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Invaginazione Intestinale

Si presenta più spesso durante i primi 2 anni di vita. Si manifesta con vomito, occlusione intestinale, dolore addominale e sangue nelle feci 

Per invaginazione s'intende il ripiegamento all'interno di una o più parti dell'intestino, l'uno dentro l'altro, con conseguente ostacolo al passaggio delle feci fino alla occlusione intestinale, cioè a un vero e proprio blocco dello scorrimento delle feci nell'intestino.

L'invaginazione può coinvolgere una sola parte dell'intestino (invaginazione unica). In questo caso si distinguono tre cilindri (Figura): l'esterno, il medio e l'interno che è il segmento invaginato vero e proprio (budino di invaginazione).

L'invaginazione è definita multipla quando i cilindri sono cinque (invaginazione doppia) o sette (invaginazione tripla).

La parte dell’intestino più frequente colpita da invaginazione è quella ileo-cecale (60-80%). Più rara quella di tipo ileo-ileale e colo-colica.

Invaginazione Intestinale

L'invaginazione rappresenta una delle emergenze chirurgiche più comuni nei primi 2 anni di vita, con un massimo nei primi 4-7 mesi (67% dei casi), con maggior frequenza del sesso maschile (rapporto maschi/femmine 2:1).

Non ci sono certezze circa il fatto che possa esistere una variabilità stagionale nell'ambito della frequenza della patologia.

Dal punto di vista della causa, l'invaginazione può essere primitiva o secondaria.

Quella primitiva, frequente nell'infanzia, in genere riguarda un aumento di varia natura dell'attività peristaltica intestinale (cioè il movimento ondulatorio provocato dalla muscolatura intestinale che spinge gradualmente il contenuto dell’intestino verso il retto).

Questo aumento è provocato di solito da infezioni virali dell'apparato gastrointestinale o respiratorio che possono causare un aumento di volume (iperplasia) dell'apparato linfatico che si associa a problemi di motilità della stessa parete intestinale. 

Quella secondaria, meno frequente nei bambini (2% dei casi), fa invece riferimento a situazioni anatomiche (diverticolo di Meckel, appendice cecale, polipo, parassiti intestinali, duplicazione intestinale) e/o alterazioni della parete intestinale con interruzione della peristalsi (ematoma parietale, porpora di Schoenlein-Henoch) che favoriscono l’invaginazione provocando movimenti intestinali anomali. 

I sintomi principali di questa malattia comprendono vomito, emissione di feci miste a muco e sangue, dolore addominale, massa palpabile a livello dell’addome e stato di sonnolenza.

Il vomito, inizialmente riflesso e di tipo alimentare, con il trascorrere delle ore tende a diventare di tipo biliare, segno che sta verificandosi un’occlusione intestinale.

Le feci tendono ad assumere un colorito e una consistenza caratteristica definita a gelatina di ribes, sintomi di una coinvolgimento della parete intestinale.

Il dolore, inizialmente a tipo colica e intermittente, tende a divenire continuo nel giro di 12 ore e il bambino, inizialmente agitato, diviene tanto meno reattivo agli stimoli quanto più è piccolo.

La diagnosi si basa sulla raccolta dei sintomi e va confermata da:

  • Esame radiografico diretto dell'addome, che documenta l'alterazione della normale distribuzione del gas intestinale;
  • Ecografia, oggi eseguita preferenzialmente rispetto all'esame radiologico;
  • Clisma opaco con contrasto con finalità, oltre che diagnostiche, anche curative dal momento che la possibile risoluzione dell'invaginazione nel 40-60% dei casi. 

La riduzione (cioè risoluzione) dell'invaginazione si considera completa se si evidenzia il passaggio di bario o aria a livello del piccolo intestino per almeno 5-10 cm.

Se la riduzione ha avuto successo il bambino viene mantenuto in osservazione per uno o due giorni e, nel caso in cui non si siano presentate complicazioni, una volta sospesa la profilassi antibiotica e ripresa la alimentazione, può essere dimesso.

Nel caso in cui il tentativo di riduzione con il clisma opaco fallisca, l'unico trattamento è quello chirurgico, se possibile preceduto da un ulteriore controllo ecografico sotto anestesia.

A volte la procedura chirurgica viene direttamente effettuata senza essere preceduta da, clima opaco quando le condizioni generali del bambino sono talmente gravi da controindicarne l’esecuzione.

L'invaginazione ileo-ileale, spesso dovuta ad un non corretto coordinamento dei movimenti peristaltici, è il più delle volte transitoria e autolimitante.

Soprattutto nelle prime età della vita, l’invaginazione viene risolta nella maggior parte dei casi dal clisma opaco. Per praticarlo occorre infatti posizionare nel retto un piccolo tubo e iniettare un fluido che serve come mezzo di contrasto per la diagnosi radiografica. La pressione esercitata sul fluido spinge l’intestino invaginato nella sua posizione normale. 

L'intervento chirurgico è indicato quando il clisma opaco non riesce a ridurre l'invaginazione.
L'intervento chirurgico consiste nel liberare il tratto di intestino invaginato mediante manipolazione manuale.

Qualora al termine della procedura l'intestino apparisse particolarmente sofferente, o la manovra non risolvesse l’invaginazione, si dovrà asportare il tratto di intestino danneggiato ricostituendo la continuità (anastomosi intestinale).

Se possibile, compatibilmente con le condizioni generali del bambino, l'intervento chirurgico viene preceduto da un ulteriore controllo ecografico a paziente sedato in sala operatoria.

Nei casi in cui l'invaginazione è recente ed il clisma ha ottenuto un miglioramento del quadro di invaginazione, la risoluzione completa può verificarsi spontaneamente proprio dopo l'inizio della anestesia.

Questo può accadere perché l'anestesia provoca un rilassamento della parete muscolare dell'intestino favorendo la risoluzione dell'invaginazione (evaginazione spontanea).

Il bambino viene dimesso in seguito alla ripresa della canalizzazione intestinale e della normale alimentazione per bocca, con le precauzioni tipiche di tutti gli interventi di chirurgia.

Non c'è nulla che si possa fare per prevenire l'invaginazione. 

Sono più che altro quelle di qualsiasi chirurgia addominale e cioè le possibili occlusioni intestinali post-operatorie. 


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  • A cura di: Alessandro Inserra, Silvia Madafferi
    Unità Operativa di Chirurgia Generale e Toracica
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 17  Aprile 2023 


 
 

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