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Vitrectomia per retinopatia diabetica

Questo intervento chirurgico serve a migliorare l'alterazione vitreoretinica che si manifesta nei pazienti, anche pediatrici, affetti da diabete 

La malattia è dovuta al diabete da cui il paziente è affetto, e arrivata a uno stadio di alterazione vitreoretinica in cui si sono formati neovasi, emorragie e membrane di proliferazione fibrovascolari.

La retinopatia diabetica può comparire anche nell'infanzia, ma valutazioni oculistiche periodiche con l'esame del fondo dell'occhio sono fondamentali per evitare che la malattia raggiunga stadi più evoluti che richiedono il trattamento chirurgico di vitrectomia

Per togliere il sangue contenuto nel gel vitreale, per rimuovere le membrane eventualmente formatesi e per prevenire o curare un distacco della retina e/o un neovascolare.

L'intervento viene effettuato in posizione supina, in un ambiente chirurgico sterile e con il microscopio. È un atto chirurgico maggiore, poiché il corpo vitreo viene rimosso (vitrectomia).

Preventivamente può essere necessario effettuare un cerchiaggio laser o applicare un cerchiaggio del bulbo dall'esterno. In un secondo tempo con l'aiuto di microstrumenti le membrane eventualmente presenti vengono clivate e distaccate dalla superficie della retina.

La difficoltà di questa asportazione non può essere valutata perfettamente prima dell'operazione. Inoltre, durante l'intervento chirurgico, può rendersi necessaria l'utilizzazione di coloranti (verde indocianina, membran blue, triamcinolone e altri coloranti) per evidenziare strutture epiretiniche altrimenti non rimuovibili.

A seconda dei casi, la chirurgia sarà inoltre associata a: coagulazione dei neovasi (diatermia o laser), sezionamento delle membrane di proliferazione, laserterapia o crioterapia delle zone retiniche ischemiche.

Può essere necessario inoltre il trattamento laser o la crioterapia per eventuali lesioni retiniche. Durante l'intervento può rendersi necessaria l'immissione nella cavità vitreale di aria, gas, perfluorocarbonati liquidi, olio di silicone o altri tamponanti che possono anche essere lasciati nella suddetta cavità a fine intervento, come mezzo tamponante.

L'uso di tali mezzi non è scevro da complicanze; possono essere utilizzati a giudizio esclusivo del chirurgo. In alcuni casi può essere necessario espiantare il cristallino naturale o artificiale. 

È necessaria l'immobilizzazione del paziente durante l'intervento chirurgico. 

L'occhio può essere reso insensibile e immobile con iniezioni peribulbari o retrobulbari. Nei bambini e nei pazienti non collaboranti è possibile un'anestesia generale

Il recupero dell'acutezza visiva è progressivo e può anche essere nullo, scarso o incompleto.

L'entità di visione recuperabile con l'intervento dipende molto dalle preesistenti condizioni generali dell'occhio, in particolare della retina, del nervo ottico e della cornea; quindi, la presenza di una lesione in queste strutture, provocata dalla malattia, può limitare il recupero visivo derivante dall'intervento (in proporzione all'entità della lesione).

Anche a guarigione avvenuta, l'occhio va periodicamente controllato dall'oculista; nei mesi e negli anni successivi all'intervento deve quindi sottoporsi ad alcuni periodici controlli che verranno progressivamente diradati.

È sempre possibile una ricaduta del distacco di retina e può anche essere necessario ripetere l'intervento.

Anche questo intervento non sfugge alla regola generale secondo la quale non esiste chirurgia senza rischi. Non è possibile per l'oculista garantire in modo formale il successo dell'intervento o l'assenza di complicanze. 

 

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  • A cura di: Luca Buzzonetti, Paola Valente
    Unità Operativa di Oculistica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 20  Settembre 2023 


 
 

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