Inserimento del bambino nella scuola dell'infanzia

Momento particolarmente delicato nello sviluppo di ogni bambino. Le eventuali possibili difficoltà di inserimento vanno affrontate e risolte con tranquillità e pazienza. In rari casi ci si può avvalere dell'aiuto dello psicologo o del neuropsichiatra 

L'ingresso alla scuola dell'infanzia è un momento particolarmente delicato ed importante nel processo di crescita di individuazione personale di ogni bambino. Da un rapporto limitato alla stretta relazione con i familiari, il bambino viene ad inserirsi in una nuova situazione ambientale e sociale in cui diventa capace di stabilire relazioni con altri individui, coetanei ed adulti, che non appartengono alla famiglia.

Si può considerare favorevolmente l'ingresso alla scuola dell'infanzia verso i due anni e mezzo, periodo in cui, sia pure con un'ampia variabilità da un bambino all'altro, sono state acquisite funzioni come il linguaggio, la comprensione dell'ambiente e l'autonomia degli sfinteri.
È fondamentale che in questo passaggio il bambino sia sostenuto dai genitori e dall'ambiente, affinché l'inserimento avvenga nel modo più sereno e armonico possibile e si realizzi così un momento di crescita per il bambino e, indirettamente, per la famiglia.

Spesso i bambini possono presentare difficoltà nell'adattarsi alla nuova situazione.
Manifestazioni di ansia (risvegli notturni, enuresi, tic, etc.) regressioni comportamentali come ad esempio tornare a comportamenti precedenti meno autonomi, la richiesta di alimentarsi con il biberon, regressioni del linguaggio, alterazioni dell'appetito sono molto frequenti e in genere transitori e non devono allarmare. Tendono a risolversi spontaneamente quando il bambino acquisisce sicurezza nella nuova situazione.


Tuttavia, se queste manifestazioni persistono, possono rivelare un disagio più profondo le cui cause sono legate in genere a difficoltà di sviluppo o a difficoltà di relazione.
In particolare può essere in causa una difficoltà nel processo di separazione-individuazione dalle figure primarie, in primo luogo dai genitori.


In ogni caso, di fronte alle difficoltà occorre parlarne, sia tra i genitori che con gli insegnanti, e collaborare per comprendere la difficoltà del bambino. È inoltre molto importante verificare che non siano presenti difficoltà neuropsicologiche non riconosciute che impediscono al bambino di apprendere con facilità o di relazionarsi adeguatamente con le persone non familiari.
Quando le difficoltà di inserimento persistono, occorre chiedersi se ci fossero problemi specifici non ancora riconosciuti.
Bisogna porsi alcune domande per comprendere meglio come procedere:

  • Sono presenti problemi di tipo neurosensoriale? Il bambino ci vede bene? Ha un udito nella norma?
  • C'è per caso un ritardo dello sviluppo? Ha un ritardo motorio o difficoltà nella capacità di comprensione? Si comporta come fosse più piccolo dei suoi coetanei?
  • C'è un disturbo del linguaggio? Non si esprime adeguatamente per la sua età e/o non comprende il linguaggio degli altri?
  • Ha difficoltà di socializzazione? È ritirato/isolato, non gioca con gli altri? Gioca in modo solitario?
  • Sono presenti situazioni di svantaggio culturale o sociale? È inserito in un ambiente sociale o culturale molto diverso dal suo, è un bambino migrante o esule?
  • È triste, angosciato, piange facilmente ? Ci sono stati eventi traumatici recenti in famiglia? Lutti, conflittualità, trasferimenti, separazioni?

In questi casi è consigliabile consultare il Neuropsichiatra Infantile o lo Psicologo per valutare la natura di tali difficoltà in modo da facilitarne il superamento.

Per valutare i problemi specifici che possono ostacolare l'adattamento del bambino alla scuola dell'infanzia, ci si avvale di accertamenti come quelli per i difetti visivi e uditivi.
Si può inoltre verificare la presenza di eventuali disturbi cognitivi, i disturbi che interferiscono con i processi implicati nella conoscenza, attraverso una batteria di test composta da test di intelligenza, test neuropsicologici (che misurano principalmente le abilità di linguaggio) e interviste cliniche per valutare la presenza di eventuali disturbi del comportamento o della socializzazione.
La metodologia comprende un'attenta valutazione clinica e un'osservazione del comportamento del bambino, nonché la consulenza con i genitori, gli insegnanti e quanti si prendono cura di lui. 

In caso di positività dei test e di presenza di problemi specifici è necessario preparare e attuare un intervento abilitativo e/o terapeutico personalizzato in relazione alle difficoltà del bambino che sono emerse dalla valutazione e prevedere, a seconda dei casi, un piano educativo specifico.

Solitamente è sufficiente favorire l'inserimento nella scuola dell'infanzia seguendo alcuni semplici accorgimenti. È importante per esempio che si rispettino i tempi e i comportamenti propri di ogni bambino, adattandosi alle sue necessità, senza tuttavia cedere ad eventuali "capricci":

  • Inizialmente è importante affiancare il bambino nell'incontro con gli altri bambini, nell'esplorazione dell'ambiente, dei giochi e del materiale didattico e rassicurarlo sulla capacità dell'ambiente e dell'insegnante di prendersi cura di lui e dei suoi bisogni (mangiare, bere, andare in bagno, riposarsi);
  • L'insegnante illustrerà ogni giorno il programma delle attività per rendere l'ambiente prevedibile e rassicurante;
  • Il bambino dovrebbe disporre di un piccolo spazio-contenitore soltanto suo (armadietto, scatola o altro) dove riporre le proprie cose;
  • È possibile che il bambino porti un oggetto da casa che potrà conservare nello zaino o nell'armadietto;
  • L'abbigliamento dovrà essere semplice e comodo ed è consigliabile fornire un cambio di biancheria e pantaloncini per eventuali incidenti;
  • È opportuno facilitare la conoscenza con gli altri bambini attraverso dialoghi che lo incoraggino ad avvicinarsi agli altri e alle loro esigenze.

Nei bambini con difficoltà specifiche, tali accorgimenti andranno attuati tenendo conto delle difficoltà del bambino. L'inserimento dovrà avvalersi di un piano di intervento specifico da realizzare in collaborazione con la scuola. L'inserimento potrà richiedere l'aiuto di insegnanti specializzati o educatori dedicati.


Ultimo ma importante suggerimento: i genitori devono riflettere sulle proprie ansie e preoccupazioni.
Spesso sono proprio le difficoltà dei genitori nel separarsi dal bambino per avviarlo alla propria individualità/indipendenza che vengono vissute implicitamente/empaticamente dal bambino.
Il bambino esprimerà il proprio disagio con comportamenti di opposizione, di evitamento e di rifiuto.

 

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  • A cura di: Floriana Costanzo e Simonetta Gentile
    Unità Operativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza
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Ultimo Aggiornamento: 12 settembre 2022


 
 

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