La malattia da virus Ebola è causata da 5 specie di virus appartenenti al genere Ebolavirus: virus Zaire, virus Sudan, virus Bundibugyo, virus Tai Forest e virus Reston.
Di questi, solo i primi quattro possono causare la malattia nell'uomo. Il virus Zaire fu scoperto nel 1976 in due focolai contemporanei in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo, vicino al fiume Ebola, da cui prende il nome.
Fino al 2013 ha causato numerose epidemie limitate (meno di 100 casi in periodi di settimane o di pochi mesi) in diversi Paesi africani, con tassi di mortalità spesso vicini al 90%. Nel 2014, il virus Zaire è apparso in Africa occidentale, causando un'epidemia in Liberia, Guinea e Sierra Leone (più di 15.000 casi confermati in laboratorio con tassi di mortalità del 40%).
Da allora, la specie Zaire è stata responsabile di diversi focolai nella Repubblica Democratica del Congo (ad esempio, nella provincia di Bas Uélé da maggio a luglio 2017 e nella provincia di Équateur da maggio a luglio 2018).
Il virus Sudan è quello che ha causato l’epidemia più recente, iniziata nel Settembre 2022 in Uganda e ufficialmente conclusa nel gennaio 2023. In Italia e in tutto il resto dell'Europa la malattia da virus Ebola non esiste.
Pochissimi casi si sono verificati in operatori sanitari europei che, dopo aver acquisito la malattia in Africa, sono stati trasportati in Europa per le cure necessarie.
Il virus ha come serbatoio i primati non umani (come ad esempio scimmie, gorilla e scimpanzé) e la fonte più probabile di trasmissione all'uomo è rappresentata dai pipistrelli della frutta.
La malattia si può trasmettere per contatto diretto con i fluidi corporei (o oggetti che sono contaminati dai fluidi corporei) di persone infette o animali o attraverso la pelle non perfettamente integra (ad esempio ferite o cute screpolata) o le mucose degli occhi, del naso o della bocca.
Il virus si può trasmettere anche attraverso il contatto sessuale e con il latte materno.
I sintomi della malattia da virus Ebola possono apparire da un minimo di 2 ad un massimo di 21 giorni dopo il contatto con il virus (in media da 8 a 10 giorni). Le persone non sono contagiose finché non diventano sintomatiche.
I pazienti con malattia da virus Ebola presentano febbre elevata che può accompagnarsi a mal di testa intenso, dolori muscolari, articolari e affaticamento. Il vomito e la diarrea si sviluppano frequentemente durante i primi giorni di malattia e possono portare a una disidratazione importante.
A volte si osserva un'eruzione maculopapulare (lesioni rossastre della pelle, piatte o in rilievo). In alcuni casi si possono manifestare sintomi di insufficienza del rene e di insufficienza del fegato.
Negli ultimi stadi della malattia possono presentarsi emorragie interne ed esterne (sanguinamento da gengive, congiuntive, sangue nelle feci, etc).
La diagnosi si basa anzitutto sull'osservazione dei sintomi, soprattutto nelle aree geografiche a rischio. L'esame emocromocitometrico può rivelare un basso numero di globuli bianchi (leucopenia) e di piastrine (piastrinopenia).
Gli altri esami del sangue possono dimostrare un aumento degli enzimi epatici (transaminasi).
I test diagnostici per l'infezione da virus Ebola si basano però principalmente sulla rilevazione nel sangue o in altri fluidi corporei di sequenze specifiche del materiale genetico (RNA) del virus, mediante tecniche di biologia molecolare (RT-PCR) o test sierologici per rilevare gli anticorpi.
Il virus dell'Ebola è generalmente rilevabile nei campioni di sangue entro tre giorni dall'insorgenza dei sintomi.
Un trattamento efficace della malattia da virus Ebola richiede un'assistenza di supporto per correggere la disidratazione e la conseguente perdita di elettroliti e prevenire lo shock.
Non ci sono farmaci approvati per il trattamento della malattia da virus Ebola. Tuttavia, sono state somministrate diverse terapie sperimentali (farmaci antivirali, anticorpi monoclonali) durante i recenti focolai. Ma a oggi nessuna è stata ufficialmente autorizzata per il trattamento della malattia.
A oggi è disponibile un vaccino, approvato per la prevenzione del virus Ebola Zaire, che viene utilizzato solo nelle aree dove sono in corso epidemie. Il vaccino viene fortemente raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità a tutte le persone che sono venute a stretto contatto con casi confermati di Ebola e agli operatori sanitari.
Tuttavia, il vaccino da solo non basta per contenere la malattia. Per questo è necessario adottare specifiche misure di prevenzione dal contagio.
Durante la malattia acuta, misure rigorose di isolamento dei casi e l'uso corretto dei dispositivi di protezione individuale sono essenziali per prevenire la trasmissione agli operatori sanitari.
I pazienti guariti possono continuare a eliminare il virus dalle urine, dalle secrezioni e dal latte materno.
In altre parole, continuano ad essere contagiosi. Quindi va posta particolare attenzione alla prevenzione della trasmissione del virus nel periodo di convalescenza.
Il recupero dei pazienti dipende da una buona assistenza clinica di supporto e dalla risposta immunitaria del paziente stesso. Gli studi dimostrano che le persone guarite dall'infezione del virus Ebola hanno anticorpi che possono essere rilevati nel sangue fino a 10 anni dalla guarigione.
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