L'efficacia delle campagne vaccinali contro il Covid -19 è ormai indiscussa e dimostrata in tutto il mondo.
Che gli oltre 12 miliardi di dosi somministrate siano efficaci nel ridurre il rischio della malattia nelle sue manifestazioni più gravi è un dato di fatto ampiamente verificato.
Le forme gravi della malattia interessano ormai quasi esclusivamente i "non vaccinati", in tutte le categorie di rischio.
Alcune persone, per vari motivi, hanno ricevuto dosi di vaccino anti COVID-19 di tipo diverso: un tipo di vaccino per la prima dose e un altro tipo di vaccino per la seconda. Questo non ha influito sull’efficacia e sulla sicurezza della vaccinazione, malgrado i dubbi iniziali.
Sembra infatti che anche le vaccinazioni miste siano in grado di fornire una protezione pari, o addirittura superiore, a quella di due dosi di vaccino mRNA, anche verso le varianti più infettive o verso le più recenti varianti di Omicron.
Molti studi hanno infatti dimostrato che le persone che ricevono due diversi vaccini COVID-19 generano potenti risposte immunitarie, con effetti collaterali non peggiori di quelli causati dai regimi standard.
In Inghilterra e in Svezia, dove si era largamente vaccinato con il vaccino Oxford-AstraZeneca, poi interrotto a causa di effetti collaterali estremamente rari ma gravi, sono state valutate le protezioni prodotte da una combinazione di vaccini diversi.
Il vaccino AstraZeneca è composto da un virus del raffreddore di scimpanzé reso incapace di moltiplicarsi, modificato per trasportare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. Dopo una prima dose di AstraZeneca, è stata somministrata una seconda dose con vaccino a mRNA.
È risultato che, rispetto alle persone non vaccinate, quelle con un programma di vaccinazione mista avevano il 68% in meno di probabilità di sviluppare un'infezione con sintomi, mentre coloro che avevano ricevuto due dosi di AstraZeneca avevano il 50% in meno di probabilità di ammalarsi.
Anche in Danimarca lo studio sui soggetti vaccinati con AstraZeneca e poi con Pfizer-BioNTech ha mostrato una efficacia dell'88% nel prevenire l'infezione da SARS-CoV-2, simile quindi a quella di due dosi di Pfizer.
In Francia, uno studio su 2.500 operatori sanitari che avevano ricevuto una combinazione di vaccini AstraZeneca e Pfizer e 10.000 che avevano ricevuto due dosi di quest’ultimo ha dimostrato che il numero di infezioni da SARS-CoV-2 nel gruppo misto era la metà di quello del gruppo che ha ricevuto due dosi di Pfizer.
La circolazione del virus continua e in particolare le varianti di Omicron del SARS CoV-2. Queste varianti provocano infezione e malattia in forma meno grave, nelle persone vaccinate.
Questo è possibile perché i livelli di anticorpi neutralizzanti, cioè quelli capaci di impedire la penetrazione del virus nelle cellule, calano nel tempo dopo la vaccinazione.
Le persone più fragili sono più a rischio di infettarsi nuovamente dopo un certo tempo dal completamento del primo ciclo vaccinale.
Questo è quanto è stato osservato in tutto il mondo: specie nei Paesi in cui la vaccinazione è stata effettuata precocemente alla maggior parte dei cittadini.
Un buon numero di loro si sono in seguito infettati malgrado il vaccino sia per il decadere dei livelli di anticorpi nel tempo sia per la presenza delle nuove varianti di Omicron, molto più diffusiva anche se meno aggressive delle precedenti varianti.
Una terza o quarta dose di richiamo - dose booster - o di potenziamento è pratica vaccinale usuale nei casi in cui il vaccino non riesca a creare una protezione permanente (come succede per il tetano, per l’influenza ecc.).
Come per l’influenza, inoltre, i ceppi virali circolanti cambiano in continuazione per cui diventa necessario effettuare una dose di richiamo (o booster) con gli antigeni del nuovo ceppo virale in circolazione.
Tale pratica si è dimostrata sicura ed efficace per cui è stata rapidamente estesa a tutta la popolazione e in tutti i Paesi, e il protocollo vaccinale completo attualmente considera quindi una somministrazione in almeno tre dosi.
In contemporanea con la campagna antinfluenzale per la stagione 2023/24, il Servizio Sanitario Nazionale ha avviato all’inizio del 2024 una campagna nazionale di vaccinazione anti COVID-19 con l’utilizzo di nuovi vaccini adattati a Omicron XBB.1.5.
Sono infatti disponibili nuovi vaccini a mRNA Comirnaty Omicorn XBB 1.5 e il vaccino proteico adiuvato Nuvaxovid XBB 1.5. che proteggono sia verso le varianti di Covid precedenti che contro la più recente variante di Omicron detta XXB.1.5.
Una dose di richiamo del vaccino adattato è offerta attivamente alle categorie a maggior rischio:
- Persone di età pari o superiore a 60 anni;
- Ospiti delle strutture per lungodegenti;
- Donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo “postpartum” comprese le donne in allattamento.
Operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione
Persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi, con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave.
Sono coloro che sono affetti da:
- Trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva;
- Trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto);
- Terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CART);
- Patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci mielo/immunosoppressivi
- Immunodeficienze primitive;
- Immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico;
- Dialisi e insufficienza renale cronica grave;
- Pregressa splenectomia (asportazione della milza);
- Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con conta dei linfociti T CD4+ < 200cellule/µl.
La vaccinazione è consigliata anche a familiari, conviventi e caregiver di persone con le suddette fragilità.
A richiesta, la vaccinazione è disponibile anche per coloro che non rientrano nelle categorie a rischio ed ha una valenza di 12 mesi.
La dose di richiamo è raccomandata a distanza di 6 mesi dall’ultima dose di vaccino anti-Covid-19 o dall’ultima infezione documentata dal test diagnostico positivo, a prescindere dal numero di dosi ricevute o di diagnosi di infezione.
I vaccini che possono essere somministrati gratuitamente dai Centri vaccinali sono:
Comirnaty Omicron XBB 1.5, approvato dall' Agenzia Italiana del Farmaco il 20 settembre 2023, disponibile nelle seguenti formulazioni, specifiche per età:
- 30 microgrammi/dose (a partire dai 12 anni di età);
- 10 microgrammi/ (bambini di età fra i 5 e gli 11 anni compresi);
- 3 microgrammi/dose (bambini di età 6 mesi e i 4 anni compresi).
Per i bambini dai 6 mesi ai 4 anni compresi che non hanno completato un ciclo primario di vaccinazione anti‑COVID‑19 o senza storia di infezione pregressa da SARS‑CoV‑2, invece, si somministrano 3 dosi di Comirnaty XBB 1.5 da 3 microgrammi/dose (di cui la seconda a 3 settimane dalla prima e la terza a 8 settimane dalla seconda).
Nuvaxovid XBB 1.5 approvato dall' Agenzia Italiana del Farmaco il 14 novembre 2023, disponibile in un'unica formulazione da 5 microgrammi/dose (a partire dai 12 anni di età).
ATTENZIONE
Se tu o i tuoi conviventi avete sintomi del COVID-19, resta in casa e chiama subito il tuo pediatra di libera scelta o il tuo medico di medicina generale. Altrimenti, chiama uno dei numeri di emergenza regionali indicati sul sito del Ministero della Salute.
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