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Ciuccio: quando e in che modo toglierlo (da A Scuola di Salute)

È una tappa dello sviluppo del bambino. Alcuni consigli utili procedere nel migliore dei modi all'abbandono del ciuccio 

  • La suzione è tra i primi riflessi della vita del neonato.
  • Nel corso dei primi 2 anni di vita, “portare alla bocca” è anche conoscere il mondo.
  • Il ciuccio va lasciato in maniera graduale e concordata con il bimbo tra i 6 mesi e l’anno. Ma se l’abbandono tarda non facciamone un dramma.
  • I possibili “effetti collaterali” del ciuccio riguardano lo sviluppo della dentatura, l’insorgenza di otiti, difficoltà nel linguaggio e la trasmissione di malattie infettive.

Quello della suzione è uno fra i primi riflessi che compaiono nella vita del neonato, un movimento automatico e spontaneo fondamentale per la sopravvivenza del neonato. Nel corso dei primi due anni di vita del bambino, alla fondamentale funzione nutritiva della suzione, si aggiungono nuove finalità.

Fra queste, il “portare alla bocca” acquista una funzione esplorativa: l’esplorazione orale diventa per il bambino la modalità preferita con cui scoprire e conoscere le caratteristiche degli oggetti che lo circondano. In questo periodo il ciuccio, la cui forma ricorda quella del capezzolo materno, acquista la funzione di calmare il bambino.

Ottenere conforto attraverso un altro oggetto, rispetto al seno materno, ma che comunque lo ricorda, aiuta il bambino a separarsi dalla figura materna e a procedere verso una prima forma di autonomia personale.

L’abbandono del ciuccio rappresenta una delle tappe centrali della crescita nel bambino, nel corso della prima infanzia. Non è possibile indicare una precisa età in cui fare a meno del ciuccio. Il ciuccio andrebbe gradualmente abbandonato tra i 6 e 12 mesi per ridurre il rischio di andare incontro a otiti. Ma il passaggio può avvenire in maniera spontanea attorno ai 2-3 anni.

È consigliabile prestare attenzione al momento in cui iniziare a fare a meno del ciuccio: è importante, infatti, evitare la concomitanza di periodi particolari, caratterizzati da cambiamenti significativi nella vita del bambino, come ad esempio il suo ingresso all’asilo, la nascita di un fratellino, il trasferimento in una nuova abitazione.

È preferibile, inoltre, che l’abbandono del ciuccio proceda in maniera graduale, cercando di limitarne l’uso nel corso della giornata. Coinvolgere direttamente il bambino può essere d’aiuto in questo delicato passaggio. Ai genitori spetta il compito di incoraggiarlo attraverso lodi e gratificazioni.

A volte, l’utilizzo del ciuccio, specie se prolungato oltre il necessario, può avere degli svantaggi, come:

  • Problemi legati all’allattamento: nelle prime settimane di vita l’uso del ciuccio può interferire con l’alimentazione, in quanto il neonato impara solo ad aspirare, senza fare movimenti con i muscoli della bocca, necessari per alimentarsi;
  • Problemi legati alla salute dentale: l’uso prolungato del ciuccio può compromettere il corretto sviluppo della bocca e della dentizione, deformando il palato e creando problemi di malocclusione;
  • Problemi legati al linguaggio: l’uso prolungato del ciuccio può comportare difficoltà nella corretta articolazione delle parole;
  • Trasmissione di malattie: il bambino che utilizza il ciuccio è più incline a contrarre malattie e infezioni, specialmente quando inizia la frequenza a scuola, dal momento che spesso il ciuccio non si mantiene pulito e può divenire un ricettacolo di germi;
  • Insorgenza di otiti: il prolungato utilizzo del ciuccio, come quello del biberon, favorisce la comparsa di otiti.

 

Questo contenuto è stato scritto da Francesca Boldrini, Rosaria Giampaolo, Francesca Terenzi ed è estratto dal numero di Maggio 2017 di A Scuola di Salute.

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Ultimo Aggiornamento: 26  Aprile 2022 


 
 

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