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Scuola ed esperienza emotiva dei bambini e dei ragazzi

Dall'asilo nido alle superiori, la scuola ha un ruolo di primo piano nello sviluppo psicologico del bambino che va quindi promosso e protetto  

L’esperienza della scuola va ben oltre il “semplice” imparare. La scuola non è solo un luogo d'istruzione, ma è anche luogo di relazioni, emozioni, curiosità, sfide, frustrazioni e soddisfazioni.

La scuola è l’ambiente in cui bambini e ragazzi passano la maggior parte del loro tempo. Definisce i ritmi della vita di un bambino dai primi anni fino all’adolescenza.

Per tutti questi motivi è molto importante proteggere l’esperienza emotiva del bambino a scuola, facendo attenzione a tutti quei segnali che possono indicare un malessere o una difficoltà.

Il nido (dai 6 mesi ai 3 anni del bambino) è una scuola nata dai cambiamenti nell’organizzazione delle famiglie e della società.

Spesso infatti, entrambi i genitori lavorano e non ci sono altre figure della famiglia a cui poter affidare i bambini piccoli.

Per quanto i nidi siano organizzati per rispettare il più possibile i bisogni dei bambini anche molto piccoli, nei primi 12 mesi di vita può essere un'esperienza faticosa stare tante ore lontani da mamma e papà, in un ambiente in cui c’è una maestra ogni 5-6 bambini.

Nel primo anno di vita i bambini beneficiano infatti molto del rapporto uno a uno. Non bisogna stupirsi dunque se un bambino mostra difficoltà nel separarsi dai genitori.
I bambini possono manifestare stress a questa età modificando:

  • La qualità del sonno;
  • L’alimentazione;
  • Mostrando nervosismo.

Se si notano segnali di stress e la famiglia non ha alternative rispetto al nido, può essere utile una consulenza psicologica che metta i genitori nelle condizioni di poter aiutare meglio i propri bambini ad affrontare questa esperienza.

La scuola dell’infanzia (dai 3 ai 6 anni del bambino) è un ciclo di scuola fondamentale. Il bambino si confronta con i coetanei (“il gruppo dei pari”) e nel gruppo apprende le regole del vivere in una società.

Le attività proposte alla scuola dell’infanzia passano attraverso il gioco, ma non dobbiamo scordare che trascorrere tante ore in un grande gruppo con pochi adulti di riferimento comporta, per un bambino di quella età, anche impegno e fatica.

Le dinamiche di relazione con i compagni sono stimolanti e preziose perché i bambini imparano a:

  • Confrontarsi;
  • Discutere e fare pace;
  • Rispettare gli altri e dunque a rispettare se stessi.

A volte, anche in bambini così piccoli, le relazioni con i compagni possono essere caratterizzate da dinamiche di inclusione ed esclusione emotivamente faticose.

È importante che il genitore ascolti con partecipazione le avventure scolastiche in questo periodo, dando il giusto peso e non sminuendo ciò che il bambino fa a scuola.

Alcuni bambini possono avere difficoltà nel separarsi dai genitori, queste difficoltà sono comuni e normali all’inizio dell’anno o al rientro da periodi di vacanze. Se si protraggono oltre le prime settimane è bene confrontarsi con il pediatra e lo psicologo.

È utile poter avere un confronto anche con gli/le insegnanti, che hanno la possibilità di osservare come il bambino interagisce nel gruppo, considerando che a volte i bambini hanno comportamenti diversi in casa e a scuola.

Se gli/le insegnanti segnalano difficoltà nella relazione con gli altri bambini, tendenza all’isolamento, facile distraibilità o mancanza di interesse nei confronti delle attività proposte, è bene confrontarsi con il pediatra e lo psicologo.

L’inizio della scuola primaria è un cambiamento importante, emozionante e stimolante nella vita di un bambino e della sua famiglia. La scuola primaria pone il bambino di fronte a una serie di sfide emotive spesso anche più complesse rispetto alla richiesta di imparare a leggere, a scrivere, a far di conto.

I bambini si trovano infatti immersi in un ambiente che ha ritmi, regole e richieste diverse da quelli a cui sono abituati. La didattica scolastica richiede delle prestazioni sulle quali i bambini vengono valutati. I bambini, più o meno spontaneamente, si mettono in confronto e in competizione sui loro risultati scolastici.

