Il tatuaggio è una pratica antica che, durante gli ultimi anni, è divenuta una moda per persone di tutte le età, ma soprattutto per la popolazione più giovane. Nel 2015 l'Istituto superiore di Sanità ha pubblicato un'indagine secondo la quale è tatuato il 12,8% della popolazione italiana (quasi sette milioni di persone).
Secondo tale studio il primo tatuaggio viene effettuato mediamente a 25 anni, ma il numero maggiore di tatuaggi riguarda la fascia d'età tra i 35 ei 44 anni. Si stima che siano più numerose le donne degli uomini e non è quindi difficile che una mamma possa desiderare di effettuarlo (oppure di rimuoverlo), durante il periodo dell'allattamento.
La tecnica utilizzata per eseguire un tatuaggio è, in genere, quella "ad ago", che consiste nell'introduzione di un inchiostro nel derma (nella pelle) attraverso l'utilizzo di una macchinetta elettrica a cui sono fissati degli aghi. Il movimento della macchinetta permette l'entrata degli aghi nella pelle, che a loro volta depositano l'inchiostro. Una seconda della miscela utilizzata il tatuaggio può essere permanente o temporaneo.
Per la rimozione del tatuaggio permanente può essere utilizzata una tecnica oppure il laser, che vaporizza solo le cellule piene di pigmento, non provoca dolore o dolore, non lascia cicatrici, ma a volte lascia una diversa colorazione della pelle.
Il tatuaggio va eseguito da personale qualificato che usi materiale sterile, inchiostri autorizzati, guanti e aghi monouso ed effettui un accurato lavaggio delle mani con disinfettante. Inoltre, le persone che dovranno eseguire un tatuaggio devono essere informate sui possibili rischi legati alla loro salute e sottoscrivere un consenso informato.
Un aspetto molto importante è rappresentato dalle possibili complicanze infettive, di tipo batterico o virale (epatite B ed epatite C, tetano, HIV), che possono a loro volta avere effetti generali o locali. Questi ultimi sono rappresentati da infezioni causate da un batterio chiamato stafilococco.
Il rischio di infezione è presente soprattutto durante la fase di guarigione (circa 1-3 settimane), periodo durante il quale va fatta attenzione alla cura e all'igiene della zona tatuata. Tra gli effetti collaterali vanno ricordate anche reazioni di ipersensibilità.
Le molecole di inchiostro utilizzate sono troppo grandi di per sé per passare nel latte materno e i rischi sono quindi rappresentati dalle infezioni cui si è fatto cenno. Le infezioni possono trasmettersi dalla mamma al bambino.
Un altro rischio è rappresentato dall'esposizione a possibili sostanze presenti in alcuni inchiostri, ad esempio i metalli pesanti.
Pur non essendoci una vera e propria controindicazione, appare però prudente e consigliabile attendere fino a quando il bambino non sarà più grande (9-12 mesi) o almeno fino al momento in cui verrà iniziato il divezzamento.
Nel caso in cui si volesse comunque effettuarlo, occorre assicurarsi che il tatuatore segua tutte le precauzioni necessarie e che vengano seguite le raccomandazioni fornite nella fase che segue la sua esecuzione.
È altresì consigliabile chiedere informazioni sul contenuto e la qualità dell'inchiostro utilizzato.
Occorre ricordare che, dopo aver effettuato un tatuaggio non è possibile donare il proprio latte alle Banche del Latte Umano Donato per i 6 mesi seguenti.
La rimozione laser durante l'allattamento è sicura . Occorre però seguire gli stessi accorgimenti post-esecuzione, come già indicato.
Si può quindi continuare ad allattare anche se la prudenza invita alla cautela, come dimostrato dal fatto che la maggior parte dei tatuatori non desidera tatuare una donna che stia allattando, ma consiglia di attendere fino ad almeno al primo anno di vita del bambino per permettere di rendere tale pratica ancora più sicura.
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