Nel corso della prima infanzia, periodo in cui si va alla scoperta e all'apprendimento del mondo esterno e interno, può accadere che il sonno dei bambini sia disturbato da:
- Difficoltà di addormentamento;
- Risvegli;
- Incubi;
- Terrore notturno.
Gli incubi sono sogni spaventosi che si manifestano nella fase REM - Rapid Eye Movement - del sonno (fase in cui il cervello è molto attivo).
Essi tendono a presentarsi nella seconda parte della notte, quando il sonno REM è più frequente. Incubi occasionali sono molto comuni nei bambini, addirittura fino al 75%, ma un vero e proprio disturbo da incubo si presenta con una frequenza che va dal 2 al 6%.
Gli incubi provocano spesso il risveglio del bambino, con possibili reazioni di urla e pianti dovute a emozioni intense come la paura o la rabbia, ma anche l’imbarazzo e il disgusto.
Tali emozioni si possono manifestare durante il sogno, al risveglio o quando il bambino racconta il sogno dopo essersi svegliato. Spesso, il bambino che ha appena avuto un incubo chiama i genitori ed è in grado di raccontare gli aspetti principali del sogno e le cose che lo hanno spaventato.
Il contenuto degli incubi può variare a seconda dell’età: le immagini di mostri o altri elementi fantastici sono spesso presenti nei sogni dei bambini piccoli, mentre gli adolescenti possono sperimentare scenari più realistici legati a eventi stressanti diurni o a eventi traumatici.
Un incubo è un evento normale?
Nel bambino gli incubi si ricollegano spesso a:
- Eventi accaduti nella vita reale e quotidiana come un allontanamento, un litigio a scuola, un film, un'esperienza paurosa;
- Eventi che possono accadere come un'interrogazione, un esame o una situazione da affrontare che crea angoscia.
Gli incubi sono dunque da considerarsi un evento normale, che fa parte dello sviluppo e della vita di ogni bambino.
Come ci si deve comportare di fronte ad un incubo?
Se il bambino si risveglia spaventato da un incubo, il genitore deve rassicurarlo fino a che la paura non scompare. Può ascoltare il racconto del brutto sogno o anche invitare il bambino a disegnarlo.
È preferibile che il genitore assuma un comportamento calmo e coerente e suggerisca al bambino pensieri positivi, immagini rilassanti e situazioni tranquille e potrebbe essere utile aiutarlo a distanziarsi dai contenuti spaventosi.
Successivamente, durante il giorno, si può riparlare con il bambino di ciò che è avvenuto per spiegargli cosa sono gli incubi, che a tutti capitano e la differenza tra realtà e immaginazione.
Non è consigliabile assecondare la paura del bambino, controllando, ad esempio che dietro la porta non ci sia il mostro incontrato durante il sogno: questo comportamento, infatti, rischia di confondere il bambino, specialmente nella prima infanzia, quando può esserci maggiore difficoltà nel distinguere la fantasia dalla realtà.
Il terrore notturno, evento che compare nella prima parte della notte (fase di sonno lento e profondo che viene denominata NON-REM), consiste anch'esso in un risveglio agitato accompagnato spesso da grida, sudorazione e intensa agitazione, spesso con tachicardia.
A differenza dal risveglio causato dall’incubo, però, quando si verifica un episodio di terrore notturno il bambino è solo apparentemente sveglio, non riconosce i familiari, appare confuso e disorientato, anche se solitamente torna rapidamente a dormire e non ricorda l'episodio al mattino.
Gli episodi sono generalmente brevi (da alcuni secondi a un massimo di mezzora) e raramente si verificano più di una volta in una notte.
Più di un terzo dei bambini fanno esperienza di terrore notturno, con un picco di incidenza attorno ai 18 mesi, che si riduce progressivamente fino al 20% a 9-10 anni. A volte al terrore si associa sonnambulismo (il bambino può cercare di alzarsi dal letto e camminare).
A differenza dell'incubo, nell'episodio di terrore il bambino può essere infastidito da interventi volti a calmarlo. Il mattino dopo, il bambino non ricorda nulla dell'episodio e non appare turbato. Diversamente dall'incubo, non c'è infatti un'elaborazione mentale e una consapevolezza dell’episodio.
Come ci si deve comportare di fronte a episodi di terrore notturno?
In caso di terrore notturno, il coinvolgimento emotivo dei genitori che assistono all'episodio è forte e c'è il desiderio di intervenire per interromperlo.
È bene però non svegliare il bambino né cercare di interrompere gli eventi e i suoi comportamenti. Intervenendo, i genitori rischiano di prolungare l'episodio o intensificare l'agitazione del bambino.
La cameretta dovrebbe essere messa in sicurezza, privandola di eventuali oggetti pericolosi come forbici e annullando fonti di pericolo come finestre aperte. Se il bambino tende a camminare nel sonno, il genitore dovrebbe limitarsi ad accompagnarlo dolcemente nel suo letto.
Considerando che il bambino al mattino non ricorderà nulla, non è consigliabile raccontargli l'accaduto: si rischia di generare preoccupazioni riguardo al sonno: "che mi succede quando dormo? Perché non ricordo niente?".
È opportuno che i genitori accertino che il bambino dorma abbastanza: la deprivazione di sonno, infatti, può modificare la qualità del sonno profondo e compromettere il benessere psicofisico, il funzionamento scolastico e le relazioni interpersonali.
Alcuni accorgimenti possono essere di aiuto.
- L'esposizione a contenuti violenti riprodotti su dispositivi elettronici o alla TV potrebbe contribuire agli incubi e dovrebbe essere evitata come parte dell'educazione sull'igiene del sonno e della routine prima di coricarsi;
- Creare una routine serale rilassante, andare a letto sempre alla stessa ora, creare un ambiente confortevole;
- Uscire dalla stanza prima che il bambino si addormenti, perché possa acquisire la capacità di addormentarsi in autonomia;
- Fare attenzione alle abitudini alimentari del bambino: evitare sostanze eccitanti (zuccheri, tè, caffè) dopo il primo pomeriggio e rispettare gli orari dei pasti;
- Migliorare la conoscenza delle emozioni negative nel bambino, come la paura, attraverso testi e storie in cui il protagonista riesce a superare le proprie paure.
Momenti di rilassamento, di comfort e di relazione da includere nella routine dell’addormentamento con:
- La lettura di un libro;
- Il racconto di una storia;
- Una ninna-nanna per i più piccini;
- Il bacio e l’abbraccio della buonanotte;
- Un peluche, una copertina, un giocattolo da avere accanto durante la notte con una funzione rassicurante.
Di solito, queste manifestazioni si risolvono con la crescita senza interventi particolari.
Per accertare che il bambino presenti effettivamente episodi di terrore notturno e per escludere altri problemi, per esempio condizioni neurologiche, è opportuno che i genitori consultino un medico se si ripetono nel tempo.
Anche nei casi in cui le manifestazioni non si risolvano spontaneamente, potrà essere di aiuto consultare il pediatra per valutare l’eventuale presenza di cause mediche e uno psicologo.
Infatti, se il sonno disturbato dovesse prolungarsi a lungo nel tempo, potrebbe incidere in modo importante sullo sviluppo emotivo e comportamentale del bambino e della famiglia.
L’intervento psicologico più diffuso per trattare i problemi di sonno nei bambini è a orientamento cognitivo-comportamentale, con momenti di psicoeducazione rivolti ai genitori volti a fornire informazioni sul sonno nelle diverse fasi evolutive e strategie per favorire la qualità del sonno e, più in generale, il benessere del bambino.
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