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Comunicazione "interrotta" tra genitori e figli

La scarsa predisposizione degli adulti all'ascolto, il peso degli impegni, la responsabilità dei nuovi modelli sociali. Come, quando e perché si interrompe la comunicazione tra genitori e figli 

"Il bambino non mi ascolta, il ragazzo/a non parla, non c'è comunicazione tra noi".
"Mamma e papà non capiscono, non mi rispondono, non mi prestano attenzione, non serve a niente parlare con loro".

Interrompere la comunicazione sembra una modalità di comportamento abituale ai giorni nostri: a scuola gli alunni, e fatto ancor più grave a volte gli insegnanti, rispondono alle chiamate del cellulare.

Nei ristoranti gruppi di amici o coppie sono impegnate al telefono mentre stanno cenando insieme e lo stesso accade nelle riunioni di lavoro, durante un colloquio importante o mentre si parla con il proprio figlio.

Spesso si vedono le mamme con il passeggino o con il figlio/a per mano che sono al cellulare, non accorgendosi dei richiami dei bambini. Si toglie così il contatto con l'altro, impedendo il fluire di una comunicazione iniziata che sicuramente, dopo l'interruzione, non sarà più la stessa.

Anche in TV, nei programmi di intrattenimento, si assiste a un continuo togliersi la parola. I conduttori a fatica riescono a far concludere un discorso, spesso tolgono loro stessi la parola dandola a qualcun altro non curanti di distrarre l'uditorio dal tema, interrompendo di fatto la comunicazione tra loro e il pubblico.

La pubblicità spezza in continuazione i programmi, i film, le trasmissioni e ci abitua a una continua comunicazione "interrotta".
Siamo immersi in uno scenario collettivo in cui passa il messaggio che è lecito interrompere il fluire della comunicazione.

La famiglia, in special modo, se al suo interno sono presenti difficoltà di interazione tra i membri, può rispecchiarsi nel modello televisivo o in generale nel modello della comunicazione "interrotta".

È questa una delle tante occasioni in cui il bambino può interiorizzare che non esiste un limite, tutti possono permettersi di "calpestare" l'altro e quasi sempre vale, anche a livello comunicativo, la legge del più invadente al quale è permesso di farsi spazio inserendosi con prepotenza nel discorso altrui.

La sera quando si rientra a casa è difficile per i genitori parlare con tranquillità ai figli, perché:

  • Si torna tardi dal lavoro;
  • Si è stanchi;
  • Incombono gli impegni domestici;
  • Non si riesce ad avere lo spazio mentale e/o la serenità alla fine di una giornata di lavoro, di dare tempo e attenzione ai figli.

Il bambino/ragazzo potrebbe invece sentire dentro di sé il desiderio di esprimere le proprie emozioni, chiarire i propri pensieri, così da verificare e rafforzare il rapporto con i genitori, giorno dopo giorno, attraverso il passaggio di informazioni, i discorsi, l'attenzione e la comunicazione diretta.

In questo contesto spesso si inserisce anche la TV che, all'ora della cena, trasmette il telefilm più amato dai ragazzi o lo sceneggiato d'azione o il cartone del momento, rendendo ancora più difficile al genitore gestire uno spazio che potenzialmente potrebbe essere di scambio comunicativo.

A questo punto il genitore si trova di fronte a due possibilità:

  • Vietare la visione, inimicandosi i figli;
  • Permetterla, accettando di ritrovarsi intorno a un tavolo come nella platea di un cinema.

Di contro anche i genitori spesso, sempre nell’ora di cena, guardano il telegiornale avvallando un modello della comunicazione "interrotta” 

A cena, in Italia, il 49% delle famiglie ha il televisore acceso a discapito del dialogo, della possibilità di scambiarsi le impressioni, le emozioni e le informazioni sulla giornata trascorsa: in poche parole, a discapito della possibilità di comunicare.

Sappiamo ancora come non sia facile a fine giornata, avere tempo per stare vicino al bambino piccolo per farlo addormentare o per parlare, se è più grande.
Non è facile:

  • Avere la forza e la pazienza di leggere una storia al bambino (non parliamo di inventarla!) per farlo addormentare;
  • Seguirlo nei compiti, stargli vicino;
  • Comunicare con il bambino/ragazzo sia a livello verbale sia non verbale: la comunicazione è "interrotta" il più delle volte dallo stesso ritmo della vita, dai cellulari che suonano, dalla televisione accesa;
  • Assecondare i ritmi, i rituali dell'addormentamento, o i tempi del pasto, modalità fondamentali per un'evoluzione sana dello sviluppo del bambino e per la creazione di una rapporto significativo.

La televisione o il computer si inseriscono massicciamente, divengono spesso un facile sostituto là dove esiste nell'adulto una difficoltà a dare limiti, alternative, spazi diversi di svago o di parola.

La comunicazione si costruisce fin dai primi momenti della vita del bambino. È importante trovare sempre spazi e tempi per stare con i propri figli.

Spesso si dice che non è tanto il tempo che si trascorre con i figli ma la qualità di questo. È vero, ma ai giorni nostri, quando non c'è mai tempo, è anche importante che i genitori trovino spazi più lunghi per stare con i bambini/ragazzi (con le variazioni dovute all'età) perché la costruzione di un rapporto ha bisogno anche di tempi adeguati per crearlo e alimentarlo.

Nel tempo che si ha a disposizione con i figli la cosa più importante è prestare loro la giusta attenzione mentale: il tempo che si dedica deve essere "per lui/lei" con meno interruzioni possibili. Ciò permette, giorno dopo giorno, di stabilire una relazione che sarà anche alla base di una buona comunicazione futura.

Significa mettersi nella condizione di ascoltare i bambini/ragazzi, rispettare i loro tempi, considerare l'altro, anche se bambino, una persona da rispettare con i suoi bisogni; significa sostenere le loro necessità, dare spazio alla fantasia e alla creatività.

In ultimo, ma non ultimo, avere la capacità di dare limiti e chiedersi sempre se quello che si sta facendo lo si fa per i figli o per rispondere ai bisogni propri (gratificazione, colmare un vuoto, sopperire alle presunte incapacità, rispondere a bisogni non soddisfatti etc).

Se rispondiamo alla seconda affermazione dobbiamo riflettere e imparare a fermarci.

Mantenere sempre una continuità di attenzione mentale. Interrompere la comunicazione, attraverso i comportamenti che abbiamo descritto,  trasmette un modello improntato a scarsa attenzione nei confronti dell'altro.

Ciò influisce sulla comunicazione e automaticamente sulla relazione che può costituirsi, alimentarsi o perdersi nel tempo e anche sull'attenzione che i bambini/ragazzi sviluppano poi rispetto ai compiti nella vita, a partire da quelli scolastici.

Si deve essere consapevoli dell'importanza di considerare e rispettare il bambino e i suoi tempi. Quello che non è stato fatto (dato) in certe fasi di sviluppo del bambino, potrebbe essere difficile da recuperare in futuro quando questi diviene adolescente.

Se si è stati in grado invece di dare (inteso come "esserci" vicino ai figli), questi potranno sentire dentro se stessi, nei momenti "fisiologici" di allontanamento dai genitori, quella "base sicura" che sarà fondamentale per le loro esperienze future.

Comunicazione "interrotta" tra genitori e figli

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  • A cura di: Paola Tabarini
    Unità Operativa di Psicologia Clinica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 28  Febbraio 2023 


 
 

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