Inserimento del bambino nella scuola primaria

È un passaggio importante nella vita del piccolo e richiede quindi impegno e attenzione. Ecco come facilitarlo e come aiutare il bambino a superare le possibili difficoltà iniziali  

L'ingresso in scuola primaria avviene per il bambino durante il completamento di un processo di sviluppo emotivo, affettivo e cognitivo che gli permette di passare a un mondo basato su una realtà governata da regole condivise, la scuola, in cui dovrà fare uno sforzo di adattamento, adeguandosi a ciò che la realtà gli richiede.

È un passaggio importante perché il bambino sente per la prima volta che gli viene richiesto di imparare e che sarà valutato rispetto a quanto si impegna. Di solito, il bambino avverte il cambiamento del passaggio come una situazione nuova in cui ci sono aspettative da parte degli adulti  su di lui, prima di tutto da parte dei genitori, ma anche dell’insegnante, che diviene importante come figura che sostituisce il genitore.

Per poter affrontare con facilità l'ingresso in scuola primaria il bambino deve aver maturato il piacere di impararee deve possedere delle competenze, tra cui:

  • Uno sviluppo cognitivo adeguato;
  • Un'adeguata capacità motoria e di coordinazione tra quel che vede e quello che fa (coordinazione visuo-motoria);
  • Adeguate capacità visive e uditive;
  • Padronanza del linguaggio, sia nel comprendere sia nell’esprimersi;
  • Capacità di avere attenzione e di mantenerla;
  • Capacità di elaborare i simboli. 

Deve inoltre essere in grado di entrare in relazione con gli altri, riconoscendo e rispettando le regole del gruppo.
In sintesi il bambino, al suo ingresso nella scuola primaria, deve poter integrare gli aspetti cognitivi, emotivi e sociali. 

È molto importante che durante tutta la durata della scuola dell'infanzia, che precede la scuola primaria, in particolare nell'ultimo anno, gli insegnanti abbiano osservato le competenze e lo sviluppo affettivo ed emotivo dei bambini, e che i bambini siano stati guidati verso la loro acquisizione.

Questo può permettere di capire se il bambino sia veramente pronto all'ingresso in scuola primaria o se sia meglio aspettare un anno ancora per permettere una migliore maturazione, sia nel caso di ingresso in età regolare sia nel caso di ingresso anticipato a 5 anni.

Non tutti i bambini si adattano subito alla nuova situazione dopo l’ingresso nella scuola primaria: c’è, infatti, una grande variabilità tra i bambini, conseguenza soprattutto dei differenti tempi di maturazione. Di solito, si può vedere se ci sono difficoltà a partire dalla metà circa dell’anno scolastico. 

Manifestazioni di ansia come risvegli notturni, enuresi, tic, e altro, possono verificarsi, ma sono in genere temporanei e non devono allarmare. Le manifestazioni di ansia tendono a risolversi spontaneamente quando il bambino acquisisce sicurezza nella nuova situazione. Tuttavia, manifestazioni d’ansia che durano nel tempo possono essere indicative di un problema più profondo le cui cause sono legate in genere a difficoltà di sviluppo o a difficoltà affettive/relazionali.

Potrebbero, cioè, essere presenti difficoltà visive, uditive, di apprendimento o cognitive che, impedendo al bambino di apprendere con facilità, genereranno ansia e la tendenza a evitare o rifiutare l'apprendimento e la scuola.
Oppure, l’ansia del bambino potrebbe essere attribuibile ad aspettative elevate dei genitori o al confronti con fratelli maggiori “bravi”.

Alcuni bambini, inoltre, possono avere difficoltà, per motivi che è importante indagare, a stare fermi tante ore e/o ad accettare il nuovo sistema di regole, più rigido di quello della scuola dell’infanzia. A volte tutti questi problemi possono essere presenti insieme.

