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Le guerre nel mondo: come proteggere i bambini dai contenuti di televisione e internet

I bambini vanno protetti da ciò che riguarda la guerra, poiché non hanno gli strumenti per poter affrontare questa tematica 

Negli ultimi mesi sarà capitato a molti genitori o nonni di dover rispondere a domande difficili da parte dei loro bambini: “Che cos’è la guerra? Perché si fa la guerra?” Questo perché la TV trasmette continuamente notizie e immagini angoscianti di distruzione e morte, che preoccupano noi adulti, e di conseguenza i nostri piccoli.

Già in passato la pandemia, il lockdown, il timore del contagio, i tragici bollettini dei morti quotidiani, hanno causato forte turbamento nei bambini e negli adolescenti, a volte con veri danni sulla loro salute e serenità mentale. Oggi il moltiplicarsi delle guerre, anche in un Paese vicino, può causare paura e ansia, specie perché le immagini dei nostri Telegiornali sono diventate esplicite.

I bambini e i ragazzi conoscono già la ‘guerra’: i più piccoli dalle favole dove il cattivo combatte con il buono; i più grandi dalla storia che studiano a scuola.

Ma la guerra che conoscono è una guerra astratta, lontana nel tempo, distante nello spazio o solo virtuale. Mentre ora questa guerra è percepita – anche attraverso gli adulti – come qualcosa di reale che fa paura, specialmente se ci si trova a viverla e vederla con i propri occhi, senza filtri di alcun tipo.

Bambini in fuga dal proprio Paese, città in fiamme, missili, razzi, aerei militari, ospedali distrutti, bambini orfani, mamme abbandonate, sono immagini difficili da capire e da accettare, specialmente se guardate con gli occhi di un bambino.

Tutto questo dramma, senza un adeguato supporto informativo ed emotivo, può generare un senso di paura e smarrimento nei bambini e provocare conseguenze psicologiche e neuro evolutive nel breve e lungo termine.

In un mondo sempre più digitalizzato, dove l’utilizzo di internet e dei social media è sempre più precoce sin dall’infanzia, è fondamentale che genitori e caregiver, pediatri e insegnanti, intervengano limitando sia l’esposizione ai notiziari TV sia l’utilizzo di media device e social network.

Un’indagine recente rivela che un terzo dei bambini tra 5 e 11 anni e il 6% dei bambini tra i 3-4 anni è un utilizzatore di “TikTok” e ha accesso ai video presenti in quello che è il social più utilizzato al mondo tra i giovanissimi.

Il rischio che questi piccolissimi vengano esposti a realtà traumatizzanti è molto alto. I bambini della prima infanzia vanno assolutamente protetti da ciò che riguarda la guerra, in quanto troppo piccoli e senza gli strumenti per poter affrontare questa tematica.

Nei bambini così piccoli la guerra e le immagini di guerra generano soltanto emozioni negative, incubi, paure, angosce, difficilmente contenibili anche dal supporto genitoriale: non sono necessarie, quindi vanno evitate.

Quelli più grandi vanno invece tutelati con un accompagnamento attento e rassicurante, dando risposta alle loro domande e accogliendo le loro paure, spiegando le differenze e le protezioni di cui loro possono usufruire.

Anche gli adolescenti possono risentire delle notizie di guerra e vanno accompagnati e rassicurati nelle loro angosce dai parenti adulti.

Come fare?

  • Innanzitutto, parlare di quello che sta succedendo nel mondo, non negare il problema ma affrontarlo insieme, per facilitare l’espressione di timori e angosce;
  • Parlare in modo chiaro ma allo stesso tempo tranquillo e rassicurante con i bambini, solo a partire dalla seconda infanzia, facendosi aiutare da racconti e/o fiabe per spiegare quello che sta avvenendo nel mondo;
  • Ascoltare i loro bisogni e le richieste, favorendo un dialogo costruttivo;
  • Insegnare ai piccoli il valore della solidarietà, coinvolgendoli in atti propositivi, volontariato, e gesti concreti per donare speranza e possibilità di risoluzione;
  • Essere sempre presenti durante la visione di telegiornali e delle notizie dal mondo, fornendo loro spiegazioni per quanto possibile rassicuranti;
  • Limitare al massimo l’uso di social media e sorvegliare sui contenuti visualizzati;
  • Intercettare precoci segnali d’allarme di natura psicologica e comportamentale al fine di intervenire rapidamente a supporto del bambino, con l’ausilio del pediatra e degli esperti;
  • Rassicurare e proteggere il bambino facendolo sentire comunque al sicuro.

 

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  • A cura di: Giulia Spina°, Guido Castelli Gattinara**
    *Unità Operativa di Pediatria Generale
    **Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell'Adolescente
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 19  Gennaio 2024 


 
 

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