>

Stenosi delle arterie polmonari: trattamento transcatetere

Al giorno d'oggi per il trattamento di questa malattia esistono due tecniche: chirurgica e transcatetere 

La stenosi delle arterie polmonari è un restringimento a livello dei rami polmonari che sono i vasi che portano il sangue ai polmoni.

Questa condizione può esistere come lesione isolata, oppure in associazione a cardiopatie congenite complesse (ad es. la tetralogia di Fallot) o come manifestazione di un’arteriopatia sistemica (es. sindrome di Williams, sindrome da tortuosità arteriosa, sindrome di Alagille), infine può essere una sequela di un precedente intervento chirurgico sull’arteria polmonare.

Il restringimento di queste arterie fa sì che il ventricolo destro sottostante faccia fatica a spingere il sangue nei polmoni.

Figura 1 - Anatomia del cuore

L’effetto emodinamico è quello di un’ostruzione all’efflusso del ventricolo destro, con conseguente ipertrofia, dilatazione e più tardivamente affaticamento del ventricolo stesso. I sintomi soprattutto nel bambino più piccolo possono essere sfumati.

I sintomi principali sono:

  • Desaturazione (Abbassamento dell’ossigenazione del sangue);
  • Affaticabilità;
  • Scarsa alimentazione e crescita.

Se la stenosi dei rami polmonari determina una pressione molto elevata nel ventricolo destro è necessario un trattamento per aprire il restringimento di questi vasi sanguigni. Se non trattata questa patologia può portare allo scompenso cardiaco destro e, in alcuni casi, può causare anche morte.

Al giorno d’oggi per il trattamento di questa patologia esistono due tecniche: chirurgica e transcatetere. L’intervento transcatetere si svolge nella sala di emodinamica, in anestesia generale tramite l’utilizzo di raggi X (fluoroscopia).

La procedura inizia con la fase del cateterismo diagnostico, previa puntura di un vaso dell’inguine (in genere la vena femorale) in cui si valutano le pressioni, l’entità e le caratteristiche anatomiche dell’ostruzione (stenosi) dei rami polmonari.

La tecnica interventistica consiste nel posizionare attraverso la stenosi un catetere su cui è montato un palloncino di adeguate dimensioni, il quale viene quindi gonfiato in modo da dilatare il restringimento (angioplastica).

A seconda delle caratteristiche anatomiche della stenosi dei vasi possono essere usati cateteri con palloncino, palloncini con delle microscopiche lame (cutting balloons) e cateteri con palloncino su cui viene montato uno stent. Lo stent è una retina metallica a permanenza che serve per mantenere stabilmente dilatato il vaso.

A fine procedura se non si sono verificate complicanze il bambino viene svegliato e torna in reparto. Verrà applicata una medicazione compressiva che permetterà la chiusura del buchino eseguito per la puntura della vena. Bisognerà tenere la gamba ferma per 6-8 ore. La mattina dopo la medicazione compressiva viene tolta.

Figura 2 - Esempio di dilatazione con palloncino

Figura 3 (destra) - Esempio di posizionamento di stent

  • Efficacia paragonabile alla chirurgia;
  • È meno invasivo;
  • Minor tempo di ospedalizzazione.

Sebbene vengano seguite regole di sicurezza è possibile che la dilatazione di una stenosi possa essere seguita dalla rottura della struttura dilatata, tale da richiedere un periodo in terapia intensiva in ventilazione meccanica fino a un trattamento chirurgico riparativo d’emergenza.

Bisogna poi considerare l'eventuale necessità di dilatare stenosi secondarie a presenza di materiale trombotico; in questi casi il rischio aggiuntivo è quello di embolie periferiche (polmonari e/o sistemiche). Il rischio di complicanze maggiori è stato quantizzato in circa il 3-8%.

Inoltre, in funzione delle caratteristiche anatomiche dell’ostruzione trattata, nel 5-20% dei pazienti si rende necessaria la ripetizione della procedura di dilatazione a distanza di mesi o anni dall’iniziale trattamento. Come per tutte le procedure invasive esiste un rischio di morte seppur molto basso.

Il ricovero per la dilatazione di stenosi vascolari con catetere a palloncino (angioplastica) o mediante impianto di “stent” endovascolare dura in genere 3 giorni:

  • Il primo giorno verrete ricoverati nel reparto di Cardiologia, verranno eseguiti gli esami del sangue e farete il colloquio con l’anestesista e il cardiologo emodinamista che effettua l’intervento. Vi spiegheranno la procedura e firmerete il consenso informato;
  • Il giorno dell’intervento, il bambino dovrà rimanere digiuno e prepararsi a scendere nella sala di Emodinamica. Al termine dell’intervento tornerà nel reparto di Cardiologia, dove verrà monitorizzato e controllato dal personale infermieristico e medico del reparto;
  • Il giorno dopo l’intervento, dopo aver rimosso la medicazione compressiva ed effettuato gli ultimi controlli, il bambino viene dimesso. 
  • Si può riprendere la normale attività quotidiana pochi giorni dopo la procedura.
  • L’attività fisica può essere ripresa dopo la visita di controllo.
  • Si effettuano controlli periodici con visite ed ecocardiogramma in genere ad 1 mese, e poi programmati in base al risultato ottenuto.
  • La protesi in genere non controindica la Risonanza Magnetica ed il passaggio al metal detector.

 

Iscriviti alla newsletter per ricevere i consigli degli specialisti del Bambino Gesù.


  • A cura di: Gianfranco Butera, Micol Rebonato, Mara Pilati
    Unità Operativa di Cardiologia Interventistica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 22  Dicembre 2023 


 
 

COME POSSIAMO AIUTARTI?

 

CENTRALINO

  (+39) 06 6859 1

PRENOTAZIONI (CUP)

 (+39) 06 6818 1
Lunedì - Venerdì, 8.00 - 16.00
Sabato, 8.00 - 12.45

PRENOTAZIONI ONLINE


URP

Informazioni, segnalazioni e reclami  (+39) 06 6859 4888
Lunedì - Venerdì, 8.00 - 16.00
  urp@opbg.net


UFFICIO STAMPA

 (+39) 06 6859 2612   ufficiostampa@opbg.net

REDAZIONE ONLINE

  redazione@opbg.net

DONAZIONI

  (+39) 06 6859 2946   info.fond@opbg.net

LAVORA CON NOI

  lavoraconnoi@opbg.net

VIGILANZA

  (+39) 06 6859 2460
Tutti i giorni, 24 ore su 24

  vigilanza@opbg.net