “i prossimi decenni non saranno solo più caldi, ma più malati”, dice un ecologo coautore dello studio.

Lo studio ha costruito un modello di distribuzione delle specie per prevedere dove i mammiferi si sposterebbero per trovare habitat più vivibili in funzione del riscaldamento del pianeta. Ma fattori come la capacità dei mammiferi di adattarsi alle condizioni locali o di attraversare fisicamente le barriere nei paesaggi sono difficili da prevedere.

I pipistrelli tuttavia sono coinvolti nella trasmissione virale indipendentemente da questi fattori. Infatti essendo in grado di volare hanno meno probabilità di sperimentare ostacoli allo spostamento dei loro habitat. Inoltre, sono noti serbatoi di virus e costituiscono circa il 20% dei mammiferi.

Tuttavia, prevedere il rischio di salti di specie dai mammiferi agli esseri umani è ben difficile, poiché queste ricadute avvengono in “un complesso ambiente ecologico e socio-economico umano".

D’altra parte non c'è tempo da perdere: la Terra si è già riscaldata di più di 1 °C rispetto alle temperature preindustriali, e questo sta guidando la migrazione delle specie e lo scambio di malattie.

I ricercatori invitano i Governi e la Comunità Internazionale a migliorare il monitoraggio e la sorveglianza degli animali selvatici e delle malattie zoonotiche, in particolare in alcune zone come il sud-est asiatico, migliorando nel contempo anche le infrastrutture sanitarie di quelle zone.

Una speranza nuova viene oggi dalla scienza, che è stata in grado di individuare e produrre in tempi record vaccini efficaci e antivirali contro il COVID-19, che potranno essere declinati contro altre possibili epidemie future.

Senza considerare l’utilità dell’esperienza che il mondo intero ha avuto della gestione della pandemia da COVID-19, un esercizio di prevenzione che ci permetterà di rispondere prontamente per arginare la diffusione dei nuovi virus.

 

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  • A cura di: Guido Castelli Gattinara
    Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell'Adolescente
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 23  Gennaio 2024 


 
 

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