
Il reflusso vescico-ureterale è caratterizzato dal flusso contrario al normale delle urine. Questa alterazione è spesso congenita e piuttosto comune, riscontrandosi in circa l'1% di tutti i bambini.
Il reflusso vescico-ureterale può causare infezioni urinarie ricorrenti con il rischio di infezioni del tessuto renale e con la formazione di cicatrici nei casi più gravi.
Ci sono 2 diverse occasioni in cui si può sospettare il reflusso vescico-ureterale:
- La prima è costituita dalla segnalazione ecografica prenatale di una dilatazione delle vie urinarie. Se questa segnalazione viene confermata dopo la nascita e se coesistono altri sintomi (dilatazione estesa dell'uretere e infezioni urinarie) è opportuno verificare l'esistenza di un reflusso vescico-ureterale;
- La seconda occasione per sospettare il reflusso è la ricorrenza di infezioni febbrili delle vie urinarie.
Dopo un'attenta valutazione della storia e dei sintomi del bambino, il medico consiglia di eseguire una cistografia (cisto-uretrografia minzionale o cistosonografia) esame radiologico che consentirà di verificare la presenza del reflusso. La cisto-uretrografia minzionale si esegue riempiendo la vescica con mezzo di contrasto radiologico per mezzo di un catetere (un sottile tubicino). La risalita del mezzo di contrasto verso l'uretere e il rene indica il reflusso. La cistosonografia è meno invasiva, poiché non utilizza radiazioni ma solo un mezzo di contrasto ecografico e gli ultrasuoni dell’ecografia. Tuttavia fornisce minori informazioni anatomiche rispetto alla cistouretrografia.
Esistono 4 opzioni fondamentali nella cura del reflusso vescico-ureterale:
- Profilassi antibiotica continua (a dose ridotta rispetto a quella terapeutica piena);
- Intervento chirurgico;
- Trattamento endoscopico (strumento chirurgico che entra nelle vie urinarie senza tagliare la cute);
- Terapia antibiotica occasionale, alla comparsa delle infezioni urinarie.
Le diverse modalità di cura scelte dal medico sono legate al grado di reflusso, all'età del bambino e ai sintomi. In molti casi, nei reflussi non gravi, si ascoltano i genitori dei bambini esprimere la loro preferenza sul tipo di trattamento. Se possibile, le preferenze dei genitori vengono seguite dagli specialisti.
In accordo con le raccomandazioni delle società scientifiche internazionali, la gestione del reflusso vescicoureterale nel primo anno di vita è generalmente basato sulla profilassi antibiotica continua. Dopo tale età si pone il problema di un eventuale trattamento specifico del reflusso.
È noto infatti che il reflusso vescicoureterale è una condizione che tende a regredire e non progredire con il tempo, e si osserva anche la guarigione nei gradi lievi (1°-2° grado). Ma nei casi di reflusso moderato/grave (3°-5° grado) la percentuale di guarigione spontanea è piuttosto bassa (50% circa in 10 anni). Per evitare quindi i potenziali rischi legati alla persistenza del reflusso per un periodo molto lungo con infezioni recidivanti delle vie urinarie e possibili danni del rene, viene generalmente raccomandato un trattamento specifico, con tecnica chirurgica (tradizionale, laparoscopica, robotica) o con tecnica mininvasiva endoscopica. Quest’ultima modalità consiste nella iniezione per via endoscopica di una piccola quantità di gel biocompatibile sotto lo sbocco dell’uretere per permetterne una più agevole chiusura e impedire così il reflusso di urina dalla vescica. Questa tecnica ha guadagnato uno straordinario favore negli ultimi tre decenni.
Percorsi di Cura e Salute: le infezioni urinarie
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