Nel periodo successivo all'intervento di cataratta, l'involucro (capsula) che conteneva il cristallino opacizzato (cataratta) asportato può opacizzarsi e causare così un calo della acuità visiva. L'opacizzazione della capsula avviene nei pazienti pediatrici in una elevatissima percentuale dei casi (vicina al 100% nei pazienti più piccoli).
Durante l'intervento di cataratta viene infatti asportato tutto il nucleo e la parte corticale del cristallino ma viene lasciata in sede la capsula che serve da involucro e supporto per il cristallino artificiale.
La capsula può perdere la sua trasparenza perché alcune cellule al suo interno proliferano sulla superficie. Il laser ha la funzione di rimuovere l'opacità creata da queste cellule.
L'intervento (capsulotomia), nei pazienti pediatrici, va effettuato in anestesia generale.
Nei bambini il trattamento di capsulotomia laser è meno utilizzato rispetto agli adulti; generalmente infatti nei pazienti pediatrici si preferisce utilizzare la tecnica chirurgica che permette una rimozione più controllata dell'opacità secondaria.
Dopo l'intervento è possibile un certo grado di irritazione o d'infiammazione oculare, la percezione di mosche volanti e una sensibilità accresciuta alla luce.
Le cure consistono nell'instillazione di gocce e nell'eventuale assunzione di compresse per un periodo di tempo variabile, indicato dall'oculista.
Non eseguendo questo intervento, la capacità visiva è destinata a diminuire.
La presenza di una cataratta secondaria impedisce una buona visione della retina rendendo difficoltosa o addirittura impossibile la diagnosi di eventuali malattie retiniche.
Non esistono dei colliri per rimuovere l'opacità.
Sono possibili complicanze intra e postoperatorie cioè che si verificano durante o dopo l'operazione.
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