La superficie interna della palpebra e la superficie anteriore del bulbo oculare sono rivestite da un'unica membrana mucosa sottile, la congiuntiva, che nel passaggio dalla superficie interna della palpebra alla superficie anteriore del bulbo oculare, sia superiormente che inferiormente, forma una specie di sacco che prende il nome di fornice congiuntivale.
Il termine simblefaron indica l'aderenza patologica, di estensione variabile, di porzioni della congiuntiva palpebrale e porzioni di congiuntiva del bulbo oculare.
Il simblefaron può essere congenito ed essere rappresentato anche solo da ponti filiformi estesi tra palpebra inferiore e superiore, così come può risultare talmente esteso da determinare l'impossibilità di aprire le palpebre.
Più di frequente è tuttavia acquisito in conseguenza a ferite, ustioni chimiche e termiche, processi infiammatori come la cheratocongiuntivite vernal, malattie autoimmuni e immuno-mediate, come nel caso della sindrome di Stevens-Johnson, della sclerodermia e della malattia graft-versus-host.
Anche alcune infezioni come il tracoma e l'herpes zoster possono causare il simblefaron. Tali condizioni determinano lesioni congiuntivali il cui processo cicatriziale causa aderenze di estensione variabile tra la congiuntiva che riveste il lato interno delle palpebre e quella che ricopre il bulbo oculare.
Oltre ai sintomi della malattia di base che lo causa, le manifestazioni del simblefaron sono direttamente proporzionali all'estensione delle aderenze:
- Limitazione della motilità oculare per restrizione del fornice (il sacco congiuntivale ovvero lo spazio compreso tra la superficie posteriore della palpebra ed il bulbo oculare);
- Estensione delle aderenze alla superficie corneale con grave limitazione visiva;
- Completa saldatura tra congiuntiva bulbare e palpebrale con conseguente impossibilità di aprire l'occhio.
Quando il simblefaron è localizzato vicino agli sbocchi delle ghiandole lacrimali, può causarne l'ostruzione e determinare così una sindrome da occhio secco. In alcuni casi il simblefaron può provocare limitazioni dell'ammiccamento o della mobilità oculare oppure chiusura incompleta delle palpebre (lagoftalmo).
La diagnosi è clinica.
La terapia iniziale del simblefaron è causale, sintomatica e antinfiammatoria con colliri cortisonici e lubrificanti. Nelle forme più gravi la terapia è chirurgica e ha lo scopo di liberare le aderenze, di impedirne la ricomparsa e di ripristinare l'ampiezza del fornice congiuntivale.
Esistono speciali dispositivi detti conformatori (gusci di plastica con un foro in corrispondenza della pupilla) che, inseriti tra bulbo oculare e palpebra, evitano il contatto tra le parti facilitando la ricrescita della congiuntiva palpebrale. La congiuntiva bulbare, invece, può essere ripristinata solo chirurgicamente.
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