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Attività fisica nell'età evolutiva

Aiuta il bambino a crescere armonicamente e a relazionarsi con i coetanei. Durante la prima fase dell'età scolare è consigliabile la pratica di più discipline diverse 

Nel nostro paese la pratica dell'attività fisica in età evolutiva è molto diffusa perché aiuta il bambino a:

  • Crescere in modo armonico;
  • Facilitare la vita di relazione con i coetanei, anche favorendo il confronto e la competizione.

Nei primi anni di vita (età pre-scolare) sono molto importanti attività di giocomotricità che permettono al bambino di automatizzare alcuni schemi corporei fondamentali del movimento: il camminare, la corsa, la lateralità, afferrare e lanciare oggetti, ecc.

È consigliabile, quando possibile, la pratica del nuoto che dispone il bambino a muoversi nell'acqua con facilità (acquaticità) e senza timore. Imparare a nuotare è inoltre quasi un dovere sociale in Italia, paese proiettato nel Mediterraneo e contornato in massima parte dal mare.  

La prima fase dell'età scolare deve prevedere un'attività fisica aspecifica: il bambino non deve essere indirizzato verso una sola disciplina, ma deve praticare discipline diverse di suo gradimento, sempre con uno spirito di gioco e non di competizione.

Dai 10-12 anni si può iniziare a parlare di attività fisica competitiva, ponendo più attenzione a una singola disciplina. Nel nostro paese la pratica del calcio è molto diffusa nei soggetti di sesso maschile.

Come tutte le discipline, esso consente al bambino uno sviluppo psico-fisico buono, quando si effettua la preparazione fisica generale e non solo la semplice pratica del gioco.

Le ragazze rivolgono le loro preferenze alla pallavolo, pallacanestro, nuoto e danza, tutti sport che permettono un ottimo sviluppo.

In Italia la legge sulla tutela sanitaria dell'attività sportiva è giustamente rigorosa e, diversamente da molti paesi europei, essa considera responsabile civilmente e penalmente del suo operato il medico che certifica l'idoneità all'attività fisica per eventuali incidenti che possono occorrere al bambino durante la pratica dell'attività fisica. 

Il certificato di idoneità all'attività fisica non agonistica può essere redatto dal medico o dal pediatra curante. Il certificato di idoneità all'attività fisica agonistica deve essere redatto dal medico specialista in Medicina dello Sport.

Nel primo caso non sono previsti esami particolari esami clinici o strumentali, se non vengono specificatamente motivati e richiesti; nel secondo caso, trattandosi di attività a maggior impegno cardio-respiratorio, sono previsti i seguenti accertamenti:

Solo con il risultato di questi accertamenti (che sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale) è possibile rilasciare il certificato di idoneità, salvo casi in cui siano previsti accertamenti supplementari (per es: visita otorinolaringoiatrica per l'attività subacquea; visita neurologica + elettroencefalogramma per sci alpino-slalom gigante, discesa libera, etc.). 
Tutto questo vale per i ragazzi sani in età evolutiva.

L’emergenza dovuta alla pandemia da COVID 19 ha determinato una serie di importanti cambiamenti, per quanto riguarda gli atleti agonisti che si sono infettati. Alla positività del tampone decade la validità del certificato agonistico in corso. 

Se il ragazzo presenta pochi sintomi o è asintomatico deve essere eseguita una visita clinica e un test da sforzo che porti la FC all’85% della FC massimale trascorsi 7 giorni dalla negatività (se vaccinato) o dopo 14 giorni (se non vaccinato).

In caso di esito negativo a questi accertamenti, viene rilasciato il certificato di ritorno allo sport (il cosiddetto “return to play”, RTP) che permette di riprendere l’attività praticata.

In caso di malattia che abbia presentato sintomi più gravi, fino alla necessità del ricovero ospedaliero, per il rilascio del RTP sono necessari accertamenti cardiorespiratori ed ematochimici più approfonditi.

In bambini o adolescenti portatori di patologia di vario tipo e gravità è necessario eseguire esami clinici e strumentali più sofisticati (prova da sforzo, ecocardiogramma, registrazione dinamica del ritmo cardiaco o della pressione arteriosa, etc.).

Questi esami, stabiliti caso per caso secondo precisi protocolli, rendono possibile l'inquadramento clinico del paziente, permettono di stabilire le sue condizioni fisiche, il tipo e l'intensità di attività fisica più idonea. Si eseguono in centri di elevato livello clinico ai quali è richiesta esperienza e perizia nel trattare questo tipo di pazienti.

Le patologie più comuni interessano l'apparato cardiovascolare (cardiopatie congenite operate e non), respiratorio (asma, fibrosi cistica), endocrinologico (diabete), emuntorio renale (insufficienza renale, portatori di trapianto di rene) oltre a un gran numero di altre condizioni patologiche. 

Al soggetto con da una patologia cronica non bisogna mai far perdere la speranza di poter praticare un'attività fisica; è necessario un dialogo sereno e costruttivo tra medico, genitori e paziente per stabilire insieme la linea di condotta più idonea. Questa permetterà di aiutare il ragazzo a praticare lo sport più adatto evitandogli nello stesso tempo situazioni di pericolo.


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  • A cura di: Attilio Turchetta
    Unità Operativa di Medicina dello Sport
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 21  Luglio 2022 


 
 

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