L'ingresso nella scuola primaria rappresenta per il bambino l’ingresso a un mondo basato su una realtà governata da regole condivise, la scuola, in cui dovrà fare uno sforzo di adattamento, adeguandosi a ciò che la realtà gli richiede.
È un passaggio importante perché il bambino sente per la prima volta che gli viene richiesto di imparare e che sarà valutato rispetto a quanto si impegna.
Di solito, il bambino avverte il cambiamento del passaggio come una situazione nuova in cui ci sono aspettative da parte degli adulti su di lui, prima di tutto da parte dei genitori, ma anche dell’insegnante, che diviene una figura di riferimento.
Per poter affrontare con facilità l'ingresso in scuola primaria il bambino deve aver maturato il piacere di imparare, e deve possedere delle adeguate abilità nella logica, nel movimento e nella coordinazione, nel linguaggio, sia nella comprensione che nell’espressione e nell’attenzione.
Deve inoltre essere in grado di entrare in relazione con gli altri, riconoscendo e rispettando le regole del gruppo.
In sintesi il bambino, al suo ingresso nella scuola primaria, deve poter integrare gli aspetti cognitivi, emotivi e sociali.
È molto importante che durante tutta la durata della scuola dell'infanzia, che precede la scuola primaria, in particolare nell'ultimo anno, gli insegnanti abbiano osservato e favorito le abilità linguistiche, di coordinazione motoria e lo sviluppo affettivo ed emotivo dei bambini.
Nel caso in cui il bambino presenti delle difficoltà marcate rispetto alla classe dovrebbe essere svolto un approfondimento specialistico per comprendere la natura delle difficoltà e valutare la possibilità di un ulteriore anno di permanenza nella scuola dell’infanzia o anche la necessità di un intervento mirato.
Non tutti i bambini si adattano subito alla nuova situazione dopo l’ingresso nella scuola primaria: c’è, infatti, una grande variabilità tra i bambini, come conseguenza soprattutto dei differenti tempi di maturazione.
Manifestazioni di ansia come risvegli notturni, enuresi, tic, e altro, possono verificarsi, ma sono in genere temporanei e non devono allarmare. Le manifestazioni di ansia tendono a risolversi spontaneamente quando il bambino acquisisce sicurezza nella nuova situazione.
Tuttavia, manifestazioni d’ansia che non rientrano nonostante le rassicurazioni del genitore e portano a modificazioni anche del ritmo del sonno e dell’alimentazione dovrebbero essere approfondite da uno specialista perché espressione di un problema dello sviluppo.
In ogni caso, occorre osservare il comportamento del bambino e individuare i segnali di disagio. È necessario inoltre parlarne con lui e con gli insegnanti, per comprendere meglio la natura delle difficoltà.
Qualora le difficoltà perdurassero per almeno 6 mesi, è consigliabile consultare il Pediatria, il Neuropsichiatra Infantile o lo Psicologo.
Le reazioni d’ansia, di fatti, potrebbero rientrare in un disturbo d’ansia vero e proprio, oppure essere associate a disturbi cognitivi, di linguaggio, di apprendimento o di attenzione, tutti aspetti che vanno approfonditi.
È necessario comunque che il bambino si senta compreso e supportato nella gestione delle sue difficoltà.
Un colloquio iniziale con i genitori permette di percorrere la storia evolutiva del bambino e di individuare eventuali ritardi nelle tappe di sviluppo.
È necessario, inoltre, verificare eventuali problemi analoghi nei familiari di primo grado.
Dopodiché, nei successivi incontri e a seconda dell’età del bambino, possono essere proposte prove dirette al bambino, questionari o interviste ai genitori per approfondire eventuali disturbi cognitivi e/o emotivo-comportamentali.
Se viene confermata la presenza di un disturbo è necessario programmare e attuare un intervento abilitativo e/o terapeutico personalizzato in base alle difficoltà del bambino, sia in ambiente scolastico che extrascolastico.
Il bambino può essere tutelato e facilitato nell’apprendimento a scuola attraverso degli strumenti compensativi e delle misure dispensative indicate dalla legge (normativa BES – Bisogni Educativi Speciali - o normativa prevista dalla legge n. 170). Nei casi più complessi può anche essere previsto l’inserimento di un insegnante di sostegno.
In ambito extrascolastico, a seconda del problema emerso può essere previsto:
- Un percorso di parent training rivolto ai genitori per supportarli nella gestione di comportamenti disfunzionali;
- Un percorso di teacher training rivolto agli insegnanti per aiutarli a gestire gli aspetti comportamentali e a supportare l’apprendimento;
- Un intervento di psicoterapia rivolto al bambino sulle difficoltà emotivo-comportamentali;
- Un intervento rivolto al bambino sul linguaggio o gli apprendimenti, anche con l’affiancamento di un tutor per supportarlo nello studio con strategie mirate.
In genere l'adattamento alla scuola primaria avviene naturalmente e il bambino percepisce il passaggio dalla scuola dell'infanzia alla primaria come un momento di crescita stimolante.
Tuttavia è importante preparare il bambino al cambiamento, alle nuove regole e ritmi da seguire, agli spazi e alle persone che incontrerà.
In molte scuole il passaggio al ciclo successivo viene favorito dalla possibilità di conoscere i nuovi insegnanti e l’ambiente durante il corso dell’anno precedente.
A volte sono i genitori che vivono con ansia e preoccupazione il passaggio alla scuola primaria. È importante che i bambini non avvertano queste reazioni per non interiorizzare paure e insicurezze che non facilitano un adattamento sereno.
Quando poi avrà inizio la scuola, il bambino dovrà abituarsi ai tempi, le regole, le attività integrative e andrà rassicurato sulla possibilità di avere ancora spazi e tempi dedicati al gioco e al divertimento.
Occorre inoltre aiutare il bambino a trovare un’adeguata modalità di comunicazione e di relazione con bambini di lingua e cultura diversa e con bambini con difficoltà che potrebbero frequentare la sua classe.
Iscriviti alla newsletter per ricevere i consigli degli specialisti del Bambino Gesù.