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Sport e bambini: quando cominciare

Dall'età prescolare agli sport con la palla, il minimo comune denominatore deve essere sempre uno: divertirsi 

Nel nostro Paese la pratica dell’attività fisica in età pediatrica è molto diffusa. Questa, infatti, aiuta il bambino a crescere in modo armonico e facilita la vita di relazione con i coetanei, favorendo anche il confronto e la competizione.

In età prescolare (dai tre anni) è consigliata una attività completa che metta in moto la maggior parte dei muscoli e che aiuti il bambino a sviluppare la coordinazione neuromuscolare.
Correre, saltare, lanciare e afferrare oggetti in attività di gioco-motricità sono le componenti ideali dell’allenamento a questa età.

È consigliabile anche, quando possibile, la pratica del nuoto, che aiuta il bambino a muoversi nell’acqua con facilità (acquaticità) e senza timore.
Imparare a nuotare é inoltre quasi un dovere sociale in Italia, Paese proiettato nel Mediterraneo e contornato in massima parte dal mare.

La prima fase dell’età scolare deve prevedere una attività fisica generica: il bambino non dovrebbe essere indirizzato verso una sola disciplina, ma deve praticare discipline diverse di suo gradimento, sempre con uno spirito di gioco e non di competizione.

A questa età, in genere, viene introdotto uno degli accessori indispensabili dello sport: la palla
Calcio, basket, pallavolo, rugby diventano così discipline che permettono uno sviluppo armonico e un di divertimento assicurato. 

Dai 9-12 anni si può iniziare a parlare di attività fisica competitiva, ponendo più attenzione a una singola disciplina.

È l’età della specializzazione sportiva. Spesso, quando il livello competitivo si innalza, il gioco diventa un affare serio.

È compito degli allenatori e dei genitori non caricare il bambino di responsabilità superiori a quelle tipiche dell’età e soprattutto di non esagerare con le aspettative.

 “Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore” non è solo una frase di una notissima canzone di Francesco de Gregori.
Si tratta anche di un suggerimento a tutti gli adulti che sono intorno a un piccolo sportivo: anche quando tira un rigore, un bambino si
deve divertire.

I casi recenti, che hanno raggiunto la cronaca, di giovani atlete della ginnastica ritmica che riferiscono di aver subito pesanti condizionamenti in ragione del controllo del peso, al di là dei risvolti giuridici, suggeriscono come praticare sport necessiti di un patto tra i  piccoli atleti, i genitori ed gli allenatori.

È noto a tutti come il risultato sia frutto di sacrificio, ma questo sacrificio, particolarmente in età pediatrica, non deve mettere a rischio la salute del bambino e salute, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la condizione di benessere fisico, mentale e sociale quel benessere che la sana e corretta pratica di sport permette di raggiungere.

 

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  • A cura di: Attilio Turchetta
    Unità Operativa di Medicina dello Sport
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 06  Aprile 2023 


 
 

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