In ogni caso, occorre capire i segnali del bambino e parlarne, sia tra i genitori sia con gli insegnanti, collaborando per comprendere le difficoltà. Qualora le difficoltà durassero più a lungo, è consigliabile consultare il Neuropsichiatra Infantile o lo Psicologo, per valutare la possibile presenza di problemi particolari come difficoltà neurosensoriali, difficoltà di apprendimento, deficit cognitivi, disturbi del linguaggio, situazioni psicopatologiche o di svantaggio culturale o sociale. Dal neuropsichiatra infantile e dallo psicologo può venire anche l’aiuto necessario, che potrebbe essere una terapia neuropsicologica, di linguaggio, una psicoterapia, il sostegno scolastico, o altro ancora.

È necessario trovare un equilibrio tra lasciare al bambino il suo tempo di adattamento e intervenire per non lasciarlo privo di aiuto con le sue difficoltà. Quindi, farlo sentire capito e aiutato dai genitori, e non metterlo a confronto, in condizioni di svantaggio, con i bambini della stessa età.

Una particolare attenzione va data all’inserimento nella scuola primaria di bambini di altre culture, che ancora non hanno ben imparato la lingua italiana. Essi possono trovarsi in situazione di svantaggio, sia per l’integrazione con i bambini della stessa età sia per l’apprendimento della lettura e della scrittura, che necessita di buone basi linguistiche. In questi casi, l’inserimento andrebbe preparato ancora prima dell’inizio dell’anno scolastico.

Per valutare se esistono difficoltà che possono ostacolare l'adattamento a scuola dopo l’ingresso nella scuola primaria, è bene fare prima di tutto un primo colloquio psicologico.

È un primo colloquio necessario per avere indicazioni sul successivo percorso che può prevedere l'accertamento di possibili difetti visivi e uditivi e un'attenta valutazione clinica, allo scopo di verificare la presenza di eventuali disturbi cognitivi, neuropsicologici o psicopatologici.

La valutazione clinica viene condotta attraverso la somministrazione di alcuni test di intelligenza, test neuropsicologici che misurano principalmente le abilità di linguaggio, le abilità visive e-spaziali, osservazioni psicologiche con il bambino e colloqui psicologici con i genitori, e anche un colloquio con gli insegnanti e con chi si prende cura del bambino. 

Se viene confermata la presenza di difficoltà, è necessario programmare e attuare un intervento abilitativo e/o terapeutico personalizzato in base alle difficoltà del bambino, sia in ambiente scolastico sia extrascolastico. Occorre prevedere, cioè, a seconda del caso, un piano educativo specifico (normativa BES o normativa prevista dalla legge n. 170  dell’ 8 ottobre 2010).

In ambito extrascolastico si può prevedere una terapia di linguaggio o sugli apprendimenti, oppure l’affiancamento di un tutor specializzato, che possa fornire al bambino strategie utili sul metodo di studio per aiutare il suo adattamento all'ambiente della scuola, e/o un aiuto psicoterapeutico.

In genere l'adattamento alla scuola primaria avviene naturalmente e il bambino percepisce il passaggio dalla scuola dell'infanzia alla primaria come un momento di crescita gratificante per lui che si sente "grande". Tuttavia è importante aiutarlo spiegando e facendo riconoscere tale passaggio, a partire dalla conoscenza di nuovi spazi, persone e ambienti con cui  dovrà relazionarsi.

In molte scuole, sia dell'infanzia sia primaria, già nell'ultimo anno di scuola gli insegnanti portano i bambini a visitare le aule e a conoscere i nuovi insegnanti e le attività della prima classe della scuola primaria. Quando poi avrà inizio la frequenza in prima classe, il bambino dovrà ben essere informato sui tempi, le regole, le attività integrative e andrà rassicurato sulla possibilità di avere ancora spazi e tempi dedicati al gioco e al divertimento.

Occorre inoltre aiutare il bambino a trovare l’adeguata modalità di comunicazione e relazione con bambini di lingua e cultura diversa dalla sua e con bambini diversamente abili presenti nella sua classe.

 

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  • A cura di: Floriana Costanzo, Simonetta Gentile
    Unità Operativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza
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Ultimo Aggiornamento: 07 settembre 2021


 
 

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