L'epilessia è una condizione neurologica che coinvolge il cervello e che rende le persone più suscettibili ad avere crisi ricorrenti non provocate.
Circa il 30% dei pazienti con epilessia sviluppano una condizione di farmacoresistenza, che consiste nella persistenza delle crisi epilettiche a dispetto dell'impiego di almeno due farmaci anti-crisi epilettica di cui il bambino soffre.
In questi casi si possono avviare gli accertamenti necessari per valutare l'effettiva indicazione a un intervento chirurgico.
Si calcola che almeno il 15-20% dei pazienti con epilessia farmacoresistente potrebbe giovarsi di un intervento chirurgico curativo.
Lo scopo della terapia chirurgica è rimuovere la lesione a causa delle crisi epilettiche. Tali lesioni, soprattutto nell’età pediatrica, possono essere molteplici e solo un corretto inquadramento diagnostico e un’accurata pianificazione pre-operatoria possono permettere un buon risultato sulle crisi, sulla sospensione dei farmaci anti crisi epilettiche e un miglioramento cognitivo dopo l’intervento.
L'identificazione della lesione epilettogena si basa sull’esecuzione di specifici accertamenti di tipo:
- Clinico: il tipo di crisi epilettiche, il profilo cognitivo/neuropsicologico ed eventuali varianti genetiche vengono attentamente valutate in ciascun bambino
- Neurofisiologico: la registrazione delle crisi epilettiche in corso di monitoraggio prolungato video elettroencefalografico permette di correlare i dati clinici e neurofisiologici con la sospetta lesione
- Neuroradiologico: l’analisi visiva e computerizzata delle immagini acquisite con la risonanza magnetica cerebrale e la PET cerebrale permettono di identificare la lesione nel 80% dei bambini candidati all’intervento.
I dati raccolti vengono sempre presentati all’interno della riunione multidisciplinare dove tutti i membri dell’equipe possono rivalutare i dati e condividere il successivo passaggio chirurgico. Tali conclusioni verranno spiegate e discusse con i genitori e, se possibile, con il bambino per arrivare ad una decisione condivisa.
Esistono almeno tre tipi di trattamento chirurgico dell'epilessia:
- Un primo tipo consiste nell'asportazione della lesione cerebrale da cui originano le crisi epilettiche;
- Un secondo tipo consiste nel disconnettere la zona epilettogena dal resto del cervello e si applica soprattutto a lesioni emisferiche dove è indicato l’intervento di emisferotomia;
- Una terza procedura permette la coagulazione Laser per via endoscopica sotto guida della Risonanza Magnetica (LITT), questa procedura chirurgica può avvantaggiarsi dall'ausilio di un robot ed è eseguita soprattutto per il trattamento chirurgico dell’Amartoma Ipotalamico.
Circa il 70% dei pazienti operati ottiene un completo controllo delle crisi epilettiche. L'assenza di crisi consente di ridurre ed eventualmente di sospendere la terapia farmacologica. E’ dimostrato che i bambini che arrivano a sospendere la terapia anti crisi hanno un miglioramento cognitivo significativo dopo l’intervento.
Ulteriori trattamenti possono essere proposti ai bambini in cui non è possibile eseguire l’intervento o perché troppo rischioso o perché controindicato data l’assenza di una possibile lesione.
In particolare i dispositivi di stimolazione cerebrale permettono di raggiungere un miglioramento delle crisi in più del 50% dei casi con un effetto che tende ad incrementare di anno in anno. I dispositivi sono di due tipi:
- Stimolatore vagale impiantato nel torace e collegato al nervo vago nel collo. Lo stimolatore funziona in maniera persistente ma in corso di crisi epilettica può generare delle stimolazioni aggiuntive che possono interromperla;
- L'impianto di dispositivi di stimolazione cerebrale profonda, che invia impulsi elettrici tramite appositi elettrocateteri ad aree del cervello individuate con estrema precisione prima dell'intervento.
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