
La Dieta Chetogena (DK) e una dieta ad alto apporto di grassi, proteine e basso contenuto di carboidrati. La drastica riduzione dell’assunzione di carboidrati (principal fonte di energia), determina un cambiamento del metabolismo che comporta la produzione di chetoni.
I corpi chetonici prodotti, in particolar modo il β-idrossibutirrato, l’acetoacetato e l’acetone diventano i substrati principali per la produzione di energia da parte dell’organismo. Tale processo, noto come chetosi, è generalmente accompagnato da acidosi metabolica.
È possibile che l’introduzione di questo regime alimentare possa inizialmente determinare l’insorgenza di diversi effetti collaterali quali nausea, stipsi, astenia e raramente difficoltà nella respirazione.
Esistono diverse versioni di dieta chetogena in base al rapporto tra grassi, proteine e carboidrati. Il macronutriente che permette di differenziare le diverse varianti di diete chetogeniche è la quantità di lipidi, rispetto ai carboidrati:
- La dieta chetogena classica (cKD), la prima dieta chetogena realizzata, è quella che presenta un rapporto grassi carboidrati più stretto (4:1);
- La dieta chetogena medium chain triglyceride ketogenic diet tradizionale (tMCTKD) all’interno della quale è presenta l’introduzione degli acidi grassi a media catena (MCT);
- La dieta chetogena medium chain triglyceride ketogenic diet modificata (mMCTKD);
- La dieta chetogena Atkins diet modificata (MAD).
Nell’elaborazione di una Dieta Chetogena è necessario definire il livello di chetosi che si vuole raggiungere. Tale livello prende il nome di “rapporto chetogenico” e rappresenta il rapporto tra i grammi di lipidi e la somma dei grammi di proteine e carboidrati. Più è alto il rapporto chetogenico, (4:1 a 1:1) maggiore è il livello di corpi chetonici circolanti.
Indicazione alla dieta chetogena sono le malattie epilettiche farmacoresistemi, ma anche specifiche patologie metaboliche. Sono in studio anche le sue eventuali applicazioni nel trattamento dell’obesità, del diabete e coadiuvanti per le malattie oncologiche.
Nei pazienti affetti da epilessia, la Dieta Chetogena induce cambiamenti nel siero dei livelli di acidi grassi, corpi chetonici, glucosio e insulina aumentando i livelli circolanti di GABA (acido amino-butirrico), l’attivazione mitocondriale, la fosforilazione ossidativa e contemporaneamente riducendo l’eccitabilità e l’attivazione neuronale, con l’effetto finale di determinare una stabilizzazione neuronale e pertanto una riduzione dell’eccitabilità delle zone epilettogene.
Se l’efficacia sulla frequenza delle crisi epilettiche è indiscutibile (riduzione di circa il 70% degli episodi dall’introduzione della dieta), gli effetti metabolici sulla crescita e sul metabolismo dell’osso sono più controversi. Sembrano esserci dati di letteratura che mostrano una riduzione della densità minerale ossea e parallelamente un aumento del rischio di fratture, ma tali risultati non sembrano univocamente confermati.
Allo stesso modo dati discrepanti sono presenti riguardo la crescita lineare in altezza e peso di questi pazienti, ma i dati presenti si basano su follow-up brevi con un massimo di due anni. Infine, per quanto riguarda i deficit di micronutrienti, e in particolare il deficit di selenio, responsabile di cardiomiopatia e allungamento del tratto ST, è necessario effettuare un monitoraggio dei livelli plasmatici, in quanto è possibile effettuare un’integrazione specifica.
Inoltre, particolare attenzione va posta al profilo lipidico di questi pazienti, in quanto ipercolesterolemie (in particolare un aumento del colesterolo LDL), ipertrigliceridemia e un aumento dei livelli di apolipoproteine B sono possibili effetti collaterali.
Una recente applicazione con buoni risultati clinici è come terapia di alcune malattie metaboliche quali il deficit del trasportatore di glucosio di tipo 1 (deficit di GLUT1), di alcune glicogenosi o del difetto di piruvato deidrogenasi (PHD). In queste tre malattie, infatti, la Dieta Chetogena rappresenta una vera e propria cura per la malattia di base, mentre in altre malattie metaboliche può lenire la progressione di alcuni sintomi della malattia stessa, e in particolar modo delle crisi epilettiche.
Relativamente al trattamento dell’obesità in età pediatrica, pochi dati sono ancora disponibili. Dati pubblicati nel 2021 hanno mostrato risultati incoraggianti riguardo l’utilizzo di tale trattamento. Effetti metabolici, oltre alla riduzione del peso, sono una riduzione del livello dei trigliceridi, del colesterolo e della pressione arteriosa, con un aumento parallelo del colesterolo “buono” (Lipoproteine ad alta densità, HDL). Infine, la presenza dei chetoni circolanti e i suoi effetti metabolici descritti precedentemente regolano il senso di sazietà, inibendolo.
Recente applicazione della Dieta Chetogena è l’utilizzo di tale alimentazione come terapia adiuvante nelle patologie oncologiche. La dieta chetogena riuscirebbe ad “affamare” le cellule neoplastiche, attraverso la riduzione della disponibilità di glucosio, mentre le cellule sane sarebbero in grado di adattarsi all’uso dei corpi chetonici come substrato energetico. Altro beneficio della Dieta Chetogena potrebbe essere legato alla riduzione dell’insulina circolante, che determina secondariamente una riduzione del insulina-like factor responsabile della proliferazione delle cellule neoplastiche.
Come tutte le nutrizioni, la dieta chetogena può essere composta da alimenti naturali o da formule precostituite e può essere somministrata per via orale o tramite supporti di nutrizione artificiale (sondino nasogastrico, gastrostomia, digiunostomia).
Iscriviti alla newsletter per ricevere i consigli degli specialisti del Bambino Gesù.