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Vaiolo delle scimmie: quello che c'è da sapere

Si è tornato a parlare di questa malattia, da quando nei primi mesi del 2022 sono stati segnalati diversi casi in vari Paesi del mondo. Vediamo di cosa si tratta 

  • Il vaiolo delle scimmie è un poxvirus (monkeypox virus, MPXV) simile allo scomparso virus del vaiolo umano, che infetta le scimmie e molto raramente può contagiare l’uomo. Il primo caso di trasmissione umana è stato segnalato nel 1970; a fine 2023 in Europa sono stati segnalati circa 26000 casi, 1000 in Italia e solo in adulti.
  • I sintomi includono febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e dolore ai linfonodi, seguiti successivamente dalla comparsa di pustole cutanee sul volto e in seguito generalizzate.
  • I casi attualmente descritti non sono gravi ma necessitano di monitoraggio clinico.
  • La trasmissione avviene per contatto diretto con fluidi corporei, come sangue, goccioline respiratorie, saliva, secrezioni genitali, essudato di lesioni cutanee e crosta. La diffusione maggiore sembra avvenire in caso di rapporti sessuali tra maschi.
  • La diagnosi di vaiolo delle scimmie umano è prevalentemente clinica, in base alla valutazione dei sintomi. La diagnosi va confermata da altri esami, come il rilevamento del DNA virale specifico mediante la Proteina C reattiva (PCR).

Il vaiolo umano era una malattia contagiosa virale che poteva portare alla morte del 30% degli infetti. Il virus del vaiolo appartiene alla famiglia di virus chiamata Orthopoxviridae.

Nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne dichiarò l’eradicazione dopo l’ultimo caso diagnosticato nel 1977 in Somalia.

Negli anni ’80 la vaccinazione obbligatoria è stata sospesa in modo globale. L’unico ospite del virus del vaiolo umano è l’uomo e la trasmissione avveniva per via aerea, tramite goccioline.

Esistono dei virus simili a quello del vaiolo umano che infettano diversi animali: vaiolo bovino (cowpox virus), vaiolo della scimmia (MPXV) e vaiolo delle mucche (vaccinia virus)

Il vaiolo delle scimmie è il Poxvirus (virus vaiolo MPXV) che infetta le scimmie ed è stato segnalato per la prima volta nel 1959 a Copenaghen, in Danimarca.

Il primo caso di trasmissione umana di MPXV risale al 1970 quando un bambino di nove mesi è stato ricoverato nella Repubblica Democratica del Congo per una malattia simile al vaiolo. Sei casi di MPXV umano sono stati descritti in Liberia, Nigeria e Sierra Leone tra l'ottobre 1970 e maggio 1971. Il primo caso di MPXV in Nigeria è stato registrato nel 1971 e 10 casi di MPXV sono stati segnalati tra il 1971 e il 1978. Da allora, diverse decine di migliaia di casi umani di vaiolo delle scimmie sono stati confermati in  111 diversi paesi del mondo.

Si tratta di un virus a DNA a doppio filamento, con una dimensione del genoma approssimativa di 190 kb, racchiuso in un nucleo a forma di manubrio, di diametro tra 140 e 260 nm, che gli dà una forma di mattone.

A differenza del virus del vaiolo umano - che è l'unico patogeno per l’uomo e non ha serbatoi animali, il MPXV ha un'ampia gamma di serbatoi animali consentiti.

Scomparso il virus umano, l'MPXV è diventato l'ortopoxvirus più patogeno ed endemico nelle regioni più boscose dell'Africa centrale, principalmente nella Repubblica Democratica del Congo, nonché in alcune parti dell'Africa occidentale. La trasmissione all'uomo avviene occasionalmente, per esposizione a serbatoi animali (trasmissione zoonotica primaria), come alcuni tipi di scoiattoli.

È stato segnalato che gli anticorpi neutralizzanti il virus del vaiolo delle scimmie sono stati rilevati nel maiale domestico, nel ratto, nel topo e in alcuni scoiattoli.

La trasmissione da uomo a uomo è rara, ma possibile per inoculazione diretta attraverso il contatto con fluidi corporei, come nei rapporti sessuali, con sangue, goccioline respiratorie, saliva o essudato di lesione e croste.

Il quadro clinico dell'MPXV umano – dopo un periodo di incubazione da 7 a 17 giorni – inizia con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e linfoadenopatia, seguiti successivamente da eruzioni cutanee ben circoscritte ma diffuse su tutto il corpo, con un tipico esordio centrifugo, che evolvono in fasi successive: maculare, papulare, vescicolare e pustolosa.

Un secondo periodo febbrile si verifica quando le lesioni diventano pustolose ed è spesso associato a un peggioramento delle condizioni del paziente.

La vaccinazione contro il vaiolo umano offre una qualche forma di protezione, con complicanze più frequenti tra i non vaccinati (74%) rispetto ai vaccinati (39,5%).

Tra le rare complicanze sono riportate: broncopolmonite, shock secondario a diarrea e vomito, cicatrici corneali che possono portare a cecità permanente, encefalite specialmente nei pazienti con infezione batterica secondaria e setticemia, con la formazione di cicatrici sulla pelle come sequela a lungo termine.

La diagnosi di vaiolo delle scimmie nell’uomo è prevalentemente clinica, con le tipiche lesioni cutanee che inducono al sospetto diagnostico.

Un'adeguata valutazione clinico anamnestica, inclusi zona di viaggio, occupazione e contatti, sono essenziali per la distinzione tra i vari tipi di eruzioni cutanee.

Per stabilire una diagnosi definitiva sono necessari esami specifici, tra questi l'isolamento e la coltura virale, l'immunoistochimica per il rilevamento dell'antigene virale, il test per il rilevamento degli anticorpi specifici IgG e IgM o il rilevamento del DNA virale mediante la PCR.

 

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  • A cura di: Giulia Spina*, Guido Castelli Gattinara**
    *Unità Operativa di Pediatria Generale
    **Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell'Adolescente
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 18  Gennaio 2024 


 
 

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