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Giochi e giocattoli

Non sono semplici divertimenti: giocare per un bambino vuol dire apprendere, conoscere il mondo e sviluppare le proprie capacità cognitive e motorie 

Il gioco è uno dei primi e più importanti comportamenti spontanei del bambino, determinato dai suoi bisogni, dai suoi istinti, dalle sue emozioni.

Le prime forme di gioco passano attraverso il contatto fisico con i genitori (pensiamo ai cuccioli!) e con il proprio corpo: nei primi mesi di vita l'osservazione e la suzione delle proprie mani, la manipolazione dei propri piedini rappresentano per il neonato una vera e propria forma di gioco. Presto, si interesserà ai giocattoli.

Al gioco possiamo attribuire una grande varietà di scopi:   

  • Divertimento innanzitutto, svago, soddisfazione di una dimensione giocosa propria dell'uomo
  • Esplorazione del mondo, avventura e scoperta di sé;
  • Esercizio delle proprie capacità individuali (fisiche e mentali);
  • Occasione di apprendimento;
  • Attività liberatoria di tensioni nervose, scarica di emozioni forti (paura, rabbia, ansia, gioia, etc.).  

Ma soprattutto, giocare permette al bambino di abbandonare momentaneamente e parzialmente la realtà e le sue regole per immergersi in un mondo di fantasia nel quale ogni desiderio può trovare spazio e realizzarsi attraverso l'invenzione di storie, di situazioni, di personaggi. 

 

Presto appare il giocattolo, che dal punto di vista della crescita rappresenta un importante passaggio.
Il giocattolo diventa infatti un oggetto significativo che può raccogliere su di sé affetti, interesse, energie che prima erano focalizzate solo su una realtà limitata: il proprio corpo, le persone familiari.

Il giocattolo aiuta il bambino nel processo di separazione, di affermazione di sé come persona distinta, pronta a esplorare il mondo.

Spesso gli oggetti del quotidiano possono diventare dei giocattoli: non è raro che i bambini utilizzino stoviglie, utensili della casa, oggetti senza una forma precisa per dare vita ai propri giochi, da soli o con altri bambini.

I giocattoli rappresentano spesso oggetti ai quali il bambino è legato affettivamente e alcuni giocattoli possono permanere nel tempo con una funzione diversa. È quindi bene interpellare il bambino prima di decidere che uno dei suoi giocattoli ormai non è più adatto.

Anche se la pubblicità, specialmente quella televisiva, stimola e influenza (a volte condiziona) i desideri dei bambini e la scelta dei giocattoli, al genitore resta comunque un ruolo importante in questo ambito.

Nella scelta di un giocattolo possiamo spesso intravedere:   

  • Le convinzioni dei genitori in tema di educazione dei bambini (i giocattoli giusti per ciascun genitore);
  • Una realizzazione, spesso inconsapevole, di propri desideri realizzati (il giocattolo che amavamo da piccoli) o insoddisfatti (quello che non abbiamo potuto avere);
  • Il mantenimento di quella parte di sé "bambina", giocosa e fantasiosa, ancora viva ma in sintonia con le esigenze della vita adulta.

A volte il giocattolo può essere utilizzato come mezzo per affrontare frustrazioni, limitazioni e difficoltà ambientali.
Nelle situazioni di malattia, ad esempio, il gioco e il giocattolo svolgono un'importante funzione nell’aiutare il bambino a tollerare meglio l'esperienza che sta vivendo, utile strumento nella relazione con gli adulti (genitori, educatori, volontari) e con gli altri bambini. 

Quando si acquista un giocattolo proviamo a pensare:

  • All'età del bambino, senza però farne un vincolo: molti giocattoli crescono insieme ai bambini che modificano il loro modo di utilizzarli in base alle loro nuove acquisizioni ed esigenze emotive;
  • A non farci condizionare dal sesso: la definizione di giocattoli da maschio o giocattoli da femmina spesso corrisponde a preconcetti culturali che i bambini non hanno (lo sviluppo della loro identità dipende da fattori ben più profondi e complessi);
  • Alla varietà: è bene mettere a disposizione del bambino una gamma di giocattoli affinché possa fare le sue scelte;
  • A non demonizzare alcuni giocattoli per le loro caratteristiche aggressive o potenzialmente violente. Teniamo presente che l'aggressività è una componente del corredo emotivo umano e negarla può rendere più difficile per il bambino imparare ad affrontarla e gestirla. Importante è supervisionare tali giochi osservando l'utilizzo che il bambino ne fa;
  • A non esagerare con i giocattoli intelligenti, quelli cioè che hanno necessariamente una finalità istruttiva ed educativa. Il bambino impara e cresce anche e soprattutto immaginando, inventando, costruendo, recitando una parte;
  • A orientare le nostre scelte verso giocattoli che permettano un intervento attivo del bambino, che si possano, cioè, prestare a diversi utilizzi e trasformazioni in base alla fantasia del bambino che li riceve.

Sappiamo che il gioco è inizialmente da soli fino a divenire nel tempo condiviso con gli altri. Man mano che il bambino cresce, crescendo anche la sua capacità di giocare con gli altri bambini, si potranno favorire giochi da condividere con altri.

Ma soprattutto sarà utile regalare al bambino, insieme a un bel giocattolo, anche la propria disponibilità a giocare con lui, a condividere i suoi percorsi fantastici e creativi.

Giochi e giocattoli

 

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  • A cura di: Teresa Grimaldi Capitello
    Unità operativa di Psicologia Clinica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 24  Agosto 2021 


 
 

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