
La fibrosi cistica (FC) è causata da un difetto nella funzionalità del canale del cloro, canale formato da una lunga proteina, la proteina CFTR che ha la funzione di trasportare lo ione cloro. Il difetto funzionale è causato da un'alterazione (mutazione) del gene CFTR che provoca la produzione di una proteina CFTR anomala.
Per almeno 40 anni si è notata una significativa differenza nella mortalità e nella sopravvivenza tra maschi e femmine affetti da fibrosi cistica. Negli anni '90, studi epidemiologici sulla progressione del danno polmonare e sulla mortalità hanno infatti dimostrato un andamento più sfavorevole nelle femmine rispetto ai maschi.
La maggiore mortalità femminile rispetto ai maschi, dimostrata su un campione di oltre 21.000 pazienti del Registro della "Cystic Fibrosis Foundation" nordamericana, non dipendeva dalla nutrizione, dal tipo d'infezione polmonare, o da differenze di età alla diagnosi ma solo dalla minore funzionalità polmonare delle femmine rispetto ai maschi.
In realtà, nei bambini con fibrosi cistica, molti fattori possono influenzare la progressione e la gravità della malattia polmonare e dell'insufficienza respiratoria:
- Le differenti mutazioni del gene CFTR provocano alterazioni più o meno gravi degli organi coinvolti dalla malattia come bronchi, dotti biliari e dotti pancreatici;
- L'aumentata viscosità dei dotti a livello polmonare facilita la colonizzazione e la moltiplicazione batterica che, a loro volta, provocano un'infiammazione polmonare più grave e di conseguenza una più rapida progressione dei danni polmonari.
La ricerca delle cause possibili di questa particolare suscettibilità del sesso femminile ha individuato una possibile spiegazione nelle differenze ormonali tra maschi e femmine.
È stato dimostrato che il principale estrogeno, il 17-Beta-estradiolo, riduce la secrezione di ioni cloro dalle cellule epiteliali e quindi il passaggio di liquidi nei dotti. Questo fenomeno è più accentuato durante la fase mestruale.
La minor quantità di liquidi provoca un aumento della viscosità e riduce di conseguenza la possibilità di rimozione delle secrezioni bronchiali. La conseguenza è che aumentano le riacutizzazioni infettive polmonari.
Alcuni studi hanno dimostrato che gli estrogeni fanno anche aumentare i mediatori dell'infiammazione come l'Interleuchina 23 e l'Interleuchina 17.
Nel tempo, gli studi epidemiologici sui malati di fibrosi cistica hanno permesso di escludere il differente profilo ormonale tra le cause della differenza di mortalità tra maschi e femmine dimostrando invece che le differenze sociali di genere sono state la vera causa di più precoce mortalità nelle donne.
Gli studi epidemiologici effettuati negli anni 2000 hanno dimostrato una progressiva riduzione delle differenze di sopravvivenza delle femmine rispetto ai maschi che si erano registrate negli anni precedenti.
Negli anni 1970-74 la sopravvivenza media era di 26.6 anni nei maschi e di 19.7 anni nelle femmine, differenza confermata anche dai dati statistici degli anni 1985-89 (36.7 anni nei maschi e 28 anni nelle femmine).
Nel 2003, l'età media di sopravvivenza era salita a più di 40 anni ma si manteneva la stessa differenza tra i sessi: 50 anni per i maschi, 43 anni per le femmine. Solo nell'ultimo decennio da alcune valutazioni epidemiologiche di singoli centri emergono minori differenze nella sopravvivenza tra maschi e femmine (poco più di 2 anni).
I motivi alla base di questo cambiamento
Studi epidemiologici recenti hanno dimostrato che nei bambini e negli adolescenti la funzionalità polmonare e la nutrizione sono migliori nel sesso femminile rispetto al sesso maschile.
Il trattamento della fibrosi cistica è sicuramente diventato più aggressivo ed efficace ed è indirizzato alla prevenzione delle complicanze della malattia. È diventato anche più specifico, merito di nuovi farmaci per la prevenzione e la cura delle complicanze.
Uno studio epidemiologico sulla sopravvivenza dei pazienti con fibrosi cistica è stato condotto recentemente negli Stati Uniti e in Canada. Questo studio ha dimostrato un notevole miglioramento dello stato nutrizionale e della funzionalità polmonare, soprattutto nei pazienti più giovani.
Nonostante ciò, i dati di sopravvivenza evidenziano ancora una notevole differenza. La sopravvivenza è di circa 10 anni minore negli Stati Uniti rispetto al Canada.
Poiché è stato dimostrato che le strategie farmacologiche (farmaci e modelli di cura) sono sovrapponibili nei due Paesi, la differenza nella sopravvivenza sembra possa essere attribuita a un ritardo di almeno 10 anni nel miglioramento dello stato nutrizionale dei pazienti degli Stati Uniti rispetto ai pazienti canadesi.
L'analisi di questi risultati ha favorito una rivalutazione delle strategie di cura dello stato nutrizionale attraverso iniziative e interventi a più livelli che vanno dal miglioramento dello screening neonatale ai percorsi assistenziali (migliore qualità di cura, miglioramento dell'accesso alle cure) per garantire il miglioramento continuo della funzionalità polmonare che rimane il fattore più importante anche ai fini della sopravvivenza.
Si può concludere che, per i pazienti con fibrosi cistica, la differenza di genere può essere annullata nei Paesi in cui le differenze sociali di genere sono minime perché non c'è nessuna ragione intrinseca (si esclude anche la differenza ormonale) per una maggiore compromissione delle femmine rispetto ai maschi nella funzionalità respiratoria e nella nutrizione.
Anche dopo la pubertà, sono le differenze sociali di genere a diminuire l'aspettativa di vita nelle donne, lo dimostrano gli studi epidemiologici dei centri Fibrosi Cistica di Toronto e di Londra. Potenzialmente, alcuni svantaggi sociali presenti anche nei Paesi industrializzati, possono avere conseguenze negative per le donne con malattie croniche.
Naturalmente, se saremo in grado di garantire per tutti il migliore accesso alle cure in età precoci (indispensabile lo screening neonatale) associato a una più diffusa applicazione dei nuovi trattamenti (qualità delle cure), saremo in grado di annullare definitivamente le differenze nell'aspettativa di vita tra maschi e femmine con la stessa malattia.
I centri di cura in cui continuano a sussistere differenze di genere nella funzionalità respiratoria e nell'aspettativa di vita dei pazienti con fibrosi cistica, hanno il dovere di rivedere le pratiche cliniche e i percorsi diagnostico-terapeutici adottati.
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