La relazione con le maestre, per quanto accogliente e attenta, è diversa dalla relazione “materna” che i bambini avevano nella scuola dell’infanzia. I tempi in cui i bambini devono stare fermi e attenti sono molto più lunghi rispetto ai tempi di gioco libero.

Nel corso del primo anno è importante controllare come il bambino si avvia ad apprendere la lettura, la scrittura e la conoscenza dei numeri.

Una diagnosi di “disturbo specifico di apprendimento” non è possibile prima del secondo anno di scuola, ma alcuni segnali si possono individuare anche nel corso del primo anno, in questo caso è necessario prendersi tempestivamente cura del bambino in quando è fondamentale per la riabilitazione e per mantenere alta la motivazione.

Un bambino che si rifiuta di fare i compiti, che si stanca facilmente, che mostra frustrazione nel confronto con i compagni, che non vuole andare a scuola può nascondere una fatica nell’apprendimento che deve essere approfondita. È importante porre attenzione anche ai segnali di stress come l’ansia da prestazione.

Le scuole medie sono un ciclo scolastico caratterizzato da una grande differenza tra studente e studente in termini di sviluppo e di crescita. Capita che nella stessa classe ci siano bambini e bambine ancora immersi nell’infanzia, seduti vicino a ragazzi e ragazze già proiettati nell’adolescenza. 

È un ciclo scolastico di passaggio, fondamentale per accompagnare i bambini verso una modalità di studio autonoma e consapevole.

La possibilità di confrontarsi con tante materie differenti e diversi professori accompagna i ragazzi nello scoprire le proprie attitudini e le proprie passioni, perché possano poi scegliere consapevolmente l’indirizzo di studio nelle scuole superiori.

I genitori hanno il delicato compito di rispettare le spinte verso l’autonomia e la privacy dei propri figli, mantenendo tuttavia sempre un dialogo aperto e un genuino interesse verso il loro mondo.

Segnali di malessere come:

  • Difficoltà del sonno;
  • Nervosismo;
  • Tendenza a isolarsi; 
  • Variazioni dell’appetito;
  • Calo del rendimento scolastico;

Sono campanelli di allarme che meritano un approfondimento. Questa è una fascia di età che è stata particolarmente colpita dall’isolamento richiesto durante la pandemia.

Durante gli anni della scuola superiore, il gruppo di coetanei diventa l’ambiente principale di confronto e crescita. I ragazzi e le ragazze sono portati a mettere alla prova i modelli che hanno imparato in famiglia. I ragazzi e le ragazze sperimentano relazioni di amicizia e relazioni sentimentali molto intense e coinvolgenti. 

La vita scolastica non si limita allo studio e al gruppo classe, ma si allarga alla vita sociale e politica dell’istituto (assemblee, elezioni, autogestioni...).

Sono esperienze formative e coinvolgenti che a volte distraggono i ragazzi e le ragazze dagli impegni didattici. Rispettare gli spazi personali e segreti dei propri figli e mantenere degli spazi aperti di dialogo e confronto non è sempre facile.

È comune in questa età che ci siano cambiamenti “fisiologici” nelle abitudini alimentari o nel ritmo sonno/veglia. Non è facile dunque individuare segnali di allarme o preoccupazione, come accade nelle altre età del bambino. Molto dipende dalla qualità della relazione e della comunicazione costruita con il proprio figlio.

Questa è la fascia di età che è stata più colpita dall’isolamento imposto dalla pandemia, ancora ne vediamo gli effetti. Le limitazioni necessarie a contenere la diffusione dei contagi hanno tolto ai ragazzi e alle ragazze il loro ambiente di vita e di crescita primario.

Abbiamo osservato un preoccupante aumento dei disturbi del comportamento alimentare e dei comportamenti autolesivi.

È particolarmente importante, dunque:

  • Mantenere un dialogo aperto con i ragazzi;
  • Promuovere lo svolgimento delle attività sportive consentite;
  • Tenere sotto controllo l’andamento scolastico;
  • Fare attenzione alla tendenza ad isolarsi;
  • Fare attenzione ad eventuali alterazioni del ritmo sonno veglia.

 

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  • A cura di: Francesca Bevilacqua
    Unità operativa di Psicologia Clinica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 26  Maggio 2023 


 
 

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