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Traumi cervicali alti (C0-C1-C2) nel bambino

Causati da cadute o incidenti stradali, soprattutto nei bambini di età inferiore agli 8 anni. Possono richiedere l'immobilizzazione o interventi chirurgici, anche complessi 

Qualsiasi evento traumatico (caduta accidentale, urto, incidente sportivo) che coinvolge le strutture ossee, i legamenti, i vasi sanguigni o le strutture nervose del collo, e ne altera la normale funzionalità, più o meno gravemente, è definito come trauma cervicale.
I traumi cervicali in età pediatrica possono distinguersi in 2 gruppi principali:

  • Traumi che coinvolgono il tratto cervicale alto o assiale (vertebre C0-C1-C2);
  • Traumi che coinvolgono il tratto cervicale basso o subassiale (vertebre da C3 a C7).

I traumi del tratto cervicale alto sono più frequenti nei bambini più piccoli, in genere di età inferiore agli 8 anni.
Essi risultano maggiormente predisposti per vari motivi:

  • Minore forza di tenuta (lassità) dei legamenti che stabilizzano le vertebre cervicali tra di loro;
  • Struttura prevalentemente cartilaginea (quindi meno solida) delle articolazioni e una forma delle vertebre che "predispone" a una maggiore instabilità rispetto a quelle dell'adulto;
  • Maggiori dimensioni della testa rispetto al corpo a confronto con l'adulto;

Le fratture del tratto cervicale alto sono meno dell'1% di tutte le fratture pediatriche. Sono causate principalmente da traumi sportivi nei bambini più piccoli e da incidenti in bici o motoveicoli negli adolescenti.

Le conseguenze principali e più frequenti derivanti da un trauma cervicale alto si possono distinguere in:

  • Fratture ossee (C0-C1-C2);
  • Fratture del dente della vertebra C2 denominata anche epistrofeo (fratture del dente dell'epistrofeo);
  • Lussazione/Sublussazione C1-C2.

Traumi cervicali alti (C0-C1-C2) nel bambino

Le fratture possono coinvolgere diverse parti delle vertebre:

  • Le più frequenti sono le fratture del dente dell'epistrofeo (C2), frequenti nei bambini sotto i 7 anni di età e spesso causate da cadute dall'alto o da incidenti stradali che coinvolgono bambini assicurati al seggiolino con la parte frontale nel senso di marcia (trauma da brusca decelerazione);
  • Fratture dell'arco dell'atlante (C1);
  • Più rare sono le lesioni che coinvolgono anche l'osso occipitale (C0).

La sublussazione C1-C2 è un'alterazione dei normali rapporti di rotazione tra l'atlante (C1) e l'epistrofeo (C2). La sublussazione può avere diversi livelli di gravità (da 1 a 4), livelli che richiedono vari tipi di trattamento, sia conservativo sia chirurgico.

La lussazione invece è la perdita dei normali rapporti anatomici tra C1 e C2 con conseguenze neurologiche potenzialmente molto gravi se non si interviene prontamente. La lussazione si giova più frequentemente di un trattamento chirurgico/conservativo prolungato.

Quanto alle manifestazioni cliniche, tipica è una intensa e dolorosa contrattura della muscolatura del collo che provoca il "torcicollo", o un atteggiamento del bambino con la testa flessa in avanti e la tendenza, nei casi meno gravi, a proteggersi con le mani nei movimenti laterali della testa.

Alterazioni neurologiche con compromissione parziale del movimento di braccia e gambe o sintomi quali la perdita di coscienza sono indicatori di maggiore gravità.

La diagnosi è basata sulla visita del paziente generalmente effettuata in pronto soccorso, con valutazione di eventuali danni vascolari o neurologici. Fondamentale per la diagnosi è l'acquisizione di immagini radiografiche effettuate in proiezioni precise a seconda del sospetto clinico.

L'esecuzione di una tomografia computerizzata e di una risonanza magnetica completano il quadro e permettono, attraverso precise misurazioni computerizzate, di porre diagnosi di instabilità con sublussazione o lussazione, oppure di frattura.

Importante la valutazione clinica, poiché la possibilità di un falso positivo (ossia apparente sublussazione, ma in realtà si tratta di posizionamento laterale del capo al momento dell’acquisizione dell’immagine radiografica sopraindicata) è frequente.

Il trattamento può essere conservativo o chirurgico. In entrambi i casi possono essere necessarie delle manovre di riduzione, con o senza anestesia, per permettere il corretto riposizionamento di C1 e C2 in modo da ripristinare i normali rapporti dell'articolazione tra queste due vertebre.

Il trattamento conservativo prevede l'utilizzo di collari di immobilizzazione per diversi periodi di tempo, a seconda dell'entità della lesione, unitamente all'utilizzo di farmaci anti infiammatori, anti dolorifici e miorilassanti.

I collari possono essere morbidi (es. collare di Schanz) o rigidi (es. collare Philadelphia) e vanno indossati ininterrottamente per un tempo differente a seconda della scomposizione della frattura o della riducibilità e del mantenimento in correzione della lussazione/sublussazione.

I collari permettono la guarigione delle strutture lesionate mediante immobilizzazione dei movimenti in cui sono coinvolte.
I trattamenti chirurgici possono prevedere principalmente:

  • Posizionamento di trazione transcranica Halo: viene applicato un anello metallico (halo) intorno alla testa in anestesia generale, attaccando l'anello al cranio del bambino con chiodi multipli. L'halo non è doloroso ed è generalmente ben tollerato. All'anello vengono applicati dei pesi che mantengono distanziate e bloccate (in riduzione) le vertebre instabili, mediante la trazione della testa rispetto alla colonna vertebrale. Possono essere necessarie diverse settimane prima della rimozione in sicurezza di tale dispositivo;
  • Posizionamento di viti (o uncini) e barre per fissare tra loro, in posizione corretta, le vertebre instabili o fratturate a vertebre adiacenti "sane". Questo intervento è definito "stabilizzazione" che può essere temporanea o definitiva. Se definitiva, è detta più propriamente "artrodesi". Tale intervento è riservato ai casi di instabilità grave, con o senza fratture scomposte, lussazione che persiste a dispetto di ripetuti tentativi con gli altri trattamenti descritti, soprattutto quando ci sono gravi rischi neurologici per i piccoli pazienti.

Questi trattamenti richiedono frequenti controlli clinici e radiografici per valutare l'andamento dell'instabilità e la guarigione della frattura. La rimozione dei collari o della trazione halo solitamente avviene non prima di 4-6 settimane, ma può avvenire anche ai 3 mesi nei casi più gravi.


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  • A cura di: Federico Tundo
    Unità Operativa di Chirurgia della Colonna
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 22  Dicembre 2022 


 
 